Dopo quasi un secolo di ingiustizia e sofferenze, dopo l’indifferenza colpevole della comunità internazionale che nel disprezzo delle risoluzioni delle Nazioni Unite ha permesso l’oppressione di un intero popolo privato dei diritti elementari, ancora una volta vediamo scatenarsi l’inferno in terra, negando quel diritto internazionale che dopo la seconda guerra mondiale aveva rappresentato un progresso storico dell’umanità.
Ancora la guerra, ancora la ferocia, ancora gli orrori, ancora le stragi di innocenti e di bambini.
L’incommensurabile dolore per questo orrendo massacro ci spinge una volta di più a pretendere con forza che tutto il mondo intervenga immediatamente per fermare i bombardamenti, da qualsiasi parte provengano.
Noi che lanciamo questo appello siamo donne e femministe di gruppi e associazioni che la diplomazia internazionale dimentica sempre di riconoscere quali soggetti portatori di un’altra visione del mondo, ignorando sistematicamente la risoluzione Onu 1325 «Donne, pace e sicurezza» che incentiva la partecipazione delle donne alla promozione della pace durante e dopo i conflitti, nelle decisioni e nelle trattative cruciali per l’equilibrio globale come la
tragedia che sta sconvolgendo le terre israeliane e palestinesi.
Siamo anche indignate per la scandalosa parzialità della maggior parte dei media, soprattutto nazionali, incapaci di mettere sullo stesso piano e di piangere allo stesso modo la strage di tutti i bambini e di tutti i civili, di qualsiasi nazionalità. Media che cancellano ogni spessore storico, inchiodati alla polarizzazione invasore/invaso, amico/nemico e ora persino animale/uomo.
Chiediamo che si apra subito a Gaza un corridoio umanitario e si dia alle donne, agli uomini e ai bambini il diritto di salvarsi, uscendo da quella prigione a cielo aperto che è ormai diventata una trappola mortale. Lasciare un popolo senza acqua, luce, cibo e medicine è un crimine di guerra.
Occorre interrompere subito questa atroce spirale che rischia di portare solo al reciproco annientamento. La follia del potere guerresco maschile da millenni non sa trovare altre strade se non quelle della vendetta e del sangue, che mai hanno creato giustizia e pace. Noi che questo potere non riconosciamo sappiamo che esistono invece altre vie, altri modi di stare al mondo.
Si dia mandato a un’autorità terza che faccia finalmente riconoscere e rispettare i diritti riconosciuti dalle leggi internazionali e dalle norme delle Nazioni Unite. Si dia spazio alle donne quali agenti costruttrici di pace e non solo vittime e riparatrici delle ferite della guerra.
Si intraprenda finalmente il cammino della coesistenza nel reciproco rispetto. Questa è l’unica strada degna.
Firma l’appello!!
Prime firme
Casa delle Donne di Milano
Floriana Lipparini
Paola Melchiori
Anita Sonego
Elisabetta Donini
Paola Redaellli