Questo diario-testimonianza dal Kurdistan ci arriva da Laura Corradi, ricercatrice all’Università della Calabria, che si trova da giorni nella zona. Appena avremo altre sue notizie, aggiorneremo il suo importante report dal vivo.
Venerdì 25 ottobre
Sono nel Kurdistan iracheno ormai da una settimana – dove ci sono manifestazioni contro questa guerra così vicina – non ho potuto arrivare ancora alla Università di Qamishlo in Rojava – bloccata qui dai bombardamenti turchi, che hanno usato bombe al fosforo bianco e napalm contro i villaggi curdi … Anche in questi ultimi giorni i turchi hanno violato una quarantina di volte il cessate il fuoco facilitato la fuga di famigliari dei Daesh dalle carceri curde, e svolto azioni congiunte con i miliziani di Islamic State – i quali continuano a mutilare e filmare i cadaveri delle donne curde che catturano armate poi li mettono in rete – mentre facebook oscura i siti pro-Rojava ….
Ieri otto medici sono arrivati a Qamishlo da Svizzera, Germania e Scandinavia, il modo per arrivare ci sarebbe ma poichè sono in missione ufficiale voglio evitare di entrare illegalmente. Ho chiesto al consolato italiano se hanno notizie ma è come se non esistessero e trattano in maniera ostile i curdi che chiedono il visto. Lo hanno negato anche alla moglie di un nostro studente mentre ero lì.
Prendo contatti e faccio conferenze sugli studi di genere, qui hanno dipartimenti e molto femminismo – andrò anche a Sulemania University prima di rientrare, dove lavorano su Lgbtq
Prossimamente visiterò un campo profughi curdi, che è già stato bombardato – nonostante si trovi da questa parte del confine, in Iraq … poi vi farò sapere.
Spero che la guerra finisca presto e di poter arrivare dalle mie colleghe femministe a Qamishlo.
un abbraccio, Laura
Venerdì 25 ottobre
Mentre mandavo la lettera qui sopra si è aperta una possibilità di passare la frontiera: a quanto pare il cessate il fuoco sta tenendo, sono entrati già alcuni medici.
Rientro prima che termini l’armistizio fra qualche giorno. Un abbraccio femminista, Laura
Domenica 27 ottobre
Care/i sono a Qamishlo, capitale della Federazione democratica della Siria del nord Rojava (roj ava vuol dire sole che tramonta e qui il desiderio piu grande e che questa esperienza di democrazia diretta, cosi pericolosa in un mondo di califfi, sultani, megalomani e zar, non tramonti mai ….).
Mi ci sono volute 26 ore dal campo profughi a qui, la maggior parte di attesa, nei check points e al border crossing per entrare … la parte di Kurdistan iracheno che ho attraversato sembra una colonia petrolifera, pipe lines, terra annerita dai versamenti, che prende fuoco da sola, oleodotti in costruzione, raffinerie, solo odore di benzina fortissimo, e tanta polvere delle strade, sono arrivata con una tosse stizzosa, stanchissima e febbricitante.
Mi ci sono volute 26 ore dal campo profughi a qui, la maggior parte di attesa, nei check points e al border crossing per entrare … la parte di Kurdistan iracheno che ho attraversato sembra una colonia petrolifera, pipe lines, terra annerita dai versamenti, che prende fuoco da sola, oleodotti in costruzione, raffinerie, solo odore di benzina fortissimo, e tanta polvere delle strade, sono arrivata con una tosse stizzosa, stanchissima e febbricitante.
Per strada ho incontrato un paio di auto bombardate, era proprio chiaro che sono state centrate dall’alto, e devo dire che queste immagini non mi hanno rassicurata – ma qui dove sono ora la situazione è molto tranquilla, i negozi aperti, i muratori sulle impalcature, i marciapiedi in rifacimento.
Una città come le altre, piena di gente, auto, inquinamento. La capitale non verrebbe toccata dai presenti accordi che la Turchia ha imposto al mondo con avallo della Russia, col silenzio di tutti. Mentre altre città, alcune simbolo della lotta contro l’ Islamic state (Isis), dovrebbero essere evacuate a forza – ma le popolazioni non vogliono certo andarsene – allo scadere dei giorni di cessate il fuoco ovvero da martedi in poi.
Il mio lasciapassare scadrebbe lunedi ma alla fine si sono dimenticati di scrivere la data e quindi sarei tentata di restare e documentare quello che succede.
Il mio pensiero ora va al fronte: sono appena arrivati ragazzi stranieri che fanno volontariato con i rifugiati proprio sulla front line, spero di poterli intervistare. Ieri sono arrivati anche gli americani, lunghi convogli militari che passavano tra file di mani tese coi cellulari per riprenderli, fotografarli, ma guarda sono tornati – fino al prossimo tradimento.