La Casa delle Donne di Milano si oppone con forza alla richiesta, avanzata dalla Procura di Padova, di cancellare uno dei cognomi delle madri dei bambini nati in famiglie omogenitoriali in atti amministrativi già precedentemente approvati e ora impugnati perché considerati “illegittimi”. La cancellazione del cognome comporta una serie di conseguenze in termini di diritto e stato di famiglia, senza contare il vuoto che si creerebbe in caso di separazione della coppia, o di morte dell’unica madre riconosciuta.
Esprimiamo la nostra piena indignazione nei riguardi di una scelta ideologica, per di più con effetto retroattivo (la cancellazione si riferisce a un atto del 2017), che se confermata dal Tribunale impatterebbe in maniera irreversibile sulla vita di questi e queste bambine/i e delle loro famiglie, rappresentando una decurtazione inaccettabile dei diritti delle persone coinvolte.
Non si può cancellare con un arbitrario “tratto di penna” la relazione tra un bambino e un genitore che lo accompagna dalla nascita. Non si può lasciare alla volontà politica, ideologizzata e omofobica di una Procura la decisione di spezzare legami e cancellare diritti, gettando nel limbo giuridico le sorti di queste famiglie, in attesa che un giudice ristabilisca o meno la loro unità.
Come Casa delle Donne di Milano ribadiamo che le famiglie si fanno in molti modi e in molte forme e la necessità inderogabile di tutelare anzitutto i bambini e le bambine, i soggetti più esposti a questo scellerato quanto inutile esercizio di potere.
Chiediamo al governo di colmare il vuoto normativo che riguarda il riconoscimento dei figli/e delle coppie omogenitoriali, come chiesto esplicitamente anche dalla Corte Costituzionale.