Margaret Atwood (Ottawa, 1939) è una delle più conosciute scrittrici canadesi. È attivista dei diritti umani, si batte per i diritti delle donne, i nativi, l’ambiente.
In questa poesia parla dell’essere umano che si è autoproclamato proprietario della Natura senza rendersi conto di esserne solo un inquilino temporaneo. È “il momento” di andare tra gli alberi, in un bosco, in un parco, in un giardino, in un cortile profumato di fiori, certi della loro presenza, senza aspettarci nulla ma certi di ricevere, con gratitudine.

Il momento

Il momento in cui, dopo molti anni
di duro lavoro e un lungo viaggio
ti trovi al centro della tua stanza,
casa, mezzo acro, miglio quadrato,
isola, paese,
sapendo finalmente come ci sei arrivato,
e puoi dire, possiedo questo.
È lo stesso momento in cui gli alberi
distendono
le loro braccia morbide intorno a te,
gli uccelli riprendono la loro lingua,
le scogliere si fendono e collassano,
l’aria si allontana da te come un’onda
e non riesci a respirare.
No, bisbigliano. Non possiedi nulla.
Eri un visitatore, di volta in volta,
mentre scalavi la collina, piantavi la
bandiera, proclamavi.
Non ti siamo mai appartenuti.
Non ci hai mai scoperti.
È sempre stato il contrario.


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