L’ultimo messaggio, del 30 marzo, è quello dell’Associazione Alveare di Milano. Si aggiunge a quello della Casa di Ivrea, di pochi giorni fa, e alla lunga lista di interventi che sostengono la nostra “Lettera aperta” e la comune battaglia per il riconoscimento politico degli spazi delle donne, affermato anche dal Parlamento.
Il messaggio di solidarietà più poetico è arrivato dalle amiche Giardiniere dell’Associazione Parco Piazza d’Armi. Ma ne abbiamo ricevuti tanti, che fanno riferimento al valore simbolico e concreto che le Case delle Donne hanno nelle città. Che si rivolgono alle amministrazioni locali e in particolare alla Giunta di Milano. Che ricordano le tante attività per cui la Casa delle Donne di Milano “è necessaria”, come titola la nostra “Lettera aperta”. Dalla Libera Università delle Donne all’Unione Femminile Nazionale, da diverse Case delle Donne italiane alla Casa Internazionale di Roma, dalla Casa delle Artiste al Teatro Ringhiera di Milano, ci hanno scritto molte organizzazioni e associazioni. Ma anche tante donne, che hanno voluto esprimere con parole personali il calore della loro adesione alla nostra campagna in difesa dello spazio di via Marsala. Ecco alcuni passaggi.
La poesia di Emily Dickinson intitolata “Io abito la possibilità” (1862) apre la lettera delle Giardiniere:
Una casa più bella della prosa / più ricca di finestre / – superbe le sue porte
È fatta di stanze simili a cedri / che lo sguardo non possiede / Come tetto infinito/ ha la volta del cielo
La visitano ospiti squisiti / La mia sola occupazione / spalancare le mani sottili / per accogliervi il Paradiso
Ci scrivono tra l’altro le Giardiniere: “Abitare la possibilità e credervi con tenacia, e credervi con lungimiranza e intelligenza aveva permesso (alle donne della Casa di Milano), di trasformarla in una realtà e le loro mani sottili avevano spalancato alla città una casa più bella della prosa, dove nel corso degli anni avrebbero trovato alloggio esperienze ricche, intense di scambio e conoscenza, di creatività e pratica politica”. Dopo aver elencato alcune delle attività e relazioni intessute in questi anni, così conclude la lettera: “Noi vogliamo che questo spazio resti affidato all’Associazione Casa delle Donne e che vi continuino a lavorare quelle mani sottili che in questi anni (…) sono state capaci di accogliervi il Paradiso, vale a dire la ricchezza dell’opera femminile di civiltà”.
Più esplicitamente politico l’intervento di Lea Melandri: “Le Case delle Donne non sono delle ‘pari opportunità’ (…) ma un obbligo politico, sociale e culturale di tutte le amministrazioni che abbiano un minimo senso di responsabilità nel combattere la violenza maschile sulle donne e sostenere le istituzioni femminili e femministe che se ne occupano da decenni. Non permetteremo che la Casa delle donne di Milano continui a subire intralci, rischio di chiusura, incertezze”.
A nome un’altra Casa milanese, la Casa delle Artiste, così ci scrive Vincenza Pezzuto: “Oggi la Casa delle Donne rappresenta (…) un luogo di cultura, di confronto (…), apprezzabilissima per la sua capacità di autogestione, per gli investimenti delle proprie risorse nella ristrutturazione per il miglioramento del bene pubblico di via Marsala 8, di cui è assegnataria”.
Le Case delle Donne “sorelle” di altre città non hanno mancato di farci sentire la loro vicinanza.
In primis la Casa Internazionale delle Donne di Roma, che ha recentemente concluso con successo la sua battaglia con il Comune di Roma.
Il “Gruppo femminista del mercoledì” della Casa Internazionale delle Donne di Roma ci scrive tra l’altro: “Consideriamo insostenibile la pretesa del Comune di Milano di far tacere questa esperienza, proprio in un momento in cui la crisi del Covid presenta alle donne italiane un conto elevatissimo in termini economici, sociali e politici. Soprattutto perché, con una delibera che ne oscura lo specifico valore politico e contraddice le scelte compiute dalla stessa Amministrazione, si intende di fatto revocare l’agibilità di questo ‘spazio di libertà’ proprio mentre la necessità di scambi, di cura, di attenzione reciproca anche per contrastare la violenza della pandemia, della disoccupazione e del crescente numero dei femminicidi, dimostra come la relazione tra donne e uomini sia una delle emergenze del nostro paese, troppo a lungo trascurata. (…) Chiediamo, quindi, al Comune di Milano, territorio particolarmente colpito sia dalla violenza metropolitana che dall’emergenza pandemica di rimediare al più presto a questo grave errore politico”.
La Casa delle Donne di Modena così descrive la “necessità” delle Case delle Donne: “A partire dalla sua storia più che ventennale, la Casa delle Donne di Modena conferma (…) come la creazione degli spazi delle donne per essere continuativa e strutturata abbia bisogno di adeguati sostegni economici ma soprattutto debba essere supportata da una forte volontà politica. Ammettere l’importanza delle Case delle Donne significa ammettere che serve uno spazio di elaborazione femminista, che le Case sono produttrici di saperi e competenze e che svolgono un importante lavoro culturale, consolidando e rafforzando le relazioni tra donne”.
Da segnalare anche la Casa delle Donne di Ravenna, che ha siglato da alcuni anni un Patto di Collaborazione con il Comune della città. Scrive Ionne Guerrini, per il comitato Liberedonne APS che gestisce la Casa: “Aderiamo alla vostra chiamata di solidarietà(…). Tutte le Case devono continuare a esistere e a essere riconosciute per il valore della presenza delle donne nelle città”.
Per la Casa delle Donne di Lecce interviene Ada Donno: “Un anno fa tutte insieme gridammo “Le Case delle Donne siamo tutte. Le Case delle Donne non si toccano” per la Casa Internazionale di Roma che era sotto sfratto. Lo stesso grido leviamo ora per la Casa delle Donne di Milano.(…) Uno dei punti che ci uniscono è proprio il riconoscimento e il potenziamento degli spazi femministi (case delle donne, centri, associazioni e altre forme organizzate), non quali ‘luoghi di servizio’ secondo la visione riduzionista del cosiddetto terzo settore, ma presidi territoriali in cui si elabora liberamente il pensiero, la cittadinanza e la soggettività politica delle donne, native e migranti”.
Dalla Casa delle Donne di Padova: “Una Casa delle donne dovrebbe esistere in ogni città, come servizio di comunità e bene comune. (…) Ogni amministrazione pubblica dovrebbe farsene un fiore all’occhiello. Nessuna delle Case esistenti deve essere chiusa, messa in discussione o caricata di canoni di locazione che ne rendono impossibile il funzionamento, che è di volontariato”.
La Casa della Donna di Pisa ci dà il suo sostegno.
La Casa delle Donne di Rimini manifesta la sua solidarietà perché “una Casa delle Donne rappresenta solo il minimo che una città possa avere, quale punto di riferimento per le donne. (…) Ogni parità che non viene rispettata, ogni violenza psicologica o fisica che viene fatta è un fallimento di tutta la società e delle Istituzioni che la rappresentano”.
Abbiamo ricevuto un messaggio anche dalla “futura Casa delle Donne” che avrà sede a L’Aquila proprio a fianco della basilica di Collemaggio. Dice “Una Casa delle Donne deve esistere in ogni città”. Ce le ha inviato l’Associazione TerreMutate dell’Aquila.
La Casa delle Donne di Parma ci scrive: “Nonostante i tempi, noi confidiamo di riuscire ad avere anche a Parma lo spazio che stiamo cercando da tempo, e lo immaginiamo proprio come la vostra splendida Casa di via Marsala! (…) Le Case delle Donne sono spazi preziosi, perché spazi di libertà. Non ci mancano la forza e il coraggio, come a voi del resto. Vi siamo vicine.
Aggiunge la Casa delle Donne di Jesi (Ancona): “La Casa Delle Donne è uno spazio e un tempo di sorellanza, perché grazie e attraverso le relazioni instaurate con le altre donne è possibile esprimere ed esplorare i propri bisogni, autodeterminarsi, scegliere e lottare unite per le libertà inviolabili e i diritti. Sono proprio queste origini e questo agire quotidiano a unire ogni Casa delle Donne e sostenerci nelle lotte”.
La Casa Internazionale delle Donne di Trieste scrive: “Nessuna delle Case esistenti deve essere chiusa, messa in discussione o caricata di canoni di locazione che ne rendono impossibile il funzionamento, che è di volontariato. Indispensabile per tutte le donne come un punto di riferimento sicuro e al femminile”.
L’Associazione Orlando, Centro delle Donne di Bologna, che tra l’altro “lavora sulla connotazione dello spazio digitale con il segno del genere e promuove un pensiero femminista sulle tecnologie” condanna “il recente episodio di violenza digitale che il 18 marzo ha colpito la Casa delle Donne durante una presentazione on line” e “chiede il massimo impegno nel sostenere la Casa delle Donne perché possa proseguire nella sua azione di promozione che la rende un bene comune per tutte noi”.
La Casa delle Donne di Ivrea ci scrive: “Invitiamo con forza il Comune di Milano a intraprendere, al più presto, un percorso condiviso con tutte voi che riconosca la Casa delle Donne di Milano come bene comune e ne stabilizzi finalmente l’esistenza e l’attività”.
L’Associazione Sos Donna, centro antiviolenza di Faenza, esprime pieno sostegno alla Casa delle Donne di Milano “divenuta in pochi anni una realtà importante del femminismo italiano”.
L’Unione Femminile Nazionale, storica associazione che ha la propria sede a Milano, invita “la Giunta comunale a impegnarsi per garantire che la Casa delle Donne resti nella sede dove è attualmente”. E prosegue: “Grazie al lavoro delle donne che lo hanno gestito in questi anni, lo spazio ha assunto una fisionomia calda, accogliente. È diventato un luogo politico ma anche un luogo intimo (…). Già nel 1899 il Programma costitutivo dell’Unione Femminile prevedeva come obiettivo principale l’apertura di una Casa comune alle donne (…) per la conquista dei diritti sociali, civile e politici delle donne. La Casa delle Donne agisce in questo solco”.
Le giornaliste lombarde di GiULiA così ci scrivono: “Un posto per essere. Luogo di identità e confronto, l’esistenza della Casa delle Donne e la sua permanenza in via Marsala resta importante anche per le giornaliste di Giulia, milanesi e lombarde e di passaggio. Luogo di confronto politico e culturale, palcoscenico di iniziative pubbliche, rifugio amicale. La pluralità dei luoghi di aggregazione democratica è anche nutrimento dello spirito civico, come sa bene Milano che da loro è sempre ripartita dopo crisi e guerre. Vogliamo che la Casa delle donne rimanga, sia come presidio fisico sia come punto di riferimento simbolico, là dov’è nata e a costi accessibili”.
Daniela Padoan per l’Associazione Laudato si’: “Siamo convint* che la vostra realtà sia essenziale e irrinunciabile per Milano. Siamo solidali con la vostra battaglia e vi siamo vicin*”.
La Cooperativa Crinali, che gestisce interventi di sostegno e promozione per le donne migranti, “desidera sottolineare il valore e l’importanza di questa realtà cittadina, apprezzandone in particolare la capacità di essere punto di riferimento anche per le donne straniere” e auspica che la Casa delle Donne “abbia pieno riconoscimento da parte delle istituzioni cittadine”.
L’Associazione Alveare di Milano desidera “rispondere alla Lettera Aperta della Casa delle Donne, unendo la sua voce a quella di tutte e tutti coloro che apprezzano il prezioso ruolo svolto dalla Casa e sostengono la comune battaglia per il riconoscimento politico degli spazi delle donne.
Riteniamo che questo spazio sia prezioso e simbolicamente molto rilevante e incisivo”.
Abbiamo ricevuto anche un messaggio di provenienza partitica. Scrive Elena Ruginenti, Coordinatrice di Italia Viva del Municipio 6 di Milano: “Vi invio con piacere il sostegno e la solidarietà del mio raggruppamento politico. Mi auguro che riusciate a vincere la battaglia per mantenere la vostra sede. Sarebbe importante per tutti noi che possiate continuare a svolgere il vostro lavoro, autonomo e volontario nel cuore della città”.
Denuncia il Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea Lombardia: “(…) la Giunta Sala ha altre mire e priorità: mettere a reddito gli immobili. Ora che la convenzione con la Casa delle Donne è scaduta, non pensa di rinnovarla alle passate condizioni ma di fare un pubblico bando che ha come condizioni prima la accettazione dei prezzi di mercato di spazi comunali in zona centro. La Giunta Sala pensa di fare una grande concessione a non trattare la Casa delle Donne come una boutique di Prada o di Armani, con un sistema di abbattimento dei costi degli affitti che comunque risultano insostenibili per la Casa delle donne di Milano, che oggettivamente è già fuori dal bando, per oggettiva incapienza, dato che vive sul volontariato, sulla assoluta gratuità dei servizi offerti dalla Casa”.
Alessandra Faiella, attrice e scrittrice: “Esprimo il mio pieno sostegno alla Casa delle donne di Milano, luogo imprescindibile di cultura e aggregazione delle donne, faro nel buio della disparità di genere. Disconoscerne il valore è un grave segno di arretratezza per una giunta che si dichiara da sempre aperta e progressista”. Aggiunge la nostra socia Ornella Clementi: “La grande Milano non si può permettere di non avere un luogo importante di studio, aggregazione, fucina di idee”.
Sveva Magaraggia, sociologa dell’Università Milano Bicocca, sottolinea che “In un momento in cui i femminicidi si moltiplicano e in cui la pandemia ha attaccato duramente (..) le istituzioni giocano un ruolo fondamentale per (…) non perdere il patrimonio politico e culturale costruito in questi anni. La Casa delle Donne ne un esempio. La Casa delle Donne è necessaria!”
Il Teatro Ringhiera di Milano, da quasi quattro anni chiuso per ristrutturazione ci dice di comprendere perfettamente “la sofferenza di chi rischia di perdere la propria sede”. E continua: “Avere una casa significa avere un luogo dove tornare quando arriva la tempesta, dove costruire spazi di cura e di gioia (…). La Casa delle Donne in questi anni è diventata (…) un esempio di convivenza, multiculturalità, creatività resiliente per tutta Milano. (…) Chiediamo, insieme alle donne e agli uomini milanesi sensibili, a voce alta, che venga ascoltata questa richiesta: per favore non chiudete la Casa delle Donne! sarebbe un dolore per tutta la città, per favore non aggiungete altra fatica in questo tempo così umanamente difficile e duro”.
Le donne del Municipio 3 di Milano hanno pubblicato il loro “Appello per la Casa delle Donne di Milano” l’8 marzo sulla rivista z3Xmi. Scrivono tra l’altro: “attive da anni sul territorio per la difesa del quartiere, siamo vicine e sosteniamo la causa della Casa delle Donne, la cui sopravvivenza è a rischio. Abbiamo cercato di opporci all’insensato trasferimento delle facoltà scientifiche a Mind, spostamento dettato unicamente dall’esigenza di coprire i buchi lasciati da Expo (…). Ci siamo battute contro la distruzione del parco Bassini in una fredda mattina del gennaio 2020. (…) Ci siamo opposte alla costruzione di residenze universitarie sul suolo della Piscina Romano dove ci sono i giardini per bambini di via Zanoia. Stiamo chiedendo da anni che venga riqualificata l’area di Benedetto Marcello, (…) Le nostre richieste sono rimaste inascoltate in sede di municipio e comunale. Abbiamo deciso di esprimere tutta la nostra solidarietà alla Casa delle Donne che, come fanno le donne, si è presa cura, a titolo gratuito, di uno spazio pubblico offrendo accoglienza, numerosi servizi e attività, diventando un punto di riferimento per le donne che abitano Milano. (…) Chiediamo che il Comune di Milano si “accontenti” di un affitto simbolico, affinché lo spazio di via Marsala continui a essere quel luogo di aggregazione e ascolto di cui le donne di Milano hanno bisogno. Adriana Berra, Candida Felici, Irene Pizzocchero, Mara Pogliani, Marina Romanò.
Il Comitato Milanese Acquapubblica “esprime tutta la propria solidarietà alla Casa delle Donne perché possa continuare a svolgere tutte le sue importanti attività sul territorio mantenendo la propria sede, punto di riferimento nella nostra città per la popolazione femminile. Stigmatizziamo le autorità amministrative e politiche di Milano, a partire dal sindaco, per il disinteresse e la sottovalutazione che sta dimostrando nei confronti di una realtà che svolge una importante funzione di coesione sociale”.
Ecco le adesioni che abbiamo ricevuto fino al 25 marzo alla nostra “Lettera aperta”:
Associazione Alveare Milano
Associazione Città Bene Comune, Milano
Associazione culturale Leggere Donna di Ferrara
Associazione FMP, Femminile Maschile Plurale Ravenna
Associazione Laudato si’
Associazione Nazionale Donne Comuniste, A.Do.C
Associazione nAzione Umana Varese
Associazione IRIS, Insegnamento e Ricerca Interdisciplinare di Storia
Associazione SOS Donna, centro antiviolenza di Faenza
Associazione Donne TerreMutate de L’Aquila (futura Casa delle Donne dell’Aquila)
Associazione Toponomastica Femminile
Associazione Ventunesimodonna – Corsico (MI)
Assopace Palestina
Atir Teatro Ringhiera Milano
Casa della Donna di Pisa
Casa delle Donne di Jesi (AN)
Casa delle Donne di Ivrea
Casa delle Donne di Lecce
Casa delle Donne di Modena
Casa delle Donne di Parma
Casa delle Donne di Ravenna
Casa delle Donne di Rimini
Casa delle Donne di Padova
Casa delle Donne Maltrattate, Milano
Casa editrice Luciana Tufani
Casa Internazionale delle Donne di Roma
Casa Internazionale delle Donne di Trieste
Centro Antiviolenza Rompi il Silenzio, Rimini
Centro delle Donne di Bologna, Orlando Aps
Centro Documentazione Donna (Ferrara)
Cisda, Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afgane
Comitato Acqua Pubblica Milano
Cooperativa Accaparlante, Bologna-Milano
Donne in nero – Varese
Crinali Cooperativa Sociale
Fondazione Elvira Badaracco
Giornaliste lombarde di GiULiA
Gruppo del Mercoledì, Casa Internazionale delle Donne, Roma
IFE Italia
Il giardino dei ciliegi, Firenze
Il filo di Arianna, Verona
Italia Viva, Milano
Le Giardiniere, Associazione Parco Piazza d’Armi, Milano
Libera Università delle Donne di Milano
Lucha y Siesta, Roma
Redazione Leggendaria
Rivista Gli Asini
Trame di Terre Associazione, Imola
Unione Femminile Nazionale
Alemani Claudia
Baroni Maria Carla
Baldo Danila
Bandoli Fulvia
Barbarulli Clotilde
Baroni Maria Carla
Bastianelli Letizia
Berra Adriana
Bertarelli Letizia
Billi Edda
Boccia Maria Luisa
Boni Franco
Borghi Liana
Bottero Bianca
Brigadeci Cettina
Brighi Maria
Callegari Angela
Camperini Cristina
Cangemi Sandra
Carluccio Letizia
Celotti Gegia
Ceratti Elena
Cima Laura
Citterio Silvana
Clementi Ornella
Cocilovo Cristina
Corio Chiara
Cosi Marina
Cossutta Maura
Cotone Anna
Cuccu Rina
Cutrufelli Maria Rosa
Dapporto Giancarla
Deiana Elettra
Denegri Marcella
Donati Sabrina
Donini Elisabetta
Donno Anna
Faiella Alessandra
Felici Candida
Fernández Norma, Argentina
Gagliardo Gabriella
Gallo Carla
Gandini Sara
Garoffalo Renato
Gerosa Martina
Giaccone Angelo
Giacobbe Irene
Grossi Celeste
Guarneri Marisa
Gusso Maurizio
Koch Francesca
Locatelli Chiara
Lucchesini Federica
Madoi Roberta
Magaraggia Sveva
Mandelli Ornella
Massara Donatella
Mattogno Claudia
Mazzanti Roberta
Mazzoni Daniela
Medi Marina
Melandri Lea
Moccagatta Francesca
Molinari Emilio
Moreschi Paola
Morini Cristina
Morini Laura
Moro Liliana
Navoni Amalia
Nobili Piera
Olivieri Antonella
Onofri Laura
Oriani Antonella
Padoan Daniela
Paolozzi Letizia
Patuelli Maria Paola, Ravenna
Percovich Luciana
Perrotta Rabissi Adriana
Piazza Marina
Picciarola Samanta
Pirotta Nicoletta
Pizzocchero Irene
Pochini Carla
Pogliani Mara
Pomeranzi Bianca
Premoli Fulvia
Rodari Erica
Romanò Marina
Ruginenti Elena
Sacchi Liliana
Saina Patrizia
Sani Antonia
Scaccabarozzi Martina
Scommegna Arianna
Scoppa Cristiana
Sesti Sara
Spaolonzi Cinzia
Steiner Origoni Anna
Tufani Luciana
Ulivi Manuela
Valle Rita
Villa Mariangela
Vulterini Stefania