Eccoci con tre libri piacevoli e scorrevoli, che ci possono incoraggiare e aiutare a ritrovare il bandolo della matassa in questo momento ingarbugliato. Maria Teresa Guerra Medici ci fa conoscere una straordinaria badessa, vissuta nell’ambito convulso del Cinquecento italiano, Il Soffitto dipinto – La badessa Giovanna, Correggio e le piccole corti del Rinascimento Enciclopediadelledonne.it, 2020: Chiara Gamberale [ps2id url=’#a21′]↓[/ps2id] propone le risorse di una protagonista, sua omonima, che riesce a reinventarsi la vita in un momento quasi disperato, scoprendo ogni giorno piccole e grandi novità, Per 10 minuti, Feltrinelli 2013; Loretta Napoleoni [ps2id url=’#a22′]↓[/ps2id] ci sorprende piacevolmente, rispetto alle sue precedenti inchieste geopolitiche, con un elogio del lavoro a maglia come sua attività preferita e come metafora delle relazioni: Sul filo di lana. Come riconnetterci gli uni con gli altri Mondadori 2020
Maria Teresa Guerra Medici
Il Soffitto dipinto – La badessa Giovanna, Correggio e le piccole corti del Rinascimento
Enciclopediadelledonne.it, 2020
Monaca, dama o addirittura dea? La domanda sorge osservando il ritratto di Giovanna Piacenza (1479-1524), badessa del monastero di San Paolo in Parma, che campeggia con molti particolari riferibili alla dea Diana nelle decorazioni del salone centrale del suo appartamento, commissionate da lei al giovane promettente pittore Antonio Allegri (detto poi il Correggio). Il ritratto della giovane e bionda Giovanna/Diana sta sopra la cappa del camino; la base del soffitto della sala contiene lunette monocrome con figure della mitologia classica ; la volta del soffitto è un tripudio di foglie, fiori, frutti e putti sorridenti, teneri e maliziosi, sullo sfondo blu notte del cielo, e culmina nello stemma della badessa, che ospita tre falci di luna, emblemi della dea Diana “Triforme”. Nell’insieme, si tratta di un capolavoro della pittura rinascimentale, ricco di riferimenti classici e umanistici, espressione di una sensualità serena e di un profondo amore per la natura e per la conoscenza.
Giovanna, nata da una famiglia dell’aristocrazia parmense, entrata nel monastero benedettino di San Paolo con una ricca dote, ne fu badessa a partire dal 1507; seppe gestire con intelligenza il patrimonio del monastero, i non facili contatti diplomatici con nobili, artisti e papi; dimostrò un interesse vivace per la cultura umanistica, entrò in relazione profonda con Veronica Gambara e con molti altri intellettuali, come altre grandi dame contemporanee.
Maria Teresa Guerra Medici, docente di storia del diritto italiano, autrice di molte ricerche sulle condizioni storiche e giuridiche delle donne, ne ricostruisce la vita e gli ambienti in questo libro scorrevole e piacevole come un romanzo, ma basato su documenti autentici e su una conoscenza approfondita della realtà italiana del Cinquecento. Vi incontriamo figure come Leonardo da Vinci, Isabella d’Este, Lucrezia Borgia, Giulio II, Veronica Gambara; una società spesso ferocemente patriarcale, attraversata dai continui contrasti tra le città e le corti italiane, esposta alle ingerenze delle nuove potenze europee, ma ricca di fermenti intellettuali, artistici ed economici.
Donna molto colta, Giovanna mantenne per tutta la vita una grande dignità, che non l’abbandonò neppure quando il convento dovette infine piegarsi a un forma rigida di clausura. Lascia al grande soffitto dipinto, commissionato da lei all’artista di Correggio, il compito di trasmetterci ancora la sua vitalità e grandezza, e l’amore “ per il sapere, e per la libertà del sapere” (da una sua lettera a Veronica Gambara.
Vittoria Longoni
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Chiara Gamberale
Per 10 minuti
Feltrinelli 2013
E’ un romanzo particolare di grande attualità, raccontato in prima persona. Subito si capisce il nodo e si entra in pieno dramma. Chiara, la protagonista, vive beatamente nella sua casa di campagna, alle porte di Roma, di fronte ai genitori, con suo marito (sposati da 10anni, si erano conosciuti da ragazzi). Poi, per motivi di lavoro, per insistenza di lui, la coppia si sposta a Roma: il passaggio in città è un trauma per lei. Il marito parte per Dublino per un master e ad un certo punto, il giorno prima di tornare, le telefona che non torna più, si ferma a Dublino. Sente il bisogno di una pausa (forse c’è un’altra). Poco dopo Chiara viene lasciata anche dal direttore della rivista per cui lavorava: la sua rubrica è sospesa. Anzi, viene sostituita da una certa Tania Melodia, vincitrice della trasmissione televisiva ”Il grande fratello”. Così, in un colpo solo, la giovane protagonista perde tutto il suo mondo: il marito, il lavoro, i genitori, gli amici ,insomma la sua vita .Dalla sua analista riceve un consiglio che appare quasi un gioco: “Per un mese ,per 10 minuti al giorno faccia una cosa che non ha mai fatto”.
In tal modo Chiara è costretta a reinventarsi una vita nuova. E nel tentare di rivivere, scopre in sé nuove forze e capacità, per esempio quella di aiutare come vice madre ,o sorella maggiore ,un adolescente etiope, Ato, che non ha più una famiglia e con lei trova un senso e uno scopo.La storia è il diario di quel mese. Alla fine la protagonista vince la sua sfida? Secondo me sì, lasciamo giudicare a chi leggerà. Gentile lettrice/lettore, in questa storia di fallimento e resurrezione, ci siamo tutti noi. Ogni caduta, ogni perdita è un’occasione di nuova vita: faticosa, in salita, ma bella e attraente.
Serena Accascina
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Loretta Napoleoni
Sul filo di lana. Come riconnetterci gli uni con gli altri
Mondadori 2020
Conoscevamo Loretta Napoleoni come giornalista e saggista, in ambito economico e nel campo delle relazioni internazionali; dopo aver raccolto le testimonianze di chi usciva dalle Brigate Rosse, ha lavorato sui finanziamenti alle formazioni terroristiche diventando un’esperta mondiale su questo tema. In questo suo ultimo saggio parte da sé: racconta che l’esperienza di insegnare il lavoro a maglia a una bambina di dieci anni l’ha aiutata a uscire da una situazione difficile, facendole rivivere il ruolo che aveva avuto con lei la nonna, la sua preziosa maestra di vita. Essa era nata nel 1900, e mentre aiutava la nipotina a fare il punto dritto e il rovescio le parlava della sua storia, delle vicissitudini del nonno, delle guerre mondiali, senza nasconderle il terrore e la disumanità dei conflitti, ma incoraggiandola a ritrovare sempre il bandolo della matassa, a proseguire con tenacia e pazienza i compiti vitali. Partendo dal ricordo della nonna, questo saggio ripercorre la funzione del lavoro a maglia nei millenni, fin dal 6.000 a.C., passando per le corporazioni di età medievale, le “tricoteuses” che sferruzzavano sotto la ghigliottina, le tante donne che hanno preparato indumenti di lana per i soldati al fronte della grande guerra , le spie-magliaie che lavoravano ai ferri messaggi in codice durante il secondo conflitto mondiale, i movimenti hippie, la rivalutazione operata dal femminismo. Il lavoro a maglia è molto confortante e caldo di ricordi familiari, ma è anche metafora di concetti complessi e può aiutare a raccontare meccanismi economici e politici che riguardano il mondo intero. L’autrice analizza l’attuale contesto di grande disordine ambientale e sociale, le diseguaglianze crescenti, i conflitti feroci, la frammentazione degli individui, il rischio dell’isolamento delle persone nelle relazioni virtuali; osserva anche i fenomeni spontanei di aggregazione e di protesta contro la disumanizzazione, le ingiustizie e i disastri ecologici. In mezzo al disorientamento provocato dalle varie crisi sovrapposte, un paziente lavoro a maglia ci può aiutare a ritrovare il bandolo delle nostre vite, a intrecciare relazioni preziose, a ricucire gli strappi personali e sociali, a recuperare i punti sfuggiti.
Vittoria Longoni