di Vittoria Longoni
(Enciclopedia delle donne, 2019)

Diverse figure di donne appaiono sullo sfondo del mondo greco antico, dentro e oltre gli archetipi di mogli sagge e fedeli, principesse, dee, maghe dei poemi omerici; figure reali rimaste nell’ombra, inesplorate, sconosciute o ammirate nei pochi frammenti poetici o di
discorso che la storia non è riuscita a cancellare. Vittoria Longoni riesce ad estrarle dai meandri della società patriarcale che su esse incombe e pretende, e ne illumina le vicende frugando fra i reportage storici del tempo, spesso malevoli, fra i processi che le pongono
sotto accusa, nell’immaginario epico, teatrale, artistico, svelando la narrazione dell’epoca, mettendone a fuoco le funzioni rispetto al potere maschile e il manifestarsi in loro di forme vitali di espressione e di libertà.
Rodopi o Volto di rosa, Aspasia, Laide, Neera, Teodote, Erine, Frine… e poi le poete Saffo, Anite, Mirtide, Nosside di Locri… per dirne alcune, affiorano donne da questo libro, nell’intento di guardarle più da vicino, di dare voce ai loro destini e alla loro poesia, di
nutrire di vite vissute e a volte fuori da schemi fissati la nostra sete di conoscenza-verità del mondo greco amato, dal punto di vista ancora assai poco considerato o travisato dell’esperienza femminile. Appaiono, anche se gravate dai ruoli della tradizione che cerca
di contenerle in stretti contorni: le mogli, le concubine, le etere, le schiave, condizioni e confini che le guerre o gli interessi possono spazzare via in un momento ma che si possono anche allentare grazie alla loro iniziativa, intelligenza, affettività, cultura, alla
potenza della bellezza fisica e poetica.
C’era una volta in Atene una bella donna… il titolo del libro si ispira al racconto di Senofonte, storico ateniese che narra di Socrate e dei suoi amici venuti ad ammirare l’etera Teodote, di bellezza indescrivibile, mentre fa da modella a un pittore.
Nell’introduzione si parte dal processo a Neera, ex-etera (340 circa a C, tribunale di Atene), che chiede il riconoscimento di madre legittima dei quattro figli ateniesi e di regolare consorte del cittadino Stefano. Apollodoro, avversario politico di Stefano e conservatore, l’accusa di voler usurpare i diritti civili ribadendo le regole per la trasmissione della cittadinanza ai figli e con ciò il posto ben preciso assegnato alle donne… «Noi (Ateniesi) abbiamo le etere per il nostro piacere, le concubine per la soddisfazione quotidiana del corpo, le mogli per la generazione di prole legittima e come fidate custodi dei beni interni della casa»
Aspasia di Mileto, una delle antiche donne ioniche… secondo la definizione di Ateneo, cioè connessa a una cultura più aperta, diverrà l’amata compagna e consigliera di Pericle, oltre che sapiente nel gestire la casa come luogo d’incontro tra intellettuali, artisti, politici, luogo anche di formazione culturale affettiva per giovani donne.
Quasi una cittadella libera il Tiaso, la scuola per giovinette di Saffo, la quale nella sua eccellenza poetica, e nel suo vivere lascia supporre in essere tutta una tradizione di generazione di poete, versate nei diversi generi. Due secoli dopo in età ellenistica Nosside
di Locri la considera sua ispiratrice.
Ritratti di donne che non si esauriscono, ci vengono incontro dal nostro stesso passato, dall’interno della nostra cultura, mettendo a fuoco dicotomie, paradossi, aneliti, bellezza, a illuminare il pensiero, a risvegliare ironia, e chiude il libro con un’immagine, …la risata
liberatoria e sferzante delle etere, quando all’improvviso rivelano che il re/patriarca è nudo.