Domenica 17 novembre, tardo pomeriggio, in una Milano piovosa che sta concludendo Bookcity, incontriamo Cinzia Leone e il suo ultimo libro “Ti rubo la vita” (Mondadori) con cui ha vinto – grazie a una giuria popolare, precisa subito lei – il Premio nazionale Donna Scrittrice 2019.
Brillante, ironica, poliedrica, dice subito che, accanto alla firma della copia, farà il ritratto a chi lo vorrà. Perché Cinzia, oltre che scrittrice, autrice tv, commentatrice su diversi giornali, ha anche la penna della graphic novelist, fin da quando partecipò alla fine degli anni 70 alla creazione del settimanale satirico Il male.
Le vite rubate del suo corposo romanzo sono quelle di tre donne, Miriam, Giuditta ed Esther, che appartengono a religioni diverse ma che sono tutte e tre in qualche modo ebree: Miriam, musulmana, è costretta a diventarlo per una scelta del marito, Giuditta capisce di esserlo quando arrivano le leggi razziste, Esther, cristiana, lo è a metà. Ed ebrea è la madre di Cinzia Leone, che, come Giuditta, scopre in un giorno del ’38 di non poter più andare a scuola.
Il pensiero corre subito a Liliana Segre, cui la Casa delle Donne ha dedicato la serata. Aperta dagli interventi di Giuliano Banfi, vicepresidente dell’Aned, l’Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti e di Francesca Castelbarco, consigliera del Municipio 1, che per la prima volta dà il patrocinio a un evento esterno.
“Quanta vita ti ha rubato il libro, e cosa ti ha dato in cambio?” chiede la giornalista Cinzia Poli, che la intervista. Leone risponde che con il romanzo ha cercato di testimoniare, di affrontare la domanda sul ritorno dell’antisemitismo, perché “questa storia mi riguarda, fa parte della mia famiglia”. Ma soprattutto ha voluto raccontare le identità, plurali e singolari, di donne che hanno dovuto costruire la propria vita e difenderla dalle insidie degli uomini e della Storia.
La lunga e avventurosa saga familiare si snoda dagli anni Trenta agli anni Novanta, attraversa la guerra e la persecuzione, si disloca in tante città, da Giaffa a Istanbul, da Gerba ad Ancona e poi a Basilea, Miami, Roma in un affresco di luoghi e di vicende segnate da segreti, inganni, contratti, con un finale a sorpresa. Ma il filo conduttore è l’incontro tra le diversità e la felicità dell’incontro con l’altro. Cioè l’amore, che pure ruba la vita.
Grazia Longoni