LA RIVOLUZIONE È FEMMINA Ogni volta che la Casa si apre a un evento, questo viene vissuto con grande partecipazione. Giovedì 10 aprile ha accolto Giuliana Sgrena, inviata del manifesto dal 1988, quotidiano per il quale ha scritto articoli dal Medio Oriente e da numerosi teatri di guerra, tra cui Somalia, Algeria, Afghanistan e Iraq. Una donna minuta, che nella sua vita ha dato più volte prova di una forza straordinaria, quella con la F maiuscola, e che ha pagato sulla sua pelle il suo modo di fare giornalismo. Quindi nulla di strano se alla presentazione del suo ultimo libro, Rivoluzioni violate, in un cui è stata intervistata da Michela Sechi, giornalista di Radio Popolare, la stanza fosse gremita di donne di tutte le età, di ogni foggia e colore, sedute sulle seggiole con cui avevamo allestito la sala, ma anche appollaiate su sgabelli di fortuna, o in piedi contro le pareti, a testimoniare che quando una come Giuliana parla delle donne, anche se nel suo libro ha raccolto voci di donne di realtà lontane da noi, il linguaggio è comune a tutte. La sofferenza e i soprusi non hanno bisogno di traduzioni, si percepiscono chiaramente sulla pelle. Perché era della “nostra” pelle che si stava parlando, una pelle così tanto avvezza a subire torti che, a volte, c’è il rischio di dimenticarsene. Certo, noi che affollavamo la stanza, siamo state più fortunate di quelle spose bambine dei paesi arabi di cui ci ha raccontato Giuliana, ma questo non ci ha impedito di provare una gran voglia di riscatto, perché anche qui, per la parità di genere, la strada è ancora lunga. Abbiamo ascoltato in un silenzio pieno di indignazione come la caduta delle dittature laiche abbia lasciato spazio ai partiti religiosi, che, in nome del Corano, hanno cercato di ristabilire quell’ordine patriarcale che durante la Primavera araba aveva subito uno scossone proprio grazie al protagonismo delle donne. Perché, come ha scritto Giuliana nel suo libro, la rivoluzione è femmina. E noi lo riscriviamo in grassetto perché è una frase vera e meravigliosa, che ci dà la speranza che in Medio Oriente possa maturare ancora un cambiamento, nonostante gli islamisti o, dopo di loro, l’intervento dei militari. Del resto, si sa, militarismo e patriarcato vanno a braccetto! Ma quello che conta è che il seme della ribellione e delle rivendicazioni dei diritti delle donne sia stato gettato. Per questo siamo venute qui ad ascoltare le parole di Giuliana, perché questo trovarci assieme nella Casa sia un chiaro segnale di appartenenza a una causa comune a tutte.
Patrizia Argentino