Il polpo ha tre cuori. Giovanni, il protagonista del libro di Mariateresa Boffo “Il cuore del polpo”, (Damiani), ha tre amori. Ma, come precisa subito l’autrice, è un uomo che non cresce mai sentimentalmente, emotivamente. Le sue tre donne sono come tre cassetti, che si aprono e chiudono al bisogno. “Giovanni non si evolve, rimane bambino. Vuole che i suoi desideri vengano appagati immediatamente, non lascia spazio agli altri. Si evolve solo la sua rabbia.”
E’ un libro che suscita forti reazioni, come è risultato evidente durante l’incontro di presentazione del 10 gennaio alla Casa delle Donne. Maria Nadotti, nella sua introduzione, ha sottolineato la durezza del testo, duro verso gli uomini e verso le donne. “Non ci sono personaggi positivi qui. E, malgrado Maria Teresa Boffo viva da vent’anni in Gran Bretagna, anzi, forse grazie proprio a questa distanza, è uno straordinario romanzo sull’Italia contemporanea.”
Laura Lepetit fin dalle prime pagine ha percepito l’originalità del testo. “Secondo me è la prima volta che una scrittrice parla con tale profondità della costruzione, seguita passo passo, di un maschio patriarcale. E’ una descrizione esatta, impietosa.” Anita Sonego, ha confessato di essere rimasta choccata dalla prima lettura del libro: “Nel femminismo, se escludiamo le profonde riflessioni di Lea Melandri, non si è discusso abbastanza del rapporto delle madri con i figli maschi. Spesso all’origine della violenza c’è l’insopportabilità di un amore totale e della dipendenza che crea.”
Mariateresa Boffo: “Non volevo scrivere un romanzo classico, ma sperimentale nello stile. Non volevo nemmeno un romanzo sentimentale…Forse per questo tante case editrici l’hanno rifiutato. Volevo parlare del Monferrato, che ho profondamente odiato e volevo parlare della banalità del male. La figura della madre è devastante: lascia che il figlio sia libero di fare tutto quello che lo può rendere felice. In questo modo Giovanni non sviluppa alcuna capacità di resilienza, non è in grado di resistere alle delusioni né ai dolori”.
D’altra parte, ha aggiunto Laura Lepetit ,“alle madri la società affida il compito di costruire il maschio patriarcale. Il protagonista è un maschio molto ben riuscito. Per questo è una catastrofe”.
Liliana Belletti