di Grazia Longoni
Sono stati tre giorni intensi e meravigliosi, quelli in cui la Casa delle Donne ha festeggiato i suoi dieci anni. Dal tardo pomeriggio del 7 marzo, a tutta la giornata dell’8 – culminata con la grande manifestazione che ha concluso lo sciopero transfemminista – e di sabato 9, conclusa con brindisi, musica e balli fino a tarda notte, centinaia di socie e di donne hanno attraversato tutti i nostri spazi di via Marsala e via Milazzo.
All’insegna del riconoscimento reciproco nel nostro progetto, e quindi anche con tanta gioia e allegria.(nella foto in apertura, le attrici di Atir durante la recita delle “Supplici”). Ma senza dimenticare mai i tempi bui in cui viviamo. Anzitutto quelli del mondo e delle due guerre vicine che non accennano a “cessare il fuoco”, come con insistenza e con molte altre e altri chiediamo. E avendo sempre nella mente e nel cuore anche le donne curde, con la presenza eccezionale di Rusken Mihammed, portavoce dell’Unità di Difesa delle Donne nella Siria del Nord e dell’Est (Rojava) che ci ha fatto visita sabato mattina (nella foto), seguita poi da una donna ucraina e dalle afghane. Tutte intervenute nella nostra “stanza arancione”, appositamente allestita sul tema “Donne e guerra”.
Abbiamo cominciato venerdì 7 con l’intervento, per nulla preparato e forse per questo ancora più spontaneo e coinvolgente, di molte socie che hanno fatto parte del primo Consiglio Direttivo, eletto nel 2012, e del secondo, eletto nel 2014 quando la Casa è stata effettivamente inaugurata.
E’ stata ricordata l’esperienza dei Tavoli delle donne, convocati a Palazzo Marino nel settembre 2011 dall’allora presidente della Commissione Pari Opportunità Anita Sonego.
Lì, nella prestigiosa Sala Alessi, tra le tante esigenze espresse dalle donne di Milano all’Amministrazione comunale, ha preso vita il desiderio e il progetto della Casa delle Donne. Nicoletta Gandus, prima copresidente e responsabile legale, ha raccontato la lunga gestazione che ha preceduto l’inaugurazione della Casa: dall’elaborazione dello Statuto al rapporto con l’Amministrazione, ai mille problemi organizzativi e pratici affrontati con grande slancio collettivo per dare vita alla nostra Associazione e agli spazi fisici della sede che ancora abitiamo.
Dopo i ricordi, le emozioni, gli abbracci, Carlotta Cossutta, attuale copresidente e responsabile legale, ha introdotto il tema della serata e dell’intera celebrazione dei dieci anni: “Milano, quale spazio politico per le donne?”.“Sappiamo che lo spazio pubblico non è neutrale dal punto di vista di genere” ha esordito Cossutta. “Le donne sono un soggetto plurale, portatore di molte esigenze diverse. Come possiamo guardare alla nostra città in questa ottica?”.
Lucia Tozzi, autrice del libro “L’invenzione di Milano” – un vero sasso nello stagno della narrazione diffusa di una metropoli moderna e innovativa – ha affrontato subito l’altra faccia del concetto di “città attrattiva”. “Attrarre giovani creativi, studenti, turisti, competere con altre città per attrarre anche flussi di denaro pubblico è un meccanismo crudele che priva di risorse altre realtà e alimenta le diseguaglianze” ha detto. “Da qui dobbiamo partire per capire come possiamo contrastarlo e come, in quanto donne che le diseguaglianze subiscono per prime, possiamo immaginare una città che crei più welfare e faccia una manutenzione fisica e sociale del nostro territorio”.
Diana De Marchi, presidente Pari Opportunità per l’area metropolitana, ha riconosciuto che la città è, come quasi tutte, costruita da “maschi bianchi” il cui progetto urbano deve essere compensato da azioni sul territorio che rispondano ai bisogni. “A Milano la percentuale di donne che lavorano è molto più alta rispetto alla realtà italiana, ma la città non garantisce la qualità della vita delle donne e non risponde all’esigenza di lavorare e muoversi in modo diverso. Dobbiamo creare luoghi di relazione tra le donne in ogni municipio, vedere la cura della città e delle persone come prima responsabilità di chi governa”.
Elena Lattuada, delegata del Sindaco alle Pari Opportunità, ha risposto a Tozzi che “non è facile dire che la città non deve essere attrattiva. Un certo tipo di produzione ‘effimera’, come la moda o il design, dà vita anche una pluralità di soggetti e professioni che sono interessanti per le donne.” Tuttavia “riconosciamo che la città è diseguale, non solo per il genere ma anche per i luoghi, le abitazioni, il lavoro, la salute”. Su queste diseguaglianze l’amministrazione cerca di intervenire.
“Non sulla sanità che non è di nostra competenza” ha detto alludendo ai problemi degli ospedali, dei consultori, della medicina sul territorio. “Però su welfare e servizi possiamo contare sulla grande presenza di associazioni del terzo settore che può aiutare il settore pubblico a dare risposte efficaci ai bisogni delle cittadine e dei cittadin
Carlotta Cossutta ha rilanciato la riflessione sullo scambio pubblico-privato, “che può anche essere virtuoso, ma pone il tema di ‘chi governa chi’. Con il rischio che le politiche pubbliche e di welfare non riescano a contrastare le linee di potere e di oppressione che attraversano la città. Lo spazio pubblico è anche uno spazio di conflitto in cui deve e può emergere il bisogno di cambiamento”.
Tematiche importanti e pesanti, materia di un dibattito che certo non si esaurisce in un incontro e che delineano un programma di lavoro per i prossimi anni. Che impegnerà la Casa delle Donne al suo interno e nel confronto con le realtà e le istituzioni della città.