Finocchiaro 031xxL’appuntamento è in San Babila, arriviamo tutte puntuali, siamo una decina. Parisina distribuisce i biglietti e sembriamo una scolaresca – di una scuola tutta femminile, io educata in un istituto privato ho ricordi analoghi – in gita scolastica. Ci avviamo all’interno del teatro per percorsi inusuali al pubblico e proviamo l’emozione, almeno io la provo, di addentrarci nei meandri scuri di quel che il pubblico non vede mai, del retropalcoscenico, dove macchine  e persone, luoghi e gesti per noi misteriosi rendono possibile lo svolgersi dello spettacolo. Poi l’incontro con Angela, allegro e affettuoso: via le scarpe ci dicono, il pavimento è stato appena lavato. In posa per le fotografie, ne facciamo tante perché la fotografa è una di noi, non particolarmente esperta, ma qualcuna viene bene.

Ce ne andiamo e torniamo semplici spettatrici sedute in platea. Lo spettacolo è divertente, tratta di stereotipi, malintesi, dolori e gioie dei rapporti attuali tra donne e uomini: il tono e i dialoghi certamente semplificano i temi e cercano forme accattivanti, ma le direzioni e i contenuti non sono mai sbagliati, colpiscono giusto, là dove noi donne siamo ancora (e sempre) fragili, là dove il maschile ancora ci avvolge, ci fa soffrire e, anche se lo riconosciamo nelle sue stesse debolezze, fatichiamo a sottrarci a una storia che dura da millenni. Angela Finocchiaro e Maria Monti sono bravissime e il “maschile” sul palcoscenico è un uomo giovane, in mutande, e questa scelta ne sottolinea la vulnerabilità, la precarietà. Sono, gli uomini, un sesso in transito, verso il cambiamento, ma un po’ più indietro, forse molto indietro rispetto a noi.

E noi dieci dalla platea ridiamo, ridiamo molto, perché siamo insieme e perché abbiamo voglia, bisogno di ridere: quello che accade sulla scena ci racconta di noi, delle nostre vite e di quello che facciamo per noi e con le altre alla Casa, e ci rendiamo conto che, insomma, prese da impegni, preoccupazioni, riunioni, seminari, convegni, incontri, non ridiamo abbastanza…

Marzo 2015 – La scena, di Cristina Comencini, con Angela Finocchiaro, Maria Amelia Monti e Stefano Annoni al Teatro Nuovo.