di Angela Giannitrapani.
Come confrontarsi e ritrovarsi attorno a Paola Pastacaldi e al suo libro autobiografico “La fine di una madre”? Questa era la sfida che il Gruppo della Bibliomediateca “Laura Maltini Lepetit” e il Gruppo Libr@rsi avevano colto, quando avevano organizzato l’incontro del 23 novembre scorso. Tra le promotrici stesse c’era il timore di scivolare in toni grevi e nel coinvolgimento angoscioso di una platea di persone che, per età anagrafica, avrebbero potuto conoscere quel tipo di dolore. Ma ne valeva la pena e hanno corso il rischio.
Senza togliere nulla all’intensità dell’esperienza di accompagnare la propria amata madre alla fine della sua vita, l’incontro ha invece avuto toni caldi, di empatia tra l’autrice, le conduttrici – Vittoria Cova e Vittoria Longoni – e Giulia Tenenti, che ha letto alcuni brani del libro con un tono che sembrava accarezzare le parole.
Empatia anche con il pubblico: tutti, donne e uomini, hanno seguito con molta partecipazione e alcuni sono intervenuti senza riserbo sulle proprie esperienze. Anche Giulia, con voce ferma, ha parlato di quella che la lega alla madre e alla sua malattia, dando una sua personale lettura del libro.
Paola Pastacaldi è riuscita, con la sua voce calda, la sua indole estroversa e comunicativa, a riscaldare ogni riflessione e ad arricchire la sua testimonianza. Ha ricordato la madre bambina, poi la donna intraprendente e affascinante dell’età adulta e infine la vecchia indomabile in carrozzina che pretendeva per sé quei diritti sacrosanti dell’esistenza che riguardano anche la morte.
Prezioso il contributo di Maddalena Gasparini che, da neurologa ed esperta in cure palliative, ha corroborato le scelte fatte da Paola, e ha illustrato, a beneficio del pubblico presente, alcune leggi che tutelano il diritto del paziente di scegliere, in determinati momenti e situazioni, il tipo di cura o la sua sospensione. Ha anche fatto sorprendenti dichiarazioni sulla degenerazione cognitiva senile che, se vanno contro i luoghi comuni di medici e familiari, vengono invece incontro a molte delle nostre intuizioni. Le mie comprese, aprendo il discorso a nuovi orizzonti di comprensione e relazione.