di Rita Bonfiglio
Veramente sentito ed emozionante, per la particolare narrazione fra storia e vita, e gli interventi musicali, l’incontro del 6 maggio scorso, Il canto per la libertà di Sophie Scholl, la ragazza della Rosa Bianca.
Vittoria Cova, socia promotrice, con la Bibliomediateca, dell’evento, ci ha condotto, insieme alla relatrice, Grazia Villa e alla pianista jazz Eugenia Canale, sulle tracce di vita e pensiero di Sophie Scholl (nel 2021 il centenerio della sua nascita, 9 maggio 1921) creando un’atmosfera intensa e partecipe e non solo informativa dei fatti storici.
Grazia Villa, avvocata di Como, femminista, si muove da sempre per i diritti delle donne, fa formazione nelle scuole, fa parte dell’Osservatorio interreligioso sulla violenza contro le donne, già presidente della Rosa Bianca italiana, ne ha seguito dall’inizio le vicende.
Eugenia Canale, diplomata al Conservatorio di Novara e nel 2021 all’Accademia di secondo livello in pianoforte jazz al Conservatorio di Milano, dirige il Magenta jazz festival. Ha eseguito con passione e vivacità alcuni brani di swing dell’epoca, musica proibita dal regime nazista, per la sua forte vena creativa e libera. Tra i pezzi Nuages del mitico chitarrista sinti Django Reinhardt.
Sophie Scholl ne sarebbe stata entusiasta, come noi del resto, amava la musica, il canto, il ballo e tutto ciò che era proibito.
“La musica ammorbidisce il cuore, mette in ordine la confusione…” si legge tra i suoi scritti, diari e lettere. Scriverà all’amica Lisa il 17/02 del ’43, il giorno dopo sarà arrestata… “Sto ascoltando il quintetto della trota di Shubert… Vorrei essere anch’io una trota quando ascolto l’andantino. Che musica meravigliosa, si distinguono i profumi e si odora l’aria stessa e si percepisce la gioia degli uccelli e delle altre creature”.
Di temperamento gioioso e forte, nutrito dall’esperienza familiare, i genitori antinazisti, 6 figli e la loro casa una fucina d’incontro liberale e spirituale, per Sophie la libertà e l’amore per compagne e compagni di strada, per la musica, l’arte, la natura, erano le vere patrie, un tutt’uno con la sua scelta politica di coerenza totale contro il nazismo. Fino alla ghigliottina a soli 22 anni, unica donna messa a morte nel gruppo di ragazzi della Rosa Bianca, la Weisse Rose fondata a Monaco nel ’41 dal fratello Hans e altri pochi studenti, a cui lei aderisce appena si iscrive all’Università.
Con Hans matura la scelta pacifista non violenta, il gruppo, d’ispirazione cristiana, ma senza strutture, si basava su legami d’amicizia, profondo senso religioso e spirito libero.
Nei volantini invitavano il popolo tedesco a “strapparsi di dosso il mantello dell’indifferenza” e ribellarsi al nazismo, facendo controinformazione rispetto ai campi di sterminio, all’industria bellica, alla complicità delle Chiese e al collaborazionismo scientifico e culturale. “Noi non taceremo, noi siamo la voce della vostra cattiva coscienza. La Rosa Bianca non vi darà pace…”, citano Goethe e la grande cultura tedesca, già nel ’43 smascherano l’uccisione nei campi di 300.000 ebrei polacchi e prima quella di disabili e malati di mente, di cui avevano avuto notizia dalla madre di Sophie, Maddalena Muller. Prefigurano una società nuova basata su un ragionevole socialismo e una federazione europea fondata sulla pace e la libertà.
Passano decenni prima che il loro gesto sia valorizzato pienamente, difficile in Germania accettare che al nazismo si poteva resistere, nel coraggio della libertà. La Rosa bianca italiana nasce come Associazione alla fine degli anni ’70 per rinnovare la memoria e gli ideali del gruppo di Sophie, alla quale l’8 marzo ’21, è stato dedicato un edificio dell’Europarlamento a Bruxelles.
Incisivo il film La Rosa Bianca – Sophie Scholl, di Marc Rothmund (2005) che colpisce in modo forte i ragazzi delle scuole, racconta Grazia Villa, attraverso il valore dell’impegno individuale di fronte alla storia, che può cambiare la storia.
Sono intervenute tra il pubblico: Ileana dell’Associazione Sororità (Dentro le donne nella storia – esperienza di silenzio collettivo per la pace, ogni giovedì, piazza Mercanti), riportando alla guerra di oggi, “Dovremmo essere un fiume di donne, per dire di andare oltre…”, e Luisella Veroli, Associazione Melusine, che rileva come la rosa bianca a 5 petali, sia un simbolo della Dea, dell’antico sacro femminile.
Vittoria Cova, che con la Rosa Bianca italiana ha intrapreso un particolare percorso umano spirituale, così si esprime: “La serata del 6 maggio l’ho vissuta con molta intensità. Sono una delle fondatrici della Casa e portare la storia della Rosa Bianca all’altra Associazione che ha segnato il mio cammino è stato per me emozionante e importante”. E così per le persone che hanno partecipato all’incontro, a partire da me stessa.