Primum vivere, prima le persone, nulla esiste più importante di questo. Tanto meno i confini inventati per garantirci un’impossibile “sicurezza”. Confinate per secoli dalle leggi patriarcali nella sfera del privato, molte donne capiscono bene cosa significa un confine che nega alle persone la libertà di movimento senza la quale ci si trasforma in schiavi, come ha detto Hannah Arendt.
1. ADERIAMO ALL’APPELLO “PEOPLE – PRIMA LE PERSONE” E ALLA MANIFESTAZIONE DEL 2 MARZO
2. VOGLIAMO CHE VENGA APPLICATA LA CONVENZIONE DI ISTANBUL A PROTEZIONE DELLE DONNE MIGRANTI E DEI LORO FIGLI
3. RISPETTARE I DIRITTI DELLE DONNE SIGNIFICA RISPETTARE I DIRITTI UMANI
4. ACCOGLIERE DEGNAMENTE LE PERSONE IN CERCA D’ASILO SIGNIFICA RISPETTARE I DIRITTI UMANI
5. DISUBBIDIREMO A TUTTI I GOVERNI CHE VIOLANO I DIRITTI UMANI
Ecco quindi perché da anni, e oggi più che mai, stiamo gridando a piena voce il nostro rifiuto delle spietate politiche europee e italiane verso le persone migranti fiduciose nella terra dell’accoglienza e dei diritti umani.
Ma purtroppo qui i diritti umani non contano più. L’Europa rischia di implodere su se stessa, dando spazio alle peggiori ideologie e ai peggiori nazionalismi. Un arcaico mondo maschile e patriarcale che tenta ancora di risorgere.
La costruzione di un impossibile confine verso il Mediterraneo ha trasformato l’Europa in una fortezza e il mare in una fossa comune. Il confine che non può esistere sta generando mostri senza cuore, spettatori indifferenti di un genocidio che non risparmia nemmeno i bambini.
Confini che non si possono attraversare e che forse escluderanno non solo chi richiede asilo, ma anche chi non è d’accordo, chi resiste e sogna un mondo diverso.
Non siamo, non vogliamo essere complici dell’infinita strage che si sta consumando nel Mediterraneo, o del regime sicuritario che sta facendo riemergere incubi razzisti che credevamo dissolti.
Non vogliamo recinti che confinano persone innocenti nelle nostre città, non vogliamo frontiere che uccidono anche donne incinte e bambini, non vogliamo deportazioni di esseri umani proibite anche da norme internazionali.
La Convenzione di Istanbul, in gran parte disapplicata pur essendo legge dello Stato, prescrive ai Paesi che l’hanno ratificata (tra cui l’Italia) speciali protezioni per le donne che subiscono violenza e per i loro figli, indipendentemente dalla loro condizione o provenienza. Non riconosciamo quindi alcun diritto ai governi che violano questa norma ponendosi al di fuori della legalità, oltre che del minimo senso di umanità.
Se non riconoscere l’autorità di chi ci governa significa disobbedienza civile, saremo pacificamente ma convintamente disobbedienti a questa caricatura della democrazia e della legalità.
Come Rete femminista No muri, No recinti, di cui fanno parte tante significative realtà di donne impegnate sul territorio in concrete attività di sostegno alle persone migranti, e tante storiche Case delle donne da sempre in prima linea per la difesa dei diritti, scegliamo di disobbedire perché l’unico confine che non si dovrebbe attraversare è quello della semplice umanità che dà senso alla vita, il senso di umanità senza il quale siamo noi a non essere più persone.
Ecco perché, in vista della manifestazione antirazzista del 2 marzo indetta a Milano, siamo pronte a unire le nostre pratiche e le nostre lotte con donne e uomini della società civile che da tempo si stanno mobilitando per affermare un’altra idea del nostro Paese e per mettere in pratica il rispetto dei diritti di ogni persona, come la nostra Costituzione prevede.
Rete femminista No muri, No recinti
Casa delle Donne di Milano, Casa Internazionale delle Donne di Roma, Casa delle Donne di Ravenna, Laboratorio Interculture Casa delle Donne di Milano, Donne in Nero Italia, Donne in Nero Varese, Il Giardino dei Ciliegi Firenze, Dora – Donne in Valle d’Aosta, Maschile Femminile Plurale Ravenna, Ife Italia, Wilpf Italia Women’s International League for Peace and Freedom, Cultura e Libertà
nomurinorecinti@gmail.com