La scuola di italiano per le donne migranti della Casa è chiusa ormai da circa due mesi, come tutte le attività della Casa, ma noi cerchiamo attivamente – ognuna con le sue modalità – di mantenere il più possibile i contatti e i rapporti con le allieve e fra di noi.
Subito ci è sembrato importante far sentire la nostra vicinanza affettiva alle ragazze e alle donne con le quali nei cinque mesi di scuola si era stabilito un rapporto importante; per fortuna quasi tutte le insegnanti avevano creato gruppi WhatsApp di classe e in questo modo sono riuscite a comunicare facilmente con le allieve. Purtroppo spesso questa comunicazione è stata un po’ a senso unico, non abbiamo avuto moltissime risposte, “lontano dagli occhi, lontano dal cuore” 😉 (alcune allieve sono tornate nei paesi di origine, alcune lavorano, alcune sono comunque con marito/fidanzato), ma con molte allieve abbiamo mantenuto comunque un contatto, magari chiacchierando di piatti di cucina e amenità varie.
Alcune insegnanti si sono poi organizzate per continuare le lezioni di italiano a distanza, ognuna con modalità diverse a seconda delle caratteristiche della sua classe. Naturalmente non è semplice perché molte delle allieve non hanno la possibilità di utilizzare una connessione Wi-Fi e i loro piani telefonici non consentono di usare Skype o di fare videochiamate, di conseguenza le lezioni si fanno solo per scritto via WhatsApp.

Teniamo lezioni online con cadenza settimanale ad alcune donne ospiti della Comunità Somaschi grazie alle educatrici che hanno messo a disposizione la connessione della loro segreteria.
Siamo sempre in contatto e partecipiamo all’attività della Rete delle Scuole Senza Permesso che in questo momento sta seguendo soprattutto due progetti: “Sanatoria subito” (una campagna per la regolarizzazione degli immigrati irregolari) e “Scuola Remota”. Anche noi partecipiamo a quest’ultimo progetto approntato perché il Comune di Milano ha chiesto alla Rete delle Scuole di seguire con lezioni a distanza alcuni minori stranieri non accompagnati.
Per finire, anche noi insegnanti ci parliamo, chattiamo, telefoniamo e, da qualche settimana, abbiamo ripreso in modo regolare le nostre “riunioni di scuola” ogni 15 giorni, come facevamo alla Casa, e attraverso Zoom abbiamo cominciato a pensare e discutere su quali scenari prospettare per la ripresa della scuola a settembre, come riallacciare il filo con le nostre allieve, cosa proporre alle comunità. È difficile senza avere alcuna idea di come funzionerà la città, ma noi intanto ci lavoriamo…

Le insegnanti della scuola di italiano “Francesca Amoni”