doppia penaSabato 12 ottobre 2019 alle ore 16
alla
Casa delle donne di Milano
avrà luogo la presentazione  del libro
“Doppia pena. Il carcere delle donne”

a cura di Nicoletta Gandus e Cristina Tonelli (Mimesis/Eterotopie, 2019).
Coordina Nicoletta Gandus e dialoga con: Eva Banchelli, Marianna Grimaldi, Antonia Monopoli, Antonella Ortelli, Claudia Pecorella, Susanna Ronconi, Annamaria Teruzzi, Angela Tommasin e Franco Maisto ( garante dei detenuti di Milano)

Presenta Filomena Rosiello
del direttivo della Casa delle Donne

Seguirà lo spettacolo teatrale di Claudia Fontana “Io non faccio eccezione”

Si torna a parlare di carcere e in particolare di detenzione femminile alla Casa delle donne. Il primo incontro era avvenuto il 1 dicembre 2018 con un pomeriggio di studio che, partendo dal dibattito nato intorno alla  presentazione del libro “Recluse. Lo sguardo della differenza femminile sul carcere” di Susanna Ronconi e Grazia Zuffa ( Ediesse 2014), ha dato luogo ai saggi che sono stati raccolti nella presente pubblicazione.

Il gruppo di lavoro che ha  condiviso il progetto di questo libro è stato guidato dalla convinzione “che il carcere per le donne è una sanzione più afflittiva: la detenzione per loro è più dura rispetto a quella degli uomini.”

E questo non solo perché  le carceri sono pensate e costruite per una popolazione maschile, ma anche perché “non è ancora morta la vecchia idea, alla base della storia della istituzionalizzazione femminile, che oltre alla trasgressione del codice penale vi sia anche la trasgressione dei “codici di genere”, di una certa idea di cosa sia e debba essere “femminile” E a volte pesa sulle donne come un macigno. Emblematico il tema della cattiva madre.”

In particolare le donne straniere “portano su di sé il peso di una tripla assenza”: dal Paese d’origine, dal Paese di arrivo e “da quel paese a parte che è il carcere, con i suoi codici, le sue regole, il suo linguaggio così difficili da imparare e che significheranno, nel loro caso, non solo reclusione, ma una spesso insormontabile esclusione”.

La pubblicazione ci suggerisce come sia  necessario adottare “una prospettiva di decarcerizzazione e lo sguardo della cultura dei diritti” e  “declinare le forme alternative al carcere più come diritti con qualche eccezione, quando strettamente necessario, piuttosto che come premi con pochi diritti, come di fatto è oggi.”

Anche se viviamo un “tempo duro, feroce, un tempo più della forca che della clemenza”  “dobbiamo avere fiducia nelle soggettività, che sempre ci sorprendono e sanno essere ribelli anche in tempi bui. La soggettività delle donne, in una alleanza tra dentro e fuori, può forzare alcuni confini.”

(Citazioni tratte dall’introduzione di Nicoletta Gandus e dai contributi di Susanna Ronconi e di Eva Banchelli)