di Angela Giannitrapani.
Intenso l’incontro conclusivo della Rassegna sull’Editoria Femminista, grazie alle testimonianze e alle esperienze di Maria Palazzesi, organizzatrice della manifestazione Feminism e di Anna Maria Crispino, che pure vi collabora, oltre alla direzione editoriale di Iacobelli e della rivista “Leggendaria” e all’attività nella Società Italiana delle Letterate. Vivace e critico il contributo di Silvia Neonato, giornalista di varie testate ma qui, in particolare, nella sua attività in “Leggendaria”, come fondatrice di “Letterate Magazine”, la rivista online della SIL di cui pure fa parte. Abbiamo ascoltato con molto piacere anche Laura Lepetit, fondatrice della storica editrice La Tartaruga, con il patrimonio dell’esperienza passata ma con la mente al futuro e di cui avremo modo di dire in seguito.
Nell’introduzione Vittoria Longoni ha riassunto la ricchezza e varietà della produzione editoriale di editrici giovani e meno giovani che abbiamo potuto ascoltare nei precedenti incontri di questa rassegna. Ricchezza che è stata confermata dalle relatrici. In particolare, si chiedeva loro quali sinergie siano possibili tra le varie case, tra loro e il territorio e con chi legge, perforando lo schermo per diventare più visibili.
Sinergie: Maria Palazzesi ha fornito una panoramica incoraggiante di quelle forze che confluiscono nella rassegna editoriale Feminism, oggi al quarto anno: un percorso impegnativo ma fruttuoso in collaborazione anche con libraie, saggiste, archiviste, storiche e non ultime case editrici generiche con collane dedicate. In relazione tra di loro anche lettrici, autrici ed editrici. E, durante tutto l’arco dell’anno, iniziative con alcuni focus specifici come riflessione e approfondimento dei temi significativi: un’occasione per evidenziare i punti di forza e riflettere sui punti deboli. E una possibilità di fare rete: l’Associazione degli Editori Indipendenti.
Editoria di nicchia? Affiora la questione ma la voce di Anna Maria Crispino risuona chiara e decisa a questo proposito: l’editoria indipendente, tra cui quella specificatamente femminista, si è conquistata di recente un 34% del mercato, lasciando ai grandi marchi editoriali risultati deludenti in relazione alle loro aspettative. Il dato è estremamente confortante e ci meraviglia non poco. Grazie anche alle studiose e saggiste che hanno messo a disposizione le loro ricerche negli studi delle genealogie femminili, continua Crispino, i cataloghi si sono arricchiti e allargati offrendo figure di donne e fenomeni sommersi o negati e conquistando lettrici sempre più interessate. È assolutamente convinta della spinta che sta permettendo a questo tipo di editoria di uscire dall’angolo angusto in cui si trovava in passato e spostarsi verso quella mainstream.
Nuovi strumenti, ambiti, strategie e espressioni narrative: sia Palazzesi che Crispino credono fermamente nella relazione tra i vari attori della filiera editoriale, il rapporto con le autrici, la valorizzazione e il riferimento reciproco, la volontà di investire in questa editoria per dare voce alla scrittura delle donne. Considerare il patrimonio culturale in una “relazionalità di scrittrici prima di noi ma anche dopo di noi”. Sottolineano nuove forme espressive da promuovere, come la narrativa seriale e la graphic novel; nuovi canali di comunicazione come lo streaming, delle cui potenzialità ci si è avvalsi in quest’ultimo anno, la relazione intergenerazionale, contiguità anche con ambiti come quelli visivi e i canali televisivi. A questo proposito, puntuale l’intervento di Silvia Neonato che, con la varietà delle sue esperienze nella comunicazione, auspica una più approfondita conoscenza della produzione letteraria delle giovani generazioni esplorando ambiti comunicativi nuovi, come i social (Facebook, Instagram, Twitter) e testate alternative a quelle abituali e più conosciute. Lavorando in ambienti misti di donne e uomini denuncia però quanto sia ancora difficile che le donne e le loro voci arrivino ai media, tranne poche eccezioni. Concorda col fatto che la produzione di scritti e pensiero stia uscendo dall’editoria di nicchia ma questa non riesce ancora ad arrivare ad una piena visibilità nei canali principali di comunicazione.
Editoria femminista e editoria generica: come e quanto l’una ha influito sull’altra? Una questione cara a Laura Lepetit. Rifacendosi alla sua esperienza a partire dagli anni settanta, ha notato nelle decadi successive un progressivo appropriarsi da parte della grande editoria dei titoli pubblicati in prima battuta da lei e dalle altre poche case specifiche del tempo. Ma a questo non è mai seguito il riconoscimento a queste piccole imprese editoriali che in modo pioneristico avevano rischiato su nomi e temi nuovi e dirompenti. Dobbiamo essere consapevoli, dice, di questa “avidità culturale delle grandi che ha divorato quello che abbiamo pubblicato, senza i riconoscimenti dovuti”. Confida, tuttavia, nella cultura che, come un’araba fenice, riemerge dalle sue stesse ceneri e dà conto dei tempi che cambiano e delle spinte progressiste. Crispino invita a non identificare ciò che è al centro della comunicazione come il centro della realtà, definire centrale e periferico oggi è più complesso. Cita movimenti come quello di Non Una di Meno o Me Too che intimoriscono la cultura dominante la quale reagisce nascondendo e negando, ma il movimento in avanti è inarrestabile.
Bucare lo schermo e essere visibili: Silvia Neonato, è indignata dalla difficoltà di rendere visibile tutto questo e non si rassegna all’idea di non potere intervenire in modo concreto e più immediato: bisogna trovare nuovi mezzi, fondi europei e creare un network economico per finanziare le iniziative, coinvolgere le poche giornaliste sensibili della Rai, alcune riviste. Vittoria Longoni propone di coinvolgere il gruppo di giornaliste G.I.U.L.I.A. di cui pure Silvia fa parte e che, naturalmente, si dichiara disponibile.
Progetti futuri: sempre più luoghi per le donne in cui fare cultura, dice Palazzesi; leggere la realtà e convertirne i dati in punti di forza, incita Crispino; esplorare nuovi ambiti e agire con nuove iniziative, dichiara Neonato; un canale in cui raccogliere il patrimonio di tante sfruttando le possibilità di streaming, avanza Lepetit, con l’esperienza dietro le spalle e la testa nel futuro.
Di sicuro non siamo sole. Ci aspettano letture e contatti promettenti.