leggendariaSessualizzazione precoce, spinta alla seduzione e al piacere a tutti i costi: martedì 15 novembre alle ore 18 parliamo dell’ambiente in cui crescono le donne di domani

Tv, pubblicità, moda, blog, social media, cinema, letteratura. Bambine e adolescenti sono investite da un processo sempre più invasivo che le spinge a oggettivare il corpo e a interiorizzare il modello unico della seduttività. Il nodo centrale è una formazione che aiuti le piccole donne a entrare in contatto con le proprie esigenze e i propri desideri. Un tema che coinvolge profondamente le famiglie e la scuola.

Partiamo dall’ultimo numero della rivista Leggendaria per discuterne con Barbara Mapelli, Cristina Obber, Giovanna Pezzuoli e Pierfilippo Pozzi. Coordina Grazia Longoni.

 

Editoriale del n.119 di Leggendaria

Oggetto Bambine: un titolo che è una sorta di ossimoro concettuale nel richiamare il suo contrario, Bambine Oggetto. Per dire che parliamo – ancora – di loro: le donne che saranno. Quelle che stanno crescendo – ancora – sotto lo sguardo maschile di padri, fratelli, insegnanti, compagni di scuola. Ma anche dentro quell’ambiente immateriale ma potentissimo costruito e alimentato dal sistema dei media e della pubblicità, della moda e dei social, dei fumetti e dalle altre narrazioni seriali.

Mentre la cronaca implacabilmente ci racconta di bambine, pre-adolescenti e giovani donne esposte a molestie, bullismo, violenze fino al femminicidio (o al suicidio), è sull’ambiente in cui questo accade che vogliamo ragionare. Un ambiente che tende a favorire una sessualizzazione precoce delle bambine, una spinta a omologarsi al modello unico della seduzione, del piacere a tutti i costi, un processo di auto-oggettificazione che fa del proprio corpo e della propria sessualità qualcosa di esterno a sé, da giudicare, manipolare, usare.

Nessun moralismo: non si vuol qui sostenere l’idea dell’infanzia come età dell’innocenza, né tantomeno negare che ogni bambina a volte “gioca” a fare la donna. Ma l’ipersessualizzazione cui assistiamo è altro: fenomeno relativamente recente e comunque in grande espansione, frutto di manipolazioni da cui spesso non sono escluse le madri, utilizzato alla grande dal “mercato” e dalla comunicazione in ogni sua forma.

C’è modo di invertire, contenere, ribaltare questa tendenza? Se i genitori, madri e padri, sono anche loro prigionieri di una illusoria, narcisistica, eterna adolescenza? Se a scuola non si riesce a far passare la necessità e l’urgenza di mettere a tema la sessualità, l’identità di genere, il rispetto delle differenze, l’educazione ai sentimenti? Se non bastano codici di autoregolamentazione sulla comunicazione che assicurino il rispetto di bambine e bambini nella loro “naturale evoluzione”? Per fortuna, non tutti i segnali vanno nella stessa direzione e c’è chi riesce a produrre contro-narrazioni.