Palazzo Chigi ha risposto così alla valanga di critiche al termine congiunti usato per designare coloro che avranno il permesso di vedersi dopo il 4 maggio:
“Per congiunti si intendono parenti e affini, coniuge, conviventi, fidanzati stabili affetti stabili”
Peso el tacon del buso’ direbbero al mio paese.
Si chiarisce ulteriormente il retropensiero dei nostri governanti. Oltre alla centralità della famiglia (suggerisco a Conte di andarsi a leggere un libro datato, che, evidentemente non conosce: La famiglia in disordine di Elisabeth Roudinesco) si sottolinea l’importanza di “fidanzati stabili”, “affetti stabili”.
Ma Conte dove vive? In una società fondata sulla progressiva precarietà del lavoro, i nostri governanti pensano che il mondo degli affetti rimanga l’unica ancora di salvezza stabile. Nessun dubbio che tra economia e mondo interno possa esistere una relazione. Da dove dovrebbero spuntare e su che basi si dovrebbero realizzare queste agognate “relazioni stabili”? Forse ora si capisce il significato sotteso alla elargizione del matrimonio ‘concesso’ ai gay proprio dal presidente del consiglio più ammanicato con la chiesa, quello che della precarietà ha fatto la sua bandiera, quello che più dei suoi predecessori ha tagliato i finanziamenti alla Sanità Pubblica.
Forse si è pensato che, attraverso il matrimonio, questa fascia di popolazione ‘fuori norma’ si sarebbe stabilizzata : Basta con gli amori precari, basta con l’anarchia del desiderio!
Al di là dei tentativi di normalizzazione, anche nel nostro paese sono migliaia le persone che per scelta, età, condizioni economiche o di salute, non hanno delle relazioni stabili o non sancite come tali da qualche funzionario pubblico.
Dopo la proposta di suddividere la popolazione tra over settanta e tutti gli altri, definendo i primi come “vecchi”, bisognosi di tutela e, quindi, costretti agli arresti domiciliari, ora si divide la società tra: affini di sangue, regolarmente sposati e ora anche chi ha delle “relazioni affettive stabili” e tutti gli irregolari
Gli Altri, gli instabili, sono i paria di questa società perbene; gli anziani, i vedovi e le vedove, gli strani: i queer , incapaci di stabilizzare i loro affetti, ma anche persone che hanno interrotto una relazione stabile e stanno elaborando l’abbandono e, soprattutto, coloro che scelgono di vivere da soli investendo la propria affettività in persone, progetti, impegno sociale e altre passioni.
E così, dopo quest’ultimo decreto, mi trovo ad essere annoverata non solo tra i “vecchi” ma anche tra gli “instabili” Quindi, secondo Conte, io dovrei subire una doppia segregazione. E se disubbidissi?