di Floriana Lipparini
Si è tenuta a Roma il 10 e 11 ottobre l’Assemblea della Magnolia, un bellissimo incontro femminista ricco di emozioni, obiettivi e speranze
Il manifesto “Noi siamo la Cura”, che pubblichiamo di seguito, è il frutto di una due giorni romana, l’Assemblea della Magnolia tenutasi alla Casa internazionale delle donne.
Eravamo tante da diversi luoghi del Paese, in presenza e da remoto, e la ricchezza delle idee, delle proposte, delle esperienze, delle sollecitazioni e anche delle intense preoccupazioni ha tessuto la trama di un arazzo multicolore per la pluralità delle voci, ma coerente per il senso profondo di unità da tutte richiamato attorno alle parole chiave di un sentire comune.
Non è certo da oggi che le donne dei movimenti, delle Case, dei gruppi organizzati o delle realtà informali sui territori esprimono una radicale differenza rispetto ai modelli e alle politiche che il mondo patriarcale e neoliberista ha ciecamente imposto all’umanità intera, ma certamente mai come oggi si è oggettivamente imposta la necessità e l’urgenza di quel cambiamento che le donne incarnano nei loro stessi corpi, volta a volta sfruttati, ignorati, mercificati o violati da un sistema che non le riconosce come soggetti e protagoniste a pieno titolo di una nuova storia da costruire.
Paradossalmente, come è stato detto da molte, proprio la pandemia ha smascherato l’essenzialità, l’irrinunciabilità, l’invisibilità dei corpi e del ruolo delle donne in ogni anfratto della vita sociale e familiare. La riproduzione come centro e cardine di ogni costruzione politica e sociale è stata finalmente messa in piena luce perché impossibile da ignorare o mistificare nell’immensa paura che il virus ha prodotto, scompaginando stereotipi e falsi scenari non più sostenibili.
Il desiderio e la volontà di essere noi i soggetti del cambiamento, di decidere noi le politiche di trasformazione, le priorità e i valori da cui ricominciare affinché non si torni alla cosiddetta normalità di prima, hanno echeggiato con forza nella due giorni romana.
Cambiare paradigma ponendo al centro l’etica della Cura come nuovo ordine del mondo e della politica, superando il disastroso modello di sviluppo improntato al profitto, è stato il tema dominante degli interventi, una vera rivoluzione femminista che finalmente riesca a imporsi come l’obiettivo fondamentale da raggiungere per un vero cambiamento.
Insieme alla necessità di difendere gli spazi delle donne come bene comune a misura di un’effettiva democrazia, la Cura è stata dunque la centralità sociale, umana e politica che anche noi come Casa delle Donne di Milano abbiamo proposto all’Assemblea, in sintonia con la maggior parte degli interventi, e anche in armonia con i temi di cui qui alla Casa ci stiamo occupando.
Non si tratta purtroppo di una facile conquista, al contrario sarà probabilmente un percorso a ostacoli. Già si vedono tentativi di usare le future risorse del Next Generation Eu per riprodurre esattamente le rovinose logiche neoliberiste a favore dei potentati finanziari, continuando a inquinare e a impoverire le persone e il pianeta (ecco casa sta accadendo in Europa) . Sarebbe tragico.
Più che mai quindi dobbiamo pretendere che la destinazione di quei fondi sia in gran parte usata per risanare l’enorme squilibrio che penalizza le donne in ogni campo del vivere, valutando l’impatto di genere di tutte le misure previste. Questa scelta significherebbe anche orientare davvero le politiche verso la transizione ecologica che le attuali forme dell’economia e del lavoro costruite dal pensiero maschile non prevedono affatto. Nel progetto femminista di trasformazione dell’esistente il rispetto dell’ambiente e della vita in ogni sua forma rappresenta invece la necessaria premessa di ogni cambiamento.
Ora il bel manifesto “Noi siamo la cura”, che ovviamente non significa che tocca alle donne accudire ma che finalmente tocca alle donne scegliere strumenti e risorse, apre alla speranza di riuscire effettivamente a creare tutte insieme la forza indispensabile per scuotere un sistema imbalsamato e impermeabile che tanti danni ha prodotto.
L’appuntamento di Roma è stato l’inizio ma adesso occorre dare seguito e corpo agli obiettivi, ai desideri, alle lotte. Sono momenti bellissimi ma anche fragili, a volte i grandi appuntamenti femministi non sono riusciti a proseguire il percorso. Dobbiamo stare connesse e in relazione. Dobbiamo crederci.