Due romanzi e un film che possono  aiutarci a criticare il presente e a immaginare un futuro. Un fantasy in terre lontane e una storia vera in terre vicine, uniti nel racconto di un legame fra generazioni, ricerca di sè e di un proprio potere. Della grande Ursula K. Le Guin, proponiamo il quarto libro della saga fantasy Terramare  Tehanu – L’isola del drago – Longanesi 1992, che rimane ad oggi unico e originale nella rappresentazione delle donne;[ps2id url=’#a25′]↓[/ps2id]  In Maria Zef  – Garzanti 1982,  è Paola Drigo a mostrarci la rabbia e la ribellione delle donne che covano sotto una rassegnazione radicata nel passato. È possibile ora vedere on-line anche [ps2id url=’#a26′]↓[/ps2id] il film Maria Zef (1981)  restaurato e in versione integrale. Continuate a mandarci commenti e contributi all’indirizzo librarsi@casadonnemilano.it li pubblicheremo periodicamente.

Ursula K. Le Guin
Tehanu – Lisola del drago –
Longanesi 1992

Copertina 1 (Le Guin)Il genere fantasy è ormai mainstream ed è spesso stato accompagnato, soprattuto nel formato televisivo, da critiche sulla rappresentazione delle donne, che compaiono o come vittime o come perpetuatrici sconsiderate di violenze estreme e ingiustificabili.

Vale quindi la pena riprendere un romanzo che rimane ad oggi unico e originale nella rappresentazione delle donne.

Tehanu – L’isola del drago – è il quarto libro nella saga di Terramare di Ursula K. Le Guin, riconosciuta a ragione uno dei grandi classici della letteratura fantasy.  Il libro inizia esattamente alla conclusione del romanzo precedente, ma viene pubblicato quasi venti anni dopo: la protagonista è Tenar, già comparsa in Le Tombe di Atuan, secondo libro nella saga: ma se allora era la giovanissima sacerdotessa di un oscuro culto, la ritroviamo qui una donna di mezza età, vedova, i figli ormai sposati o lontani da casa. Diversamente dagli altri romanzi della saga – e dalla maggior parte dei libri fantasy – che raccontano di conflitti epici che hanno a cuore l’intero destino del mondo, l’ambientazione di questo romanzo è domestica: lo scopo di Tenar è la ricerca di un proprio ruolo, e la sua battaglia è proteggere una bambina sfigurata dagli uomini che hanno abusato di lei, fra cui c’è il suo stesso padre.

Come tutti i romanzi di Terramare, l’ambientazione magica si accompagna all’indagine di temi più profondi. Uno dei motivi del romanzo è la ricerca di identità: Ged, il protagonista della saga, compare qui privato dei suoi poteri magici e del suo ruolo di arcimago, e anche Tenar ha perso molte delle cose che hanno definito la sua vita fino ad allora.

Ma il vero tema del romanzo è quello del potere. Quello di Earthsea non è un mondo egalitario: il potere e la magia appartengono solo agli uomini. E la domanda continua che la protagonista si pone è quale sia il potere delle donne: un potere solo loro, che non derivi dagli uomini.

L’autrice non dà risposte in un romanzo che peraltro mette in discussione il mondo che lei stessa ha creato. Ma la ricerca di risposte sembra essere la risposta stessa di cui la protagonista ha bisogno: in uno dei passaggi più citati della saga, viene detto che nessuno può sapere cosa sia una donna, quale sia il suo potere e che nessuno può chiedere all’oscurità il suo nome. Ma la protagonista dichiara: “Lo farò io. Ho vissuto fin troppo nell’oscurità”.

Giulia Irene Tavecchio


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Paola Drigo
Maria Zef
Garzanti 1982 –  disponibili e-book e pdf gratuiti –

Copertina 2 (Drigo)Erano due donne un carretto e un cane.”  Questo l’inizio del romanzo. Le  donne sono in realtà tre di età diverse. La piccola Rosute di cinque anni, che dorme tra le scodelle e i mestoli da vendere,  quella che tira  il carretto, Mariute (Maria),  una adolescente e la madre Catine, quarantenne invecchiata precocemente, che si aggrappa al carro più che aiutare a spingerlo.  Camminano da settimane, ogni giorno, e lo faranno fino a che non avranno venduto tutto “attraversando gran parte della regione che dal Friuli degrada al mare” Quando torneranno a vivere in montagna con lo zio, Barbe Zef, spesso ubriaco e in miseria,  Maria subirà le stesse violenze sessuali già subite dalla madre e liquidate dallo zio come “cose che succedono quando si è bevuto”, un uso consolidato. La giovane resta in attonita rassegnazione fino a che non scoprirà da una donna a cui chiede aiuto di stare subendo l’identica sorte già toccata alla madre. Con un gesto estremo interromperà un destino di  sottomissione quando vedrà minacciata anche la  sorella.

La Drigo rende in modo chiaro la fatica del sopravvivere, e con precisione gli stati d’animo dei suoi personaggi, anche quando sembra non ne parli direttamente e si sofferma sulle descrizioni dei luoghi in cui vivono:

È raro che la montagna offra un’immagine di serenità: più spesso i suoi aspetti offrono una visione di violenza e di angoscia, […]. Il suo silenzio ha il senso grandioso e disumano della solitudine di cui è figlio […]”

E ancora: “Solo quando la neve la ricopre della sua morbidezza mortale, la montagna apparentemente si addolcisce e si placa in un’illusione di pace; ancor più rari sono i giorni, sotto il sole o sotto la neve, in cui la montagna veramente sorrida.”

Il libro è in un italiano asciutto, ma i nomi, e i testi delle canzoni che Maria ama cantare sono riportati in lingua Friulana.

Un romanzo realista e di denuncia feroce e coraggiosa se si pensa che fu scritto nel ‘36, in pieno periodo  fascista.

 Rossana Molinari

 Per scaricarlo gratuito:   https://www.liberliber.it/online/autori/autori-d/paola-drigo/maria-zef/


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Maria Zef
Film. Durata 123’

Regia V. Cottafavi,  Rai – Friuli-Venezia Giulia,  1981

Copertina 3 (film)Del romanzo di Paola Drigo, nel 1981, è stata proposta da Cottafavi una trasposizione televisiva in due puntate, poi divenuta un film. Restaurato recentemente è stato presentato alla Biennale Cinema sezione Classici di Venezia del 2019. Recitato in lingua Friulana (sottotitoli in italiano), la narrazione ha il passo lento da “Albero degli zoccoli” e non lascia spazio a pietismo, nostalgia o ricostruzioni idilliache del perduto mondo contadino. Anzi, di quel mondo vengono mostrate tutte le fatiche, le tragedie, la rabbia e la rassegnazione, le solitudini orgogliose e sofferte. Le scene degli interni, volutamente buie a rendere l’angustia degli ambienti, si contrappongono agli ampi scenari esterni, suggestivi e impervi,  delle Alpi Carnie. Un film di contrasti che sa distogliere l’inquadratura al momento giusto, non palesando l’orrore delle azioni, che ogni spettatore sa immaginarsi ancora meglio di quanto possa mostrare la macchina da presa.

Rossana Molinari

Se volete vedere il film : https://youtu.be/kkJT_JSAY-0