di Jennifer Guerra
(Bompiani, 2021)
Crisi
Non appena ho concluso il libro di Jennifer Guerra, il suo secondo saggio Il capitale amoroso. Manifesto per un eros politico e rivoluzionario, uscito per i tipi di Bompiani nel 2021, ho sentito qualcosa dentro di me cedere.
Alcune barriere sono cadute ed uno strato di ghiaccio si è sciolto, lasciando spazio al calore e alla dolcezza.
Leggere il saggio di Guerra, mentre si sta lavorando duramente per ricostruire la fiducia straziata da una storia d’amore finita male, può rivelarsi un grosso antidoto al veleno che inghiottiamo in maniera inconsapevole ogni giorno. L’amore, tema e direttrice di questo saggio, è affrontato dall’autrice come un fenomeno sociale che travalica la famiglia nucleare, la coppia di individui e i loro figli, e costituisce la trama sociale e culturale in cui tutte siamo imbrigliate.
Sentimento su cui costruiamo le nostre relazioni, l’amore ha abitato e costruito il nostro immaginario dall’alba dei tempi: è stato cantato dai trovatori secondo il mito dell’amor cortese e si è evoluto, acquistando diverse sfumature, fino ad essere schiacciato e oppresso da una società, quella contemporanea e capitalista, in cui non c’è spazio per l’amore, se non nel tempo rosicchiato e strappato alla macchina produttiva. L’amore, costruito culturalmente secondo gli stereotipi che abitano la società, viene richiamato da Guerra secondo il mito della cultura pop, e mostrando come l’immaginario amoroso di Pretty Woman e Sex and the city abbia davvero rinforzato l’idea che abbiamo dell’amore: un sentimento tormentato, difficile, che implica tradimenti e dolore.
La scrittrice ci invita a seguirla in un viaggio attraverso le 6 modalità con cui un individuo può amare il suo prossimo e lo fa con l’aiuto di Lee, sociologo canadese, ed il suo testo Colours of Love: an Exploration of the Ways of Loving.
Le 6 modalità corrispondono ad altrettante ideologie su cui basare i rapporti d’amore: eros, ludos, storge, agape, pragma e mania.
La critica che muove Guerra alla società neo-liberale è quella di aver costruito un mondo incentrato sulla produttività ed il consumo impedendo l’impiego di tempo a sufficienza nelle relazioni amorose. Esse ricoprono un ruolo di improduttività e l’Eros, forza propulsiva e creativa, diventa oggetto di un processo di sublimazione.
Quale è l’ipotesi su cui scommettere, in termini di costruzione di un sentimento rivoluzionario, in grado di fomentare un processo di liberazione sempre più coinvolgente? A parere di Guerra, l’amore come agape è la sfida da cogliere per promuovere un’azione politica basata su un amore incondizionato e compassionevole. Leggendo Guerra ci si imbatte nel pensiero di bell hooks, studiosa femminista che ci ha lasciate solamente lo scorso anno, che ha basato un’intera esistenza sullo studio di una politica della cura a partire dai margini delle nostre esistenze.
Cito qui bell hooks dal suo saggio Tutto sull’amore:
Ogni volta che riusciamo a guarire le ferite della famiglia, rafforziamo la comunità. Facendolo, ci impegniamo in una pratica d’amore. Quell’amore pone le basi per l’edificazione costruttiva di una comunità capace di accogliere gli estranei. L’amore che creiamo nella comunità resta con noi ovunque andiamo. Guidati da questa consapevolezza, facciamo di ogni luogo in cui ci rechiamo un luogo dove torniamo ad amare.
In queste poche righe ecco che si staglia l’amore puro, pubblico e disinteressato che muove l’autrice nella scrittura del suo saggio e che le permette di condensare alcune figure di una portata storica eccezionale, come Martin Luther King, il quale elabora una teologia dell’amore legandola alla nonviolenza e alla costruzione di una beloved community, la stessa comunità amorevole in cui ogni singolarità è accolta che ha teorizzato la stessa hooks. Nella comunità amorevole la liberazione del sé è un passo cruciale e una conditio sine qua non per la liberazione collettiva e la costruzione di una comunità basata sull’amore e sull’etica.
Nell’ultimo capitolo Guerra riflette sul desiderio d’amore e di come l’agape, la più alta forma di amore, in grado di trasformare la società, non possa fare a meno dell’eros, l’amore erotico, e di storge, l’amore per i nostri cari. Questo passaggio è rafforzato dall’esempio di una nota militante, della Russia rivoluzionaria, Aleksandra Kollontaj che in tempi ancora ben lontani dai movimenti femministi degli anni ’60, si preoccupò di rivolgere la sua attenzione ai temi della sessualità e dell’amore romantico, e di come queste dimensioni fossero alla base dell’oppressione femminile e di quel conflitto tra pubblico e privato su cui poi le teorie femministe si concentreranno negli anni a venire. L’eros senza ali di cui parla la rivoluzionaria è quell’amore privatizzato, legato alla proprietà, rannicchiato e senza desiderio, che taccia di osceno relazioni non concepite dalla società.
L’amore, come viene ribadito dall’autrice, esiste in tantissime e meravigliose forme: non esiste solo l’amore romantico, né relazioni etero o monogame. Una coppia può desiderare di non avere figli e una donna può voler amare un’altra donna e un uomo, contemporaneamente, e decidere di investire la sua passione in una relazione poliamorosa. Eppure, nel mondo in cui ci svegliamo ogni giorno, l’amore deve essere pragmatico, affidabile, senza rischi, protettivo e senza ali.
L’eros alato è una forma di tutela del benessere generale che non serve gli interessi dell’individuo o del nucleo familiare, ma della collettività: più numerosi sono i vincoli affettivi, più l’amore è presente, maggiore sarà il sentimento di coesione e di solidarietà. Proprio perchè l’amore è un laboratorio di costruzione continua del rapporto con gli altri, ci permette di non perdere di vista il nostro rapporto con la società.
Guerra ci invita a sovvertire i canonici rapporti amorosi per costruirne di nuovi, liberi e incondizionati e caldamente ci spinge a reclamare il tempo per vivere l’amore senza relegarlo ai margini delle nostre giornate.
La scrittrice ci offre con cura e attenzione la legna con cui far ardere il fuoco dei nostri desideri più autentici, esplorandoli senza freni né limitazioni e praticando l’amore come benessere individuale e collettivo.
L’amore non è uno stato di grazia o un obiettivo lontano, è una pratica quotidiana di resistenza che ci ricorda che qualcosa di bello e di buono anche in una realtà difficile da cambiare. E soprattutto che se non possiamo cambiare la realtà, possiamo perlomeno cambiare noi stessi
Giulia Tenenti