di Antonella Eberlin.
La cucina come atto politico.
La cucina come atto culturale.
La cucina come condivisione.
La cucina come divertimento.
La cucina come trasmissione dei saperi.
In una festa che si rispetti il cibo è parte sostanziale. Concorre a comporre il clima allegro e festivo e quindi non poteva mancare nei festeggiamenti del decennale della Casa.
Il cibo è anche cultura. Cultura generata da complessi fenomeni di scambio, di incrocio e di contaminazione. I modelli e le pratiche alimentari sono il punto di incontro fra culture diverse, frutto della circolazione di persone, merci, gusti, da una parte all’altra del mondo.
Le culture alimentari sono tanto più ricche e interessanti quanto più gli incontri e gli scambi sono vivaci e frequenti.
Ma non solo: il cibo è anche un atto politico, di scelte, di incontri. È per questo – per godere di questi scambi e per favorirli – che sabato 9 marzo, nel pieno dei tre giorni di Festa, la cucina della Casa, insieme alla Scuola di Italiano per donne migranti “Francesca Amoni” e al Laboratorio Interculture, ha realizzato un ricco buffet di piatti utilizzando le ricette proposte e scritte dalle stesse allieve provenienti da luoghi e culture differenti.
Abbiamo così potuto assaggiare le Patate all’huancaina (Perù), di Mirta, la Allichà (Eritrea) di Zewdi, il Dhal di lenticchie rosse e cime di rapa (Sri Lanka) di Rohini, il Riso fritto (Thailandia) di Charan, le Patacones (Cuba) di Teresa, la Torta di arancia (Egitto) di Noura e i Boorsok (Kirghizistan) di Aiperim.
Le ricette di questi e di altri piatti, sono state pubblicate in un libretto che è possibile richiedere al tavolo di Apri@mo.
Il buffet del 9 marzo è stato anche l’occasione per salutare o conoscere le maestre e le allieve della Scuola intervenute con le loro famiglie.
Al buffet di venerdì 8 marzo e alla cena di sabato 9 sono stati invece offerti piatti più tradizionali: mini cornetti, olive e pomodori secchi, lasagne alla zucca, saccottini agli spinaci, polpette di riso.
Alla fine: torta di compleanno. Una torta più storta di così non era immaginabile, lo so bene, ma forse noi siamo proprio così, riconosciamo le nostre imperfezioni che sanno di normalità e speriamo che invece il sapore della torta sia stato perfetto.