Lo scorso giovedì pomeriggio la Casa delle Donne di Milano ha accolto Amina Sboui, giovanissima attivista tunisina in Italia per promuovere l’uscita nelle librerie della sua autobiografia Il mio corpo mi appartiene edita da Giunti. L’incontro si è aperto con i saluti di Laura Quagliuolo, la quale a nome di tutte le socie della Casa ha dato il benvenuto ad Amina, e Nadia De Mond, del Gruppo Networking Internazionale, che ha ripercorso le tappe della vita della giovane tunisina che ne hanno fatto una donna coraggiosa, capace di sfidare le convenzioni e le regole della tradizionalista società tunisina in nome dell’emancipazione femminile e del rispetto dei fondamentali diritti. Ma è stato con il dialogo-intervista con Giuliana Sgrena che è emerso il carattere di Amina, forte e deciso nelle battaglie e nelle dichiarazioni, ma quasi segretamente in continua lotta con i dubbi, le fragilità e la paura tipici di una ragazza poco più che adolescente, ben visibili nel tremore delle mani e nel tono basso della voce.

Quello che ne è uscito è un racconto pieno di vita e lotta, attraversato dalle violenze sessuali subite all’età di quattro anni e raccontate alla madre senza ricevere il supporto e l’aiuto sperato; dall’opposizione della famiglia che decise di tenerla segregata dopo le sue pubbliche prese di posizione e dal difficile rapporto con il padre, migliorato soltanto negli ultimi tempi. Nel dialogo con Giuliana, che ha presentato l’autobiografia di Amina non come semplice autobiografia, bensì come vero e proprio percorso di presa di coscienza e di rielaborazione postuma, diversi i temi “scottanti” aminache sono emersi: dalla adesione alle Femen poi ritirata perché “di loro non condividevo la scelta di irrompere nei luoghi di culto: sono laica, non ho legami con la religione ma se pretendo rispetto devo essere anche pronta a riconoscerlo” fino al duro attacco all’Islam, che secondo Amina – la quale definendosi laica e spirito libero rifiuta senza mezzi termini qualsiasi tentativo di categorizzazione – non può in nessun modo esistere in una sua versione moderata, e al Corano completamente da riscrivere e da “ripulire” dalle frasi che giustificano la violenza e la sottomissione della donna all’uomo. Inevitabile dunque il riferimento all’attualità recente, con i fatti parigini sui quali ha detto: “ho partecipato alla manifestazione del giorno dopo ma mi sono rifiutata di manifestare accanto a personaggi come Netanyahu, il re di Giordania, Marie Le Pen, tutti personaggi che per primi non riconoscono né rispettano le libertà e i diritti di tutti”.

Amina ne ha anche per i media internazionali che accusa di non essere stati capaci di cogliere il pericolo nascosto dietro la salita al potere degli islamisti in Tunisia e per gli islamofobi che per lei rimangono innanzitutto razzisti: “lo erano prima dei fatti di Parigi e continuano ad esserlo anche dopo”. Simili considerazioni sembrano lasciare poco spazio alla speranza, ma Amina riconosce invece uno spiraglio nelle ultime elezioni tunisine con le quali a suo avviso la maggioranza della popolazione ha finalmente proclamato un deciso no a qualsiasi governo islamista. Alla speranza accompagna sempre la consapevolezza e una lucida percezione della realtà: “prima di avere una Tunisia democratica ci vorranno ancora anni; perché prima del potere, deve diventare democratica la società”. Dopo averla ascoltata, vista e conosciuta la sensazione è quella di una ragazza in bilico tra le scelte fatte, le conseguenze che queste hanno comportato e comporteranno e la continua voglia di guardare fuori dalla finestra per scoprire cosa c’è di ancora nuovo da vivere; tutto racchiuso nelle risposte che dà alla classica domanda sul futuro: prima lascia spazio alla consapevolezza del “tanto so che fine farò perché è la stessa che fanno quelli che criticano l’Islam”, poi l’apertura verso il possibile: “fintanto che ho l’energia continuerò la mia battaglia, poi sogno di studiare arte”.

L’incontro di giovedì scorso è stato, a nostro avviso, un’occasione importante di riflessione su tematiche molto importanti oggi, come Islam, rispetto della dignità umana e dei diritti fondamentali, lotta per l’emancipazione femminile; come ufficio stampa della Casa riteniamo molto importante che quanto detto da Amina non cada nel silenzio ma diventi oggetto di discussione e riflessione anche dopo l’evento. Per questo chiediamo a chi interessata di intervenire per dire la sua sulle tematiche emerse e per favorire così scambi d’opinione e dibattiti a nostro avviso sempre arricchenti e stimolanti.

Laura Bossini