di Angela Giannitrapani.
Vi aspettiamo venerdì 31 gennaio 2025, ore 18:00 nello Spazio da Vivere, all’incontro con Barbara Buoso, autrice del romanzo Padre terra (Fernandel, 2024). Una storia ambientata in un Polesine agricolo di alcuni decenni fa, in bilico tra leggi ancestrali, tradizioni e cambiamento. Ha la particolarità di rappresentare il rapporto tra un padre e un figlio, eredità lasciata dalla madre che muore durante il parto. Rosalba aveva desiderato quel figlio profondamente e tenacemente, e aveva trascinato il marito Primo in estenuanti preghiere e litanie, in pellegrinaggi e prostrazioni fino a decidere di varcare la soglia che porta a pratiche misteriose che il villaggio bolla come stregoneria.
Ma è proprio in quel terreno vietato che la giovane donna aveva trovato la fertilità grazie alla Botanica, che con le piante e il sangue mestruale le aveva permesso di rimanere incinta. Non opera rituali violenti, la Botanica, né si avvale di speciali sostanze in fumanti alambicchi, ma congiunge semplicemente il desiderio di maternità della donna con la natura, attraverso l’umile accettazione delle sue leggi ma anche attraverso una esplicita richiesta indirizzata agli elementi vegetali che ne fanno parte.
Una siepe di gerani rosso sangue saranno l’altare presso cui si propizieranno le preghiere e con il loro colore scarlatto coloreranno la facciata della casa dove nascerà il piccolo Giovanni. La madre morirà nel darlo alla luce e ai paesani sembrerà il giusto prezzo da pagare per aver profanato le leggi religiose e sociali, facendo cadere sul neonato il timbro della maledizione e della diversità.
Ma è proprio da questo nodo che il romanzo di Barbara Buoso assume la sua originalità. Il padre, dal nome evocativo di Primo, crescerà il bambino come il dono più prezioso avuto dall’amata Rosalba e lo fa con l’amore che ne consegue e il suo sapere di contadino. È uomo della terra, Primo. E come tale è umile e saggio perché la terra è la sua maestra e dalla natura ha imparato leggi fondamentali non solo per la sopravvivenza fisica, ma anche quelle per una spiritualità concreta che gli permette di entrare e uscire dalle tempeste, di raccogliere quando è il tempo, di non disperarsi quando il raccolto va in malora, di non imprecare contro le avversità, di accettare e sperare nella rotazione della vita.
Tutto questo lo trasmette al figlio con l’esempio e con motti brevi che sembrano proverbi. Giovanni ascolta e assorbe come una zolla appena arata e della cocente mancanza della madre fa magie di sensi: l’ascolto del fruscio del vento, del cinguettio degli uccelli, dei versi degli animali della campagna e dei boschi lo portano ai bisbigli di Rosalba.
E quando vuole che torni ancora più vicina, allora fa scoppiare le bombolette vuote nella fogàra, la vecchia stufa, sperando che il botto la conduca fino a lui o che lei senta con sicurezza assoluta che la sta chiamando.
Giovanni cresce in simbiosi con il padre nella loro casa isolata in campagna e quando è il momento di andare a scuola troverà maestre sensibili alla sua intelligenza e alla sua mitezza, ma coetanei che si trasformano in bulli davanti alla sua diversità, in un villaggio regolato da riti e tradizioni maschili dove non c’è pietà per chi non supera i riti di passaggio richiesti come, per esempio, l’uccisione del maiale.
Ma saranno gli atteggiamenti del padre, nuovi e inaspettati, che lo proteggeranno dal dissenso sociale e lo aiuteranno a non tradire la propria natura.
Sono tanti gli episodi raccontati in cui vedremo la vita dei due uomini svolgersi in modi inusuali che li tengono legati l’uno all’altro ma soprattutto a sé stessi senza tradimenti e compromessi. E attorno alle loro esistenze vaga, sempre presente, lo spirito di Rosalba come un’aura femminile magica ma intensamente reale.
In una lingua elegiaca, tra italiano aulico e inserti dialettali perfettamente in equilibrio, Barbara ci racconta di un mondo contadino lontano ma di un modo nuovo, felice, possibile, di essere padre, di essere figlio, di essere uomini, ammantandolo di un realismo magico che pure ci porta ai nostri giorni.
L’autrice, che ha già firmato altre pubblicazioni, fa parte di Lìbrati-Libreria delle donne di Padova.
*Il ritratto che illustra l’articolo è pubblicato con l’utorizzazione di Barbara Buoso.