Otto ani fa è cominciata una rivoluzione in Siria. Il 19 luglio 2012 Kobane, nel nord est della Siria, è stata la prima città curda liberata dal Regime di Assad. Da lì è iniziata un’esperienza che ha offerto al mondo uno sguardo nuovo sulla democrazia e l’uguaglianza di genere. La Rivoluzione del Rojava è oggi sotto attacco da parte dello stato turco, che cerca di eliminare qualsiasi esperienza che possa portare a una soluzione democratica per la popolazione curda. Le Forze Democratiche Siriane (FDS), dopo aver sconfitto lo Stato Islamico in Siria, sono state abbandonate dalla coalizione internazionale che assiste in un silenzio complice all’attacco dello stato turco fascista.
Oggi siamo in piazza con un ballo per difendere quella Rivoluzione e per raccontare un movimento dal basso che ha cambiato le sorti di milioni di persone. Vogliamo difendere questa esperienza perché è un patrimonio di tutte e tutti da cui possiamo trarre molti insegnamenti.
Quella del Rojava è una realtà basata sul confederalismo democratico proposto da Abullah Öcalan, il leader curdo in isolamento dal 1999 in una prigione turca. Ha come elementi fondanti la liberazione delle donne, l’ecologia e una democrazia diretta e inclusiva in cui sono rappresentate e hanno voce tutte le religioni e le etnie.
Dopo l’ISIS oggi è la guerra sporca portata avanti dalla Turchia a voler distruggere questa esperienza. Ankara ha occupato militarmente le zone curde, mettendo in atto un processo di pulizia etnica; gli omicidi di donne impegnate in politica sono sempre più frequenti così come i rapimenti e gli stupri; i jet turchi hanno bombardato più volte la diga che garantiva l’accesso all’acqua nell’area.
Oggi gli autoritarismi e i fascismi crescono ovunque nel mondo e sono gli agenti delle misure repressive e razziste che vediamo per esempio negli Stati Uniti, dove la violenza della polizia colpisce sistematicamente la popolazione afro-americana, in Germania, dove l’estrema destra continua indisturbata attacchi razzisti, ovunque alle frontiere, dove centinaia di migliaia di rifugiati vengono respinti con violenza e disumanità; e lo vediamo anche con la sistematica distruzione ecologica del pianeta. Anche la pandemia del COVID 19 è stata usata a pretesto per varare nuove misure autoritarie e repressive.
Noi siamo donne che amano la libertà, la natura e l’umanità, che sostengono la Rivoluzione delle donne in Rojava e che, insieme alle donne di tutto il mondo, resistono e vogliono costruire un’alternativa a un sistema che non rispetta le nostre vite. Viviamo ogni giorno la repressione nei confronti delle donne; anche qui a Milano, dove la Casa delle Donne, che per anni ha ospitato incontri e dibattiti ed è diventato uno spazio di elaborazione e di cura rischia la chiusura per le logiche di profitto inaccettabili del Comune.
RETE JIN Milano