Giovedì 24 maggio alle 18,15, presentazione di La ragazza che ero, la riconosco. Schegge di autobiografie femministe. A cura di Silvia Neonato, Iacobelli editore, Roma 2017. Quarto incontro del ciclo “Le pratiche politiche del movimento delle donne: corpi, voci, scritture”.
Un gruppo di donne genovesi, che hanno vissuto intensamente insieme l’esperienza dell’autocoscienza e del femminismo nei primi anni 70, si dà appuntamento a quarant’anni di distanza e decide di raccontare quei momenti decisivi e il loro impatto sulle rispettive vite. Scoprono di nuovo di poter “parlare come allora in cerchio, quasi subito riprendendo senza quasi accorgercene le posture e l’intensità comunicativa del nostro giovanile collettivo”.
Ecco in questo libro il frutto della loro prima, e seconda autocoscienza. La prima fatta collettivamente, a voce, a Genova negli anni 70; la seconda a quattro decenni di distanza, con la maturità delle esistenze trascorse e utilizzando anche modalità di scrittura che risentono delle pratiche più recenti nel campo dell’autobiografia.
Le vite si sono dipanate in modi diversi, lo stile con cui ciascuna di loro si racconta è molto personale, ma una cosa le accomuna: un’esperienza di conquista di sé, l’autorizzazione a prendere la parola su di sé e sul mondo. Ciascuna di loro ne è uscita rafforzata, ha trovato nella relazione con le altre motivi, spunti, suggestioni che hanno modificato e messo a fuoco la propria soggettività. Hanno scritto insieme un libro molto coinvolgente e piacevole, che introduce nelle diverse esistenze suscitando simpatia, curiosità, desiderio di condivisione, volontà di recuperare un filo tra il passato e il presente.
Il femminismo ha consentito la connessione tra il “privato” e il “pubblico” all’interno di ciascuna vita, e ha costituito la rete che può ancora collegare le diverse storie, il passaggio cruciale che ha lasciato in ciascuna un’impronta incancellabile. Un libro importante per ricostruire la storia del femminismo di quegli anni e il suo lascito, ancora operante. Per chi ha condiviso l’esperienza dell’autocoscienza di quegli anni, uno strumento per ripensarla e arricchirla; per chi non l’ha vissuta allora, un modo per conoscerla dall’interno e farla propria, anche a distanza.
Dialogano con la curatrice Giorgia Serughetti e Sara Filippelli, introduce Nicoletta Gandus.