Se n’è andata l’11 novembre 2024, a 96 anni, Licia Pinelli, “la vedova di Pinelli, il ferroviere anarchico morto in Questura dopo la strage di piazza Fontana”. Così, quasi sempre, veniva definita dai media. Licia merita di essere ricordata in un altro modo. Perché non si arrese mai alle menzogne e alle ipocrisie che hanno circondato l’assassinio di suo marito. Non si arrese quando giornali e tv scrissero che Pino si era lanciato da una finestra della Questura gridando “è la fine dell’anarchia”. Non si arrese nelle aule dei Tribunali, fino alla vergognosa archiviazione del 1977 che cancellò sia la parola omicidio sia la parola suicidio definendo la causa della morte di Pino un “malore attivo”.

Licia non ebbe mai giustizia né risarcimenti, finché, per estrema sfiducia, rinunciò a chiederli.

Ma è stata molto altro e molto di più della “vedova Pinelli”. Come possiamo ancora leggere nel bel libro intervista di Piero Scaramucci “Una storia quasi soltanto mia” del 1982 e in “Dopo” del 2015, il racconto della sua vita pubblicato dall’Enciclopedia delle donne.

Alla Casa delle Donne l’avevamo invitata, insieme alle figlie Claudia e Silvia, il 3 dicembre 2019, a cinquant’anni dalla morte di Pino. Già più che novantenne, non se la sentì di venire. Ma le figlie parlarono per lei e di lei, in uno dei più emozionanti incontri che abbiamo vissuto nello Spazio da Vivere. Ne uscì il ritratto di una donna vivace, indomita, che aveva scelto l’impegno politico già dall’inizio degli anni Cinquanta, prima di incontrare, a un corso di esperanto, il giovane anarchico Giuseppe di cui si innamorò.

Ci ha detto Silvia: “Mia madre non ha mai mollato, ma è riuscita a non farci pesare la fatica, lo scoramento. È il destino delle donne: resistere, farsi roccia”. E Claudia: “Licia ha continuato ad avere una vita. Malgrado tutto. Malgrado loro. Ha sempre lavorato, cantava in un coro, faceva yoga, ha viaggiato. È stata un esempio forte, di dignità”.

Incontro alla Casa con le figlie di Pinelli

Foto @Bruna Orlandi

“Le ingiustizie di ieri non sono diverse da quelle di oggi” ha concluso Claudia. “L’impegno è sempre quello per una società in cui i diritti di tutti siano rispettati. Ora come allora, sono le famiglie e le donne in particolare – non le istituzioni -che si battono per ottenere giustizia; ed è un carico pesante, morale e materiale. Pensiamo, senza arrivare a esempi più recenti, a figure come Lidia Franceschi o Haidi Giuliani. Che coraggio! Che forza nel cercare di sfondare quel muro di gomma che ti viene continuamente messo davanti!”.

La forza di Licia continuerà a dare forza alle donne. A lei dedichiamo idealmente gli applausi e il canto del nostro Coro che sono risuonati alla Casa cinque anni fa.

Il saluto a Licia Pinelli si svolgerà venerdì 15 novembre alle 14.30 presso la Casa Funeraria San Siro in via Corelli 120. La camera ardente è aperta ogni giorno dalle 8.30 alle 17 e venerdì fino all’orario delle esequie.