di Nadia De Mond

Nel decimo anniversario della Casa, il nostro sguardo doveva inevitabilmente andare anche oltre confini. Quotidianamente siamo confrontate – attraverso giornali, tv e social – con la situazione disastrosa che molte donne, che non hanno la fortuna di essere nate dalla nostra parte del pianeta, stanno vivendo. In particolar modo abbiamo cercato di approfondire la nostra conoscenza dei processi in atto nei Paesi, a noi vicini, che si trovano in guerra – più o meno dichiarata.

Per nostra fortuna era di passaggio in Italia un’esponente di spicco del movimento delle donne kurde, Rusken Mihammed, portavoce dell’YPJ, Unità di Difesa delle Donne, che opera nel Nord e nell’Est della Siria. La giovane comandante ci ha spiegato come la guerra contro il progetto di confederalismo democratico, che si sta realizzando in Rojava, continua con gli attacchi dell’esercito turco, che bombarda i villaggi, nel silenzio del mondo.

Un altro grosso problema – Rusken ha parlato di una bomba a orologeria che non si sa quando esploderà – è quello dei campi profughi dove sono internate le ex aderenti all’ISIS e i loro figli. Si tratta di ex “foreign fighters” o mogli di combattenti, che nessuno Stato occidentale vuole riprendersi e che vengono “scaricate/i” alle autorità kurde che non dispongono dei mezzi per provvedere a queste migliaia di persone, lasciate in un limbo al di fuori della legalità internazionale.

Il cortometraggio “Blooming in the desert” di Benedetta Argentieri ha completato il quadro facendoci conoscere l’impegno delle donne nella ricostruzione di Raqqa, dopo la liberazione dall’Isis.

Foto Isabella Balena

Il secondo intervento altrettanto interessante è stato quello della ex senatrice afgana, Belqis Roshan, accompagnata e tradotta dalle amiche del Cisda (Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afgane) con cui la Casa collabora da molti anni. Benché il conflitto in Afghanistan sia stato ufficialmente dichiarato terminato, in realtà è in corso una guerra strisciante da parte del governo Talebano contro la propria popolazione e in particolare contro le donne, a cui è stata tolta ogni forma di espressione e di diritto. Ciononostante continua la resistenza democratica sia dentro il Paese, in modo clandestino, sia all’estero, con l’aiuto delle organizzazioni solidali come il Cisda.

Con la proiezione del documentario Erasmus a Gaza della regista Chiara Avesani, abbiamo voluto ricordare come era la vita a Gaza,  una “prigione a cielo aperto” già dieci anni fa, prima del massiccio attacco alla popolazione civile da parte dell’esercito israeliano attualmente in corso e su cui la Casa ha continuato a mobilitarsi negli ultimi cinque mesi per richiedere alto e forte il cessate al fuoco.

Non abbiamo voluto dimenticare la guerra che si sta svolgendo alle nostre porte, in Europa, intervistando una giovane attivista ucraina di Sotsialnyi Rukh (Movimento sociale), Tasha Lomonosova, che ci ha parlato delle difficoltà a mantenere in vita, dopo due anni di bombardamenti, una società civile stanca di guerra ma ancora pronta a resistere all’invasione russa.

Tutti i temi affrontati nel breve spazio di una giornata hanno sicuramento bisogno di essere sviluppati ulteriormente in altre occasioni che la Casa non mancherà di organizzare.