Screenshot 2015-10-29 12.43.24“Brambilla è la rossa ex fedelissima di Silvio”, “Maria Elena Boschi ha un vestito rosso da svenimento”, “la cantante Shakira è la capofila di una schiera di sgallettate”.

Quanti stereotipi di questo tipo troviamo sui giornali? E quante volte in tv la telecamera conduce l’attenzione su gambe e décolleté anziché sulle opinioni o sulle competenze di una donna? Ma un conto è saperlo, un altro è fornire dati scientifici e statistici sull’immagine delle donne che i media quotidianamente ci propongono.

Lo ha fatto un gruppo di giornaliste dell’Ordine con l’autorevole collaborazione dell’Osservatorio di Pavia (l’istituto che monitora la tv per conto della Commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai). I risultati sono contenuti in una pubblicazione, “Tutt’altro GENERE di informazione Manuale per una corretta rappresentazione delle donne nell’informazione” che presentiamo e discutiamo insieme alle autrici e alle giornaliste di Giulia (Giornaliste indipendenti, unite, libere e autonome) martedì 10  novembre alle 18.30 alla Casa delle Donne.

Ecco alcuni esempi. Sulle prime pagine dei giornali e nei sommari dei TG, le donne fanno notizia principalmente come vittime di violenza (48%) mentre compaiono come protagoniste delle notizie solo nel 17% dei casi. Sono presentate come “esperte” nel 19% e 17% dei casi, mentre hanno una presenza “paritaria” (42% e 54%) quando si tratta di rappresentare “gente comune. Quando hanno un’identità precisa, si tratta di celebrità del mondo dello spettacolo, oppure di politiche o di atlete di successo. I ritratti maschili, anche di persone non famose, si focalizzano invece su categorie professionali ben definite. C’è poi la questione di chi fa informazione: nonostante il 40% dei giornalisti siano donne, queste sono solo il 20% delle firme in prima pagina.

La ricerca analizza anche una serie di casi concreti, individuando esempi sia di “cattive pratiche” (stereotipi palesi o occulti) sia di ”buone pratiche”, accompagnandoli con alcune interviste a direttori e direttrici di media e a personalità della scienza e della cultura. Non mancano linee guida e raccomandazioni per un’informazione equilibrata dal punto di vista di genere, per esempio su come fare cronaca nei casi di violenza contro una donna. Si tratta, come dicono alcune interviste, di adottare non tanto delle regole quanto un punto di vista diverso.

Se regole ci sono, invece, si tratta di quelle della lingua italiana, sistematicamente violate quando di parla di ministre, direttrici, rettrici eccetera. Ne parla, in conclusione, la linguista Stefania Cavagnoli.

All’incontro del 10 novembre partecipano Monia Azzalini, Gegia Celotti, Giovanna Pezzuoli, Luisella Seveso. Introduce Grazia Longoni della Casa delle Donne di Milano.