Non è stata una passeggiata partecipare all’incontro con Nice LlNailantei Leng’ete oggi alla Casa. Del resto ce lo aspettavamo. Perché sentire parlare di mutilazioni genitali inflitte a delle bambine, non può che colpirci nel profondo. Ci aspettavamo, anche, che questa ragazza Masai di soli ventitré anni, con voce calma e ferma, dietro un sorriso a tratti disarmante, ci trasmettesse un coraggio che difficilmente potremo dimenticare. Ognuna di noi, alla fine dell’incontro, tornando a casa, si è sentita più forte. Se Nice, a soli otto anni, ha trovato la forza di ribellarsi alla pratica che l’avrebbe voluta mutilata nel corpo e nell’anima, noi, ancor più se tutte insieme come oggi nella Casa, dove possiamo arrivare?
Non è semplicemente bella Nice: irradia fiducia. È diventata il simbolo della lotta contro le mutilazioni genitali femminili e, ad oggi, ci racconta di avere salvato circa 2670 bambine da questa barbarie. Ce lo racconta con la stessa naturalezza con cui, un’altra donna del suo paese, intervistata a riguardo nel video che è stato proiettato stasera, paragona una donna senza clitoride a una moto senza starter : ” Non funziona più “, è stato il suo commento, Iaconico e chiaro.
Nice ha pagato la sua libertà di scelta inizialmente con l’emarginazione, (una donna che rifiuta la circoncisione non è considerata una donna e nessun uomo la vorrà in moglie ), ma con fermezza è poi riuscita a ritagliarsi un ruolo fondamentale nella sua comunità, facendosi portavoce della battaglia contro questa pratica, grazie anche alla sua collaborazione con Amref, l’organizzazione che porta avanti un progetto per la salute delle donne e infantile. Puntando tutto sull’importanza dell’istruzione, ha cercato di fare capire, prima alla nuova generazione rappresentata dai Moran ( guerrieri maschi), e, successivamente, agli anziani della comunità, che le donne istruite sono una ricchezza per il paese, molto più che le spose bambine, che al massimo possono fruttare in dote due o tre mucche. Alle piccole circoncise, infatti, non è più permesso andare a scuola.
Cosicché è riuscita a delineare un nuovo percorso per diventare donna. Se prima questo cambiamento era scandito dal rito del taglio del clitoride, oggi, in diverse comunità del suo paese, esiste “il rito di passaggio alternativo”, che prevede come il rito tradizionale una cerimonia che dura tre giorni, senza però alcuna pratica di mutilazione genitale. Durante i primi due giorni alle ragazzine viene fatto un training su tematiche sanitarie, mentre il terzo giorno si dà il via ai festeggiamenti veri e propri. In questo rito alternativo, l’accento viene posto sull’importanza che la ragazza, attraverso l’istruzione, possa realizzare i suoi sogni. Come ci ricorda Nice, donne forti non istruite ce ne sono, ma le più forti sono quelle istruite. Piovono applausi. Prima di congedarci però c’è ancora una sorpresa. Ci racconta che, una settimana prima del tragico “taglio”, il papà usa regalare alla figlia predestinata una collana, simbolo di forza, per dare alla bambina il coraggio di non piangere durante la pratica. Al contrario, se la piccola dovesse farlo, infrangerebbe un tabù, procurando disonore alla famiglia. Nel rito alternativo, per fortuna, la collana ha perso ogni valenza negativa, restando soltanto un simbolo di forza e di augurio per il perseguimento dei propri desideri.
Non ci crederete. Stasera ognuna di noi ha avuto una collana. E mentre Nice ci cingeva il collo con il suo dono e piovevano copiosi i flash delle fotografe, qualche occhio lucido è spuntato.
Patrizia Argentino