Donne, politica e istituzioni. Che cosa succede quando una femminista, attiva nei movimenti delle donne, “entra in politica” o comunque assume importanti responsabilità nel governo del Paese o nell’amministrazione della sua città? In Italia questa possibilità è quasi sempre scartata, dai movimenti delle donne. Ma ci interessa capire se, come, a quali condizioni, con quali risultati ed eventualmente a quali prezzi questo può avvenire.
Dopo il confronto avviato il 30 novembre 2019 con alcune importanti amministratrici di città spagnole, ora guardiamo al Nord Europa. In particolare all’Islanda, un piccolo paese di 360 mila abitanti, ma che è significativo: per la lunga mobilitazione per l’uguaglianza messa in campo dalle donne (oggi, secondo la classifica del World Economic Forum, il Paese occupa il primo posto nella classifica mondiale dell’eguaglianza di genere), per i risultati di questa battaglia che hanno portato le donne in posizioni di primo piano e, nell’ultimissimo periodo, per la positiva gestione della pandemia di coronavirus.
Parleremo con due importanti rappresentanti del movimento delle donne e della politica in Islanda: Kristín Ásgeirsdóttir, direttrice del centro islandese per la Gender Equality all’università di Reykjavík, già membro del Parlamento, e con Sigríður Ingibjörg Ingadóttir, capo economista della Federation of State and Municipal Employees (un importante sindacato), già membro del Parlamento, attiva nella Social Democratic Alliance dove è confluita, ormai vent’anni fa, la Women’s List.
Può essere utile ricordare qualche elemento di scenario. L’Islanda è stata definita il paese migliore del mondo dal punto di vista dell’uguaglianza di genere, qui le donne hanno messo in campo un grande sciopero che ha fatto storia nel 1975, proprio (coincidenza delle date!) il 24 ottobre: il 90% delle donne lasciò il lavoro e la casa (lo chiamarono Giorno Libero delle donne) per rivendicare la parità salariale e l’intero paese si paralizzò e piombò nel caos (nella foto in home page, un’immagine della manifestazione delle donne a Reykjavik il 24 ottobre 1975).
L’anno successivo il Parlamento approvò una legge per garantire pari salari. Cinque anni dopo l’Islanda elesse la prima presidentessa donna del mondo.
Nel 2009, dopo un periodo di dipendenza da modelli economici neoliberali e dopo la grande crisi finanziaria con il default delle banche, la “rivoluzione delle pentole” messa in campo soprattutto dalle donne si è opposta a provvedimenti finanziari imposti dall’estero, come è accaduto in Grecia, bocciandoli con due votazioni popolari che hanno di fatto imposto la sostituzione del primo ministro conservatore con Jóhanna Sigurðardóttir dell’Alleanza Social Democratica, lesbica, prima donna a guidare il governo islandese.
Dal 2017 la premier è un’altra donna, Katrín Jakobsdóttir, 44 anni, già leader del partito politico Sinistra – Movimento Verde.
Infine, la gestione del Covid: l’Islanda è stato uno dei primi Paesi europei a chiudere i confini nazionali e a effettuare un altissimo numero di tamponi. Così i contagiati sono oggi in tutto circa 3300, con 11 morti, pari a un tasso dello 0.29%, il secondo più basso al mondo.
Alle nostre ospiti rivolgeremo alcune domande. Anzitutto: se e come la leadership femminile (e femminista) è riuscita a fare un buon lavoro nella pandemia, proteggendo le persone più fragili. Si può leggere il segno di una differenza nel modo in cui sono stati affrontati i temi della vita delle donne, degli anziani, dell’ambiente? E come si manifesta la dialettica tra il movimento delle donne e le donne che cercano di portarne le istanze a livello politico e istituzionale? Qual è, su questi punti, la realtà degli altri Paesi del Nord Europa, con cui le nostre interlocutrici hanno un costante scambio e dialogo?
Con Kristin e Sigríður dialogheranno Paola Melchiori, collegata dal Canada, da anni attiva nell’attività e nella riflessione del femminismo internazionale, Cesarina Damiani e Nadia De Mond, della Casa delle Donne di Milano.
Questo secondo incontro, che a differenza del primo avrà un collegamento con le ospiti in remoto, è organizzato dal Networking Internazionale della Casa delle Donne nell’ambito del progetto “Donne in politica, buone pratiche nel governo delle città: quale cambiamento?”, cofinanziato dalla Fondazione Cariplo.
Per partecipare, in presenza, è necessario prenotarsi entro il 21 ottobre a internazionale@casadonnemilano.it.
Per il collegamento zoom bisogna iscriversi qui: https://bit.ly/34yiBdG
Chi volesse approfondire la conoscenza della realtà islandese e in particolare l’impegno delle donne nella difesa dell’ambiente, può vedere il docufilm Karahnjukar: paradigms of development che racconta la mobilitazione contro la costruzione della gigantesca diga dell’Alcoa, nei primi anni Duemila. È in tre parti, questi i link:
https://youtu.be/Ujo-qfCh4MA
https://youtu.be/Ep6kyKlKWJA
https://youtu.be/G2rhqEeK_6M
Incontro sabato 24 ottobre 2020 ore 15-18.30
Spazio da vivere – Via Marsala, 8 2012 Milano
online: https://bit.ly/34yiBdG