Norma, Zita, Rosemarie, Bruna. Quattro anziane donne svizzere arrivate per la prima volta in Italia per raccontare la loro vittoriosa battaglia contro il governo elvetico, condannato dalla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) per inadempienze sul riscaldamento climatico. E una ragazza minuta e altrettanto battagliera, Ester Barel, 21 anni, attivista di Fridays for Future, per dire la rabbia e la mobilitazione delle giovani generazioni sul clima che cambia. Di fronte a loro il pubblico della Casa delle Donne, accorso numeroso nel tardo pomeriggio di mercoledì 20 novembre 2024. Curioso di conoscere la storia delle “nonne per il clima” di cui hanno parlato i giornali nei mesi scorsi. Ma anche di capire che cosa significa per tutte e per tutti una vittoria in Tribunale su un tema complesso e globale per definizione come il riscaldamento climatico.
Ecco in sintesi alcuni elementi emersi dalla discussione.
Chi sono le “anziane per il clima”. L’associazione Anziane per il clima Svizzera ha iniziato la battaglia legale contro il governo nel 2016, sulla base dei dati statistici secondo cui le persone più anziane, e segnatamente le donne, sono le più colpite dalle conseguenze del riscaldamento climatico. Respinte dai Tribunali, alla fine del 2020 hanno avviato il loro reclamo alla Corte europea Cedu che è stato infine accolto nell’aprile del 2024 in un’udienza emozionante a Strasburgo, affollata di anziane svizzere e di attiviste/i. Per otto anni l’associazione si è mobilitata sul territorio, nelle scuole, nelle parrocchie, nei mercati raccogliendo consensi e sostegno. Emblematica una coloratissima panchina a Schaffhausen con le scritte “Il clima ha la febbre” e “I ghiacciai piangono”.
Oggi l’associazione ha 3045 socie e 1900 sostenitrici e sostenitori in diverse parti del mondo. Tra questi Greenpeace che ha appoggiato finanziariamente, insieme ad altre donatrici e donatori, le ingenti spese per cause e avvocati. (nella foto, da sinistra Rosemarie Weibel, Norma Bargetzi-Horisberger, Zita Küng).
Che cosa significa la sentenza. Effetti pratici non ce ne sono stati (a parte 80 mila euro di risarcimento che hanno coperto in piccola parte le spese) perché il governo svizzero ha già fatto sapere di non riconoscere la sentenza. Tuttavia la sentenza mette nero su bianco una serie di affermazioni sulle evidenze scientifiche: il riscaldamento è causato dalle attività umane, le conseguenze riguardano la salute di tutti i viventi, le donne anziane sono particolarmente vulnerabili. Di più: anche in mancanza di “evidenze scientifiche assolute” si stabilisce l’obbligo degli Stati a prevenire le cause del cambiamento climatico e si chiede una precisa tempistica degli Stati per arrivare alla neutralità delle emissioni fossili. Il grande valore della sentenza è dunque politico e riguarda i 46 Stati che fanno parte del Consiglio d’Europa, tra cui i 27 dell’Unione europea.
La lotta delle donne per il clima è personale e politica insieme. Bruna Molinari, 83 anni, asmatica da anni, ha accettato di esporsi pensando sia alla sua salute sia alle generazioni future. “Noi possiamo testimoniare ai nostri nipoti com’era il clima una volta e come dovrebbe essere” ha detto. Ed Ester, coetanea di Greta Thunberg: “Mettere i nostri corpi nelle strade e nelle piazze per la sopravvivenza umana sulla Terra è un fatto politico. E c’è un legame tra le donne e il clima. I numeri statistici dicono che oggi i decessi per il caldo riguardano prevalentemente le donne anziane. E che l’80% dei rifugiati per ragioni climatiche sono donne. Noi giovani abbiamo l’energia per utilizzare la nostra condizione personale e l’esperienza delle generazioni più anziane in una battaglia comune da portare sia nelle piazze sia nei Tribunali”.
Una battaglia intergenerazionale. Un drappello di donne anziane ha rovesciato lo stereotipo che marginalizza la loro condizione trasformandolo in un punto di forza. “Siamo riuscite a dire che non sono solo i giovani a preoccuparsi per il clima. Se i giovani portano nella lotta la loro energia e la loro creatività, anche noi anziane portiamo competenze ed esperienze di vita” ha detto Norma. “È un mix fantastico!”. “C’è stato un pregiudizio sia contro le donne anziane sia contro noi giovani” ha aggiunto Ester (nella foto in basso con Zita Küng). “All’inizio sentivo un atteggiamento paternalistico, per esempio nei talk show in televisione, del tipo ‘avete idee carine ma non prendetele troppo alla lettera’. Adesso sento ostilità, mi vedo trattata come un’ecovandala. Dobbiamo andare avanti bilanciando le nostre emozioni con una strategia lucida, non limitarci a esprimere frustrazione e rabbia, accettare modalità diverse per confrontarci e farci ascoltare”.
Un impegno che la Casa delle Donne ha fatto proprio in conclusione di un incontro molto felice. Che vuole essere un punto di partenza e che continuerà nella relazione con i movimenti ecologici e femministi che vogliono prendersi cura del nostro pianeta.
Grazia Longoni