inseminazioneAvevamo l’intenzione di presentare, insieme a Casa dei Diritti, il primo libro edito dalla Casa delle Donne, Potere /volere essere madri e padri, con gli atti del convegno sulla procreazione medicalmente assistita (PMA) che si è svolto a Milano nel febbraio scorso. Ma l’incontro di martedì 15 dicembre è andato ben oltre. Perché sul tema delle nuove genitorialità, e sull’intreccio di questioni biologiche, mediche, tecnologiche, giuridiche, sociali e politiche che le caratterizzano, la realtà corre veloce e già a nove mesi da quel convegno c’erano molte nuove cose da dire.

Soprattutto sulla più recente, l’appello di una parte di Se Non Ora Quando (Snoq) per la messa al bando in Europa della “Gestazione per altri/e” (malamente definita dai media “utero in affitto”) e sulla discussione che ne è seguita.

Su una cosa tutte le intervenute erano d’accordo: su un tema così delicato, che tanta emotività suscita in ciascuna di noi, di tutto abbiamo bisogno tranne che di atteggiamenti perentori.

Anche perché i modi e i tempi di quell’appello, forse al di là delle intenzioni di chi l’ha firmato, sono diventati un argomento contro uno dei punti chiave della legge sulle unioni civili attualmente in discussione in Parlamento: la stepchild adoption, cioè la possibilità di adottare i figli del partner da parte delle coppie dello stesso sesso. Un diritto previsto dal disegno di legge Cirinnà che, pur con alcune ipocrisie evidenziate da Nicoletta Gandus (come la definizione di “formazione sociale” attribuita alle coppie dello stesso sesso) rappresenta indubbiamente un passo avanti in Italia.

imagesRestando sul terreno del diritto, Gandus ha ricordato il recente, importante pronunciamento della Corte d’Appello di Milano sull’adozione di una bimba, figlia di una coppia di italiane sposate in Spagna. I giudici si sono espressi a favore, considerando che il riconoscimento dell’adozione è indipendente dal riconoscimento del matrimonio e rispetta anzitutto l’interesse del minore. Un punto questo che dovrebbe sempre essere tenuto presente quando si parla di figli, qualunque sia il modo in cui sono stati concepiti e messi al mondo.

Anche Barbara Mapelli, parlando della maternità come gesto che riconosce e si prende cura dell’unicità dell’individuo che nasce, ne ha allargato il significato ai due generi, maschile e femminile, e alla necessità di un pensiero che complessivamente offra attenzione a chi viene al mondo.

Maddalena Gasparini, che da anni segue come donna e come medico le tecniche di procreazione assistita, ha ricordato che la tecnologia oggi configura un modo nuovo di fare figli che chiama in causa aspetti giuridici ma anche relazionali. Temi come la segretezza o la pubblicità del donatore e della donatrice, oppure l’allargamento di relazioni parentali legato alla Gestazione per Altre/i richiedono uno sforzo di pensiero, di analisi e di esperienze che ci porta su un piano antropologico. Le ha fatto eco Marina Ravizza, ginecologa, ricordando quanto sia stato faticoso, anni fa, accettare la stessa idea di fecondazione eterologa e di quanto pensiero ci sia bisogno oggi per tanti aspetti della procreazione, compresa la gravidanza surrogata. Che può “fare impressione” ma che deve essere guardata in tutti i suoi aspetti, senza negare e meno che meno “normare”.
Sara Taddeo, madre con la sua compagna di due bambini, ha parlato della sua esperienza negli ultimi mesi allo sportello della Casa dei Diritti. Nato per rispondere alle domande e alle richieste di informazioni sulla PMA, lo sportello sta diventando uno strumento per affrontare in modo interdisciplinare i temi legati alle nuove forme di genitorialità, con particolare attenzione, per scelta politica, alle famiglie omogenitoriali e monoparentali. E sul tema dell’adozione, che la coinvolge direttamente, serve una riflessione su qual è la “famiglia conforme”, mettendo al centro il tema della relazione, sia familiare sia con i figli, che sfronderebbe il dibattito da tante polemiche pretestuose.

Tanti temi, dunque, e tanti tentativi di andare avanti anche in ambiti istituzionali spesso poco ricettivi dei bisogni e del cambiamento, come ha osservato Antonia Paternò della Casa dei Diritti.

Si poteva concludere in un solo modo: dandoci insieme, Casa delle Donne e Casa dei Diritti, un nuovo appuntamento tra due o tre mesi. Per andare avanti a discutere di genitorialità, anche affrontando direttamente il tema della Gestazione per altre/i.

Grazia Longoni