Incontro il 26 marzo 2019, alle ore 18 con Valeria P. Babini autrice del libro “Parole armate: le grandi scrittrici del Novecento italiano tra resistenza ed emancipazione”, La Tartaruga, I Saggi, Milano 2018
Parole Armate è la prima uscita, ben (ri)uscita possiamo dire, della nuova edizione La Tartaruga. L’autrice nella prima parte mette in luce, con un’ampia ricerca, l’originalità e la forza che ebbero le parole di donne scrittrici durante la seconda guerra mondiale e nel dopoguerra. Le parole sono state usate come “armi” per scuotere le coscienze di cittadini e cittadine, considerati tutti potenziali resistenti. Cialente e de Cespedes diffondono la loro parola anche attraverso le radio libere. Insieme a altre autrici come Bellonci, Masino e Garofalo sviluppano un lavoro di resistenza scritta tessendo tra loro una fitta rete di scambi solidali, convinte che la liberazione sarebbe coincisa con l’emancipazione femminile.
La seconda parte vede le stesse protagoniste e molte altre (Natalia Ginzburg, Marise Ferro, Anna Banti…) combattere in prima linea per l’uguaglianza nella libertà di uomini e donne. Tuttavia la risposta politica è ambivalente: alla conquista del diritto di voto, fa da contrappeso l’esclusione femminile da alcune professioni, l’espulsione dal lavoro, la disparità salariale, la persistenza di vecchi codici, la continuità culturale col fascismo.
Nascono riviste “emancipazionistiche” come Noi donne ma anche all’interno delle forze progressiste vi sono ambiguità e chiusure. La terza parte evidenzia la profonda disillusione delle donne in questo contesto regressivo. Il tono dei libri diventa più cupo; il rischio della caduta delle donne nel “pozzo” della solitudine e della depressione di cui parla la Ginzburg è sempre più reale; in questo clima nascono romanzi come “È stato così” della Ginzburg e “Dalla parte di lei” della de Cespedes in cui l’impossibilità di una comunicazione vera e alla pari con il mondo maschile porta alcune protagoniste a gesti estremi.
Marilena Salvarezza