11058050_851897518209391_179987439462437147_nDi ritorno da un viaggio in Kurdistan si può solo continuare a imparare.

L’incontro di lunedì 15 giugno alla Casa delle Donne di Milano è stato la prosecuzione di un’esperienza politica, di ricerca e di ascolto che rintraccia, nella lotta del popolo kurdo e in particolare nel movimento di liberazione delle donne, un orizzonte da cui tutte e tutti noi, in Italia, possiamo apprendere per poter immaginare e praticare insieme una trasformazione radicale del mondo in cui viviamo. È stata un’occasione preziosa per approfondire il quadro storico-politico della situazione kurda (in particolare quella del Kurdistan turco e siriano), per introdurci alle proposte teoriche tratte dagli scritti di Ocalan contro i sistemi di dominazione sulle donne (vedi, tra altri, Abdullah Ocalan, La rivoluzione delle donne) e per condividere un piano esperienziale che potesse dar corpo e vita alle parole e alle immagini.

Zeynep Kurban e , una compagna e un compagno kurdi che abbiamo avuto la fortuna di conoscere in viaggio, hanno accettato il nostro invito a partecipare all’incontro e a mettere in comune le loro esperienze e conoscenze. Zeynep, trentenne, kurda, trasferitasi a Londra da bambina, è miltante femminista in associazioni kurde in Inghilterra, mentre Mem, trentaquattro anni, è impegnato integralmente nella lotta del movimento kurdo e, dall’inizio della resistenza contro Isis, è volontario nell’organizzazione dei campi sfollati e nell’accoglienza delle delegazioni internazionali presso la cittadina di Suruc, in Turchia, a pochissimi chilometri dal confine con la Siria, di fonte alla città liberata di Kobane.

Non ci hanno parlato solamente delle tragedie di una zona di guerra, ma di una rivoluzione in corso da trent’anni, da parte di donne e uomini, insieme. Zeynep, oltre ad aver ripercorso la storia della nascita della regione autonoma del Rojava e della realizzazione del confederalismo democratico, ci ha raccontato della sua recente esperienza a Kobane e dell’incontro con una delle combattenti del YPJ (forza femminile dell’esercito kurdo). “Ascoltando le sue parole, il racconto del conflitto a Kobane contro Isis, ho pensato alla battaglia di Stalingrado… Mi raccontava che è stato uno scontro estenuante, combattevano porta a porta con Isis che non lasciava loro neanche un minuto di tregua, era difficile persino trovare momenti per rifocillarsi…”. È una resistenza politica, ci dice, che vede scontrarsi due mondi totalmente differenti, a partire, prima di tutto, dalla condizione della donna: laddove Isis rapisce, sottomette, vende e stupra migliaia di donne kurde dall’inizio dell’invasione, le donne del Rojava costruiscono la loro libertà ed autonomia attraverso sistemi di autodifesa che riguardano la forza militare ma non solo. Accademie d’apprendimento e di mutuo-aiuto, cooperative economiche, istituzioni politiche sono solo pochi esempi di un mondo differente che le donne kurde stanno costruendo per tutte e per tutti.

Questa lotta non si sta combattendo solo in Rojava o in territorio kurdo. Mem ci parla, infatti, delle recenti elezioni politiche avvenute in Turchia. Il superamento della soglia di sbarramento da parte del Partito Democratico Popolare (HDP) è stato una vittoria importante per riuscire a portare la voce e le proposte delle donne e degli uomini del Kurdistan anche nel resto del Paese. Un obiettivo, ci racconta, che risale a un decennio fa, momento in cui il popolo kurdo-turco ha iniziato, tra le altre, la strada della politica istituzionale, attraverso la formazione di numerosissimi partiti, ripetutamente dichiarati illegali dalle autorità nazionali. “Siamo dentro a un sistema, non esiste un fuori assoluto… bisogna accettare le contraddizioni e percorrere una pluralità di strade”: così ci spiega la compresenza di piani politici che caratterizzano il progetto del movimento. Dai municipi regionali, alle assemblee di villaggio, dalla formazione militare, alle cooperative economiche, fino alla politica istituzionale dentro al Parlamento turco: tutto questo fa parte di un percorso in divenire che deve essere all’altezza di un mondo in continua trasformazione.

Speriamo che questo sia il primo di una lunga serie di incontri, racconti, scambi di esperienze e di riflessioni. Confidiamo di poter tornare a viaggiare insieme e a costruire legami solidarietà, con le donne kurde e con tutte le donne che nel mondo lottano per la libertà, l’autodeterminazione e la giustizia dei popoli.

Grazie al CISDA che ha reso possibile questo viaggio attraverso una storica relazione di supporto e vicinanza tra le donne afgane e quelle kurde.

 

Gea Piccardi