Riportiamo un brano dall’introduzione del libro di Giuliana Sgrena che presenteremo il 19 maggio alle 18 alla Casa. Seguirà, alle 21, il monologo di Elisabetta Magnani Fra cielo e terra, sulla figura di Ipazia.
“Dio, Allah, Buddha. Comunque lo si chiami, è in suo nome che gli uomini scatenano il loro odio contro le donne.
La Bibbia, la Torah o il Corano sono gli strumenti di questa aggressione, spesso utilizzati a sproposito. E quando non bastano le Sacre Scritture vengono in soccorso i santi per chi li venera, i miracoli per chi ci crede, gli hadith del Profeta (veri e falsi), i dogmi. Le religioni costituiscono l’alibi per il patriarcato. […]
Dio odia le donne non vuole essere un pamphlet, né ha la pretesa di offrire una nuova ‘esegesi’ delle fonti; vuole invece presentare al lettore i risultati di una ricerca personale […] sulle ragioni alla base dei comportamenti adottati o imposti dalle religioni monoteiste e sulle evoluzioni che hanno consentito loro di adeguarsi ai cambiamenti culturali e sociali. Evoluzioni, quando ci sono state, assolutamente inadeguate alle domande e alle necessità di progresso della società, tanto che oggi, talvolta, si assiste a un vero e proprio ritorno alle origini, alimentato da un fanatismo che si accanisce particolarmente contro il sesso femminile.
Dio odia le donne è lo sguardo di una donna atea […] ma, almeno nelle intenzioni, vuole essere uno sguardo il più possibile ‘neutrale’ rispetto alle diverse religioni prese in considerazione. […] Senza nessuna pretesa di esaurire un tema così vasto, spero che questo libro possa contribuire al dibattito, in un momento in cui la crisi dei valori porta a un diffuso bisogno di spiritualismo, che vede prevalere – credo non a caso – le forze più aggressive e fondamentaliste a scapito delle più ‘moderate’ (ammesso che si possa parlare di moderazione in questo campo). Così avviene in Medio Oriente tra sunniti, sciiti ed ebrei, in Birmania con i buddhisti, in India con gli indù, in Occidente con i cristiani.
E le vittime dei fondamentalismi sono principalmente le donne: una ragazza viene lapidata perché accusata di aver bruciato una copia del Corano in Afghanistan; negli Stati Uniti si spara contro le cliniche che praticano l’aborto; nei conflitti le donne sono considerate bottino di guerra. Nella notte di Capodanno del 2015, a Colonia e in altre città tedesche, un attacco di violenza inaudita, anche sessuale, scatenato contro le donne che si trovavano in piazza da parte di una massa incontrollabile di maschi – di origine arabo‑musulmana, ma anche occidentale – ha reso evidente qual è il nemico delle culture misogine e patriarcali”.
Dall’introduzione di Dio odia le donne, di Giuliana Sgrena