All’ingresso della Casa, nell’ala di via Marsala, da qualche giorno c’è una grande scrivania. Si vede che è stata a lungo usata e Silvia, che ha donato la scrivania alla Casa, ci racconta la sua storia.
ScrivaMia, nasce in Italia in qualche anno del 1900 e ha un vezzoso cartonnie (una piccola struttura fatta di cassettini e scomparti che poggia sul suo piano) che era molto in uso a Roma (dove sono nata io a metà del 1900) e in Francia dalla prima metà del 700 e che fu ripreso nell’800 fino al liberty. Dopo chissà quali giri e trasferimenti scrivaMia approda a Bellano, sul lago di Como, un tempo sede del Cotonificio Cantoni e della filanda della seta, e dove verso la fine dell’800 è nata, all’ombra del campanile del Santuario di Lezzeno, quella che sarebbe diventata la mia nonna paterna. Nel 1918 verso la fine della prima guerra mondiale, la mia futura nonna s’innamora di un tenete romano di stanza a Dervio e si trasferisce a Roma dove poi nascono i figli che diventeranno rispettivamente mio padre e mia zia.
Da Roma a metà del 1960 io mamma e papà ci trasferiamo a Milano, così Bellano diventa più vicina e ci andiamo spesso, tutte le volte che possiamo. E siccome ci sono sempre pochi soldi ci passiamo anche un sacco di vacanze, tanto che a un certo punto prendiamo una casa tutta nostra, poco più su di quella dove era nata nonna e i suoi sette tra fratelli e sorelle, poco più su della cappelletta detta del Miracolo, una casa sgangherata e faticosa che amo quasi come una persona.
Orbene a un certo punto scrivaMia entra gloriosamente a far parte della sezione del PCI di Bellano della quale papà per tanti anni è segretario; poi siccome le cose cambiano, il PCI comincia a subire alcune mutazioni e esaurita la pazienza e la cocciutaggine papà si stufa e lascia la sezione. Dopo un po’ la sezione viene chiusa e poi finisce pure il PCI.
Che fare di quella scrivania così bellina che piange il cuore a pensare di lasciarla a marcire al buio? la si porta a Milano, nel mio ufficio a Charta e diventa la scrivaMia.
Poi le cose cambiano e dopo 21 anni di attività gloriosa anche Charta finisce. Che fare della scrivaMia che è così bellina che piange il cuore a pensare di abbandonarla per strada? la si offre alla Casa delle Donne che la accoglie con affetto e premura, la spolvera, le fa riassaporare finalmente la cera e la mette nel punto di accoglienza.
E io passo gli ultimi giorni di Charta seduta a una vecchia scrivania di metallo uguale a quella dove lavoravo tanti anni fa nella Federazione Provinciale del PCI di via Volturno 33 a Milano, che non c’è più. La vita è rotonda…
Potrò vedere la scrivaMia ogni volta che vorrò, poteva esserci accasamento migliore?
Silvia Palombi