25 e 28 novembre – Non Una Di Meno in piazza per la giornata mondiale contro la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere: se ci fermiamo noi, si ferma il mondo!
📌Per un piena garanzia del diritto alla salute
📌Per un reddito di autodeterminazione e di emergenza
📌Per il contrasto della violenza maschile sulle donne e di genere
💟A MILANO COSTRUIAMO LA ZONA FUCSIA!💟
➡️ MERCOLEDì 25 NOVEMBRE
PER TUTTA LA GIORNATA – Volantinaggio di prossimità nei quartieri:
Scarica e diffondi il KIT contro la violenza: https://bit.ly/370tfvg

Scarica e stampa questa locandina, attaccala al portone di casa, alla fermata dell’autobus, al parco, sull’ascensore, vicino ai negozi. Se non puoi stampare, scrivici! Organizziamo insieme dei punti di raccolta

Se vuoi condividere le immagini
📧 mandacele via mail nonunadimenomilano@gmail.com
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15.15 via Speronari 8 (Duomo): CONFERENZA STAMPA (per info scrivete a nonunadimenomilano@gmail.com
➡️ SABATO 28 NOVEMBRE
DALLE 15.00: PIAZZA CITTA’ DI LOMBARDIA – performance pubblica e collettiva
❤️ La manifestazione si svolgerà nel rispetto delle misure di sicurezza. Porta la mascherina, mantieni la distanza di sicurezza, abbi cura di chi ti circonda

Visto i femminicidi avvenuti negli 87 giorni di lockdown totale (9 marzo – 3 giugno 2020): 44 in totale, uno ogni due giorni, tre volte più del resto dell’anno.
Visto i femminicidi nel resto dell’anno: 60.
Visto le violenze sessuali: 6 milioni 788 mila donne hanno subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale, i cui 1 milione 157 mila è stata stuprata.
Visto le violenze sessuali e le torture subite dall’89% delle donne migranti arrivate in Italia.
Visto le aggressioni omo-lesbo-transfobiche, in media 187 all’anno, una violenza ogni due giorni.
Visto gli attacchi e i tagli ai centri antiviolenza basati sul consenso e la libera autodeterminazione e la mancanza di consultori laici, gratuiti e autogestiti e non binari.
Visto le molestie sul lavoro: un milione 404mila le donne che nel corso della loro vita lavorativa hanno subito molestie fisiche o ricatti sessuali sul posto di lavoro. (il 9% delle lavoratrici).
Visto le 2 milioni 277mila donne che vivono sotto la soglia della povertà, il gender gap al 70%, le mamme (1 su 3) che rischiano di lasciare il lavoro in lockdown, l’esclusione dal mondo di lavoro dei 2/3 delle donne e dell’80% delle donne trans.
Visto il lavoro domestico e di cura che pesa ancora sulle donne al 76,2% e l’aumento durante la D.A.D. (in media 4 ore al giorno per aiutare i figl* nello studio, ore che aumentano notevolmente in relazione all’età e all’autonomia dei figl*).
Vista la percentuale nazionale degli obiettori di coscienza: il 68,4% tra i ginecologi, al 45,6% tra gli anestesisti e al 38,9% tra il personale non medico e le gravi limitazioni all’ivg in lockdown
Vista l’insufficienza di educazione sessuale orientata al piacere, al desiderio e al consenso nelle scuole, nonché la sua eliminazione completa nella D.A.D.

25 novembre
COSTRUIAMO LA ZONA FUCSIA
  1.  Piena garanzia del diritto alla salute:
    a) in zona fucsia ci sono finanziamenti adeguati per la sanità, sia per sostenere l’emergenza COVID sia per tutte le altre necessità mediche. Le terapie intensive, i medic* e i respiratori bastano per tutte le persone ammalate. La sanità privata è precettata (per sempre) per sostenere gli sforzi della pubblica e pagare 100 euro per un tampone o per una visita in tempi ragionevoli non è una scelta obbligata (io metterei: non accadrà più).
    b) In zona fucsia i reparti covid funzionano indipendentemente dalla medicina ordinaria e l’emergenza non rallenta qualsiasi altra visita e terapia.
    c) in zona fucsia l’interruzione volontaria di gravidanza è garantita, senza obiezione di coscienza nè cimiteri per feti, anche in tempo di pandemia.
    d) In zona fucsia la prevenzione e la cura si basano sulla medicina territoriale, su consultori laici, gratuiti e transfemministi in ogni quartiere.
    e) in zona fucsia le persone impegnate in prima linea nei lavori di cura non vengono elogiate per il proprio “sacrificio”, ma messe in condizione di lavorare in sicurezza e adeguatamente retribuite.
  2. Reddito di autodeterminazione e di emergenza:
    a) in zona fucsia è garantito un Reddito di emergenza per superare lockdown e crisi con dignità. Non esiste alcun ricatto tra salute e reddito.
    b) in zona fucsia è garantito un Reddito di autodeterminazione per fuoriuscire dalla violenza maschile contro le donne e di genere, altrimenti difficile in mancanza di autonomia economica che permetta una nuova casa, il mantenimento proprio e, in caso, delle e dei figl*.
    c) in zona fucsia il reddito di autodeterminazione e di emergenza è garantito dalla patrimoniale, che tassa gli ultra- ricchi e i grandi capitali.
    d) In zona fucsia il lavoro di cura, triplicato in pandemia, non viene abbandonato sulle spalle delle donne e del loro “sacrificio”, ma assunto da un welfare pubblico e garantito per tutt*.
  3. Contrasto della violenza maschile sulle donne e di genere:
    a) in zona fucsia vengono finanziati e sostenuti i centri antiviolenza femministi e transfemministi.
    b) in zona fucsia i percorsi di fuoriuscita dalla violenza si basano sulla piena volontà delle donne* e non seguono protocolli di medicalizzazione e vittimizzazione.
    c) in zona fucsia durante la pandemia vengono garantiti alloggi sicuri affinchè restare in casa non suoni come una minaccia o persino una condanna per le donne e le persone lgbtqia+ che subiscono violenza domestica.
  4. Per la costruzione della “Zona fucsia”:
    In zona fucsia la vita delle persone vale molto di più di quanto producono e allo stesso tempo è riconosciuto il valore prodotto dal nostro lavoro produttivo e riproduttivo (da una giornata in ufficio alla cura di bimb*, anzian* e malat*, dalle ore in smart working ad ogni accesso alle piattaforme digitali, da un turno in ospedale o su una bici alle pulizie di casa).
Ecco perché in zona fucsia Confindustria deve rassegnarsi a ridurre drasticamente la produzione, Amazon e ogni altro capitale ad essere tassato, la sanità privata ad essere precettata e il governo a garantire con una patrimoniale salute e reddito per fuoriuscire dalla paura dal virus, della povertà, della violenza.
La zona fucsia non è una città nè una regione: è uno spazio di possibilità da costruire assieme. Non è uno spazio di restrizione, ma di liberazione. È uno spazio di cura comunitaria. È l’invito ad attivarsi per mettere in comune bisogni e desideri, per dare vita giorno dopo giorno a territori transfemministi, ad incarnare il Piano contro la violenza maschile sulle donne e di genere ospedale per ospedale, casa per casa, strada per strada.