Sapevamo da molto della sua malattia e ogni tanto la si vedeva sofferente, ma “risorgeva” ogni volta e trovava la forza di essere presente per impegnarsi, scrivere, fare un verbale, consigliarci un libro appena letto.
Appassionata del sapere delle donne, riusciva a essere presente alle attività della Casa e a quelle della Libera Università delle Donne ma anche alle iniziative per la Palestina.
Alla Casa delle Donne era assidua del gruppo di Autocoscienza, la pratica più radicale del femminismo. Cantava e suonava nel Coro e partecipava appassionatamente al Gruppo Intercultura dove si cerca di costruire cultura ed esperienza meticcia.
La sua passione politica ha segnato a tal punto la sua vita da esserne implicata nella malattia. Come gli operai della Breda Fucine, a cui insegnava alle 150 ore, anche lei fu colpita dall’amianto che veniva lavorato nella fabbrica.
E così ha portato su di sé e condiviso la condizione di chi più subisce le conseguenze di quel famoso sviluppo e del cosiddetto progresso (ma in realtà del profitto) che colpisce e distrugge la vita.
Di lei resta nel nostro cuore e nella nostra memoria la passione per la giustizia, per la piena dignità delle persone e per il femminismo come movimento che più di ogni altro va a fondo nella necessità di un cambiamento radicale nei rapporti tra umani.
È inimmaginabile, per noi che l’abbiamo conosciuta, pensare che la sua incredibile energia non ci sia più. Ma abbiamo la certezza profonda che tutte coloro che hanno avuto con lei una qualche forma di relazione porteranno nelle loro vite questa spinta a sapere, a cercare dentro e fuori di sé, a volere il cambiamento.
La sua solarità avrà avuto certo a che fare con le sue vacanze a Filicudi e con l’amore per la musica che continua attraverso Leila.
Ciao lottatrice! Pianteremo un albero nel giardino della Casa che crescerà nel tuo ricordo.
Le tue amiche della Casa delle Donne