Eccoci con tre libri che raccolgono ricerche e riflessioni collettive sul tema della cura, che ha assunto un’importanza cruciale e su cui ci stiamo confrontando nella Casa. Il primo è Pensare la cura, curare il pensiero, Edizioni Libera Università delle donne, 2011, frutto del lavoro di due anni di un gruppo dell’associazione; il Quaderno di Metis (il quarto nella serie elaborata dal collettivo) [ps2id url=’#a31′]↓[/ps2id] Corpi sensibili nelle relazioni di cura (Metis, aprile 2019) sviluppa in modi nuovi la relazione tra donna curante e curata, valorizzando la soggettività di entrambe; il libro di Pascale Molinier[ps2id url=’#a32′]↓[/ps2id] Care: prendersi cura. Un lavoro inestimabile (trad. it. Moretti&Vitali, gennaio 2019 ) parte da un’approfondita ricerca su tutte le donne che lavorano in una casa di cura per anziane nella provincia francese.

Il tema è larghissimo e ci tocca molto da vicino. Continuate a mandarci contributi e commenti all’indirizzo librarsi@casadonnemilano.it, li pubblicheremo quando ne avremo la possibilità, tenendo conto anche della pausa estiva.

AA/VV a cura di Grazia De Benedetti e Liliana Moro
Pensare la Cura, curare il Pensiero. Confronto di esperienze
Edizioni Libera Università delle donne, 2011

Copertina 1 (gruppo Donne)Tra il 2009 e il 2011 alla Libera Università delle Donne di Milano si è tenuto un corso biennale di scrittura di esperienza. Il gruppo Donne e scrittura nel settembre del 2009 ha scelto il tema della cura, intitolando il percorso “Cura di sé, cura degli altri, cura del mondo”. Lea Melandri ha fornito sollecitazioni suggerendo alcuni brani da cui far partire le riflessioni e Liliana Moro ha coordinato il gruppo che era composto da una ventina di socie, tra cui anch’io. Il tema doveva essere svolto nell’arco di un anno ma, data la complessità che ha rivelato man mano che si proseguiva e le sue molteplici implicazioni, il lavoro di discussione e le scritture che ne sono scaturite hanno richiesto due anni. Alla fine delle due sessioni, il gruppo si è ritrovato con un buon numero di scritti, esiti delle riflessioni personali, ma anche e soprattutto, di un continuo confronto faticoso quanto fertile. Si è deciso, dunque, di pubblicarli in quello che è il libro “Pensare la cura, curare il pensiero – Confronto di esperienze”, edito da Edizioni Libera Università delle Donne.
Il testo raccoglie gli scritti di diciotto delle partecipanti al gruppo, con un indice cronologico dei testi e uno tematico che li raggruppa secondo il tema principale di ciascuno di essi. Infine, un’appendice con i brani dai quali sono partite le discussioni. E’ necessario chiarire che il volume non è un saggio ma il risultato della scrittura di esperienza e dunque il suo obbiettivo non è fornire conoscenze ma testimonianze sul tema della cura a partire da sé, dalla propria e altrui esperienza, dall’osservazione del mondo. Ciò non significa che il libro sia privo di riflessione e di messaggi per un futuro sviluppo sull’argomento. Fra le tematiche legate al sé (maternità, la funzione della scrittura, la cura del gruppo) sono evidenti anche quelle legate alle politiche sociali, al valore della relazione, al valore sociale della cura, al femminismo. Nonostante non sia recente, il libro viene segnalato come testimonianza di un gruppo di lavoro e della sua sensibilità al tema. Nel panorama odierno, ricco dei contributi autorevoli degli ultimi decenni si trovano tesi e ampi studi ma il testo segnalato conferma la profonda consapevolezza delle donne su molti aspetti di questa tematica.
Le copie del libro sono disponibili presso l’Associazione per una Libera Università delle Donne, Corso di Porta Nuova, 32.

Angela Giannitrapani


[ps2id wrap id=’a31′]IV Quaderno di Metis, frutto di un gruppo di donne
Corpi sensibili nelle relazioni di cura
Metis, aprile 2019

Copertina 2 (AAVV Corpi)La parola Metis, che dà il nome al Centro Studi Formazione e Terapia, è intesa felicemente come sintesi di medicina e di memoria. Questo quarto quaderno comprende due parti: la prima contiene le restituzioni di quanto avvenuto tra donne nella preparazione e nella realizzazione del convegno La sapienza incarnata, tenuto a Milano nel novembre del 2016, promosso da Delfina Lusiardi, Letizia Bianchi, Gemma Martino; un incontro internazionale dedicato alla relazione tra persona curata e curante, in termini di gratitudine e riconoscenza. La seconda parte, Immagina che la salute: dentro e fuori i protocolli di cura, curata in particolare da Maria Castiglione, comprende una serie di saggi, frutto di esperienze e relazioni tra donne curanti e curate, in particolare alle prese- entrambe- col tumore al seno. Ne nasce la sollecitazione a stabilire un dialogo in cui la “paziente “con cui si stabilisce la relazione terapeutica sia pienamente riconosciuta come donna con la sua soggettività e individualità. I protocolli di diagnosi e cura stabiliti dalla medicina in forme standardizzate possono essere interrogati, individualizzati, modificati e a volte superati in base a una relazione che mette a frutto la sensibilità dei corpi, le decisioni e le preferenze personali, le scelte, l’interscambio. Dialogo e non delega totale tra curante e curata, per generare un protocollo sensibile che valorizza, pur nelle asimmetrie, la soggettività di entrambe, e dilata e arricchisce e cambia i contorni e i modi della pratica medica.

Vittoria Longoni


[ps2id wrap id=’a32′] Pascale Molinier
Care: prendersi cura. Un lavoro inestimabile
(titolo originale: Le travail du care, Paris 2013) trad. it. Moretti&Vitali, gennaio 2019

Copertina 3 (Molinier)Il libro parte da una ricerca condotta in una casa di riposo della provincia francese, Villa Plénitude, soprattutto sul versante delle “lavoratrici del care”: personale di cura in senso ampio, in tutte le sue funzioni riconosciute e non, ma anche addette alla cucina e alle pulizie, la direttrice e il gruppo delle responsabili coinvolte in dinamiche di potere da mettere in discussione (infermiera coordinatrice, ristoratrice capo, contabile, psicologa, animatrice, arte terapeuta, coordinatrice medica); persone che spesso lavorano in condizioni difficili ,con scarse risorse e malamente retribuite. Figure che devono essere riconosciute e valorizzate, nelle loro competenze, relazioni, dinamiche di potere e gerarchia e nei loro frequenti conflitti, soprattutto quelle più sottovalutate; la ricerca è approfondita con riflessioni sul tema del lavoro, psicologiche, di etica della cura e femministe: “se il femminismo ha un senso è quello di dare le parole per nominare le esperienze femminili”.
Per dare voce a questa visione dal basso, ancorata alla realtà, afferma l’autrice “ho fatto dialogare le lavoratrici del care con il meglio delle filosofia morale: mi pare siano state all’altezza”. L’autrice e le lavoratrici intervistate si misurano tra l’altro con un nodo essenziale: la necessità di distinguere “l’etica dell’abnegazione (ciò che l’etica femminile è in seno al patriarcato), da un’etica femminista di resistenza (non rinunciare alla propria voce e all’importanza attribuita alle relazioni)”. Un problema ancora molto aperto, su cui discutere. La crisi provocata dal coronavirus ha messo in piena evidenza l’importanza essenziale di questo lavoro, la sua delicatezza e l’enorme responsabilità, la sua grave e sistematica sottovalutazione e quasi cancellazione, a tutti i livelli; ora, superata la fase più acuta dell’emergenza, queste lavoratrici rischiano di essere di nuovo dimenticate. “La civiltà del lavoro è un sistema androcentrico dove i contributi femminili passano per lo più inosservati..La prospettiva del care è una tappa ulteriore della contestazione femminista .. (bisogna) considerare in termini di lavoro alcune attività che ne erano rimaste ai margini, sia perché non retribuite, sia perché poco professionalizzate e implicitamente confuse con qualità femminili cosiddette “naturali”. Queste attività sono riqualificate come le più importanti: quelle di cui non si può semplicemente fare a meno. Non c’è vita umana possibile senza attenzione a ogni individuo. Col tempo, tutte le forme di lavoro, e il lavoro in generale, dovrebbero essere trasformati nella prospettiva del care”

Vittoria Longoni e Rossana Molinari