Proprio quando noi dell’associazione femminile AWOA*, insieme a tutte le madri palestinesi nelle città e nei campi profughi, ci preparavamo fiduciose a salutare il nuovo anno scolastico, ottimiste sul fatto che sarebbe stato migliore e per noi più sicuro dello scorso anno, il 28 agosto 2024 le forze di occupazione israeliane hanno preso d’assalto diversi campi profughi palestinesi in Cisgiordania: a Tulkarem, Hebron, Gerico e Jenin.
Le forze di occupazione hanno iniziato a terrorizzare gli abitanti: dal cielo con gli aerei militari e, sul terreno, entrando con carri armati e bulldozer, sparando colpi di artiglieria pesante, demolendo le infrastrutture, distruggendo le reti idriche, elettriche, fognarie e di comunicazione.
L’esercito di occupazione ha poi costretto gli abitanti del campo profughi di Jenin ad evacuare le loro abitazioni nella zona orientale e nel quartiere di Jabriyat. In seguito, ha assaltato e sequestrato le case degli sfollati e schierato dei cecchini sui tetti.
Oltre a prendere di mira le case con i missili, i soldati hanno appiccato incendi e terrorizzato donne e bambini, costringendoli a fuggire e causando numerosi feriti.
Successivamente l’esercito ha circondato l’ospedale governativo della città. L’assedio dell’ospedale continua ancora oggi [2 settembre 2024] e il lavoro dei paramedici è ostacolato dalle forze armate occupanti che impediscono il passaggio delle ambulanze.
Molti reparti dell’ospedale di Jenin non possono più funzionare. In particolare i pazienti del reparto di nefrologia sono stati costretti a interrompere le cure poiché gli equipaggi della Mezzaluna Rossa sono stati obbligati ad andare in altre città dove è stato impedito di raggiungere il luogo in cui giacevano i martiri.
Si aggiunga il fatto che la distruzione della rete idrica ha ridotto rovinosamente la fornitura di acqua e ciò danneggia in modo molto grave non solo tutti i cittadini ma in special modo gli ospedali.
Anche il mercato ortofrutticolo centrale è stato distrutto. Nulla è stato risparmiato: i soldati hanno dato alle fiamme oltre agli edifici anche tutto ciò che contenevano.
Le socie di AOWA sull’attacco dell’esercito di occupazione
La nostra collega Tahani, che viveva nel campo profughi di Jenin, ci ha detto: “Viviamo in una zona di guerra: hanno distrutto tutto intorno a noi. Oh Dio, speriamo che non ci facciano uscire dalle nostre case“. Era terrorizzata perché suo figlio, che è stato ferito durante la precedente invasione del luglio 2023, necessita ancora di molte cure. Inoltre, in casa sua accoglieva un gran numero di nipoti che non hanno più di 5 anni.
Abbiamo saputo in seguito che i soldati hanno costretto Tahani e la sua famiglia a lasciare il campo profughi di Jenin e a trasferirsi nel villaggio di Fahma.
Un’altra nostra collega, Maysoon, ci ha parlato dello stato di terrore e di ansia in cui si trova da quando ha sentito di nuovo il rumore delle esplosioni. Suo figlio è stato ferito l’anno scorso e le sue condizioni sono ancora critiche. Ha detto: “Temo che verranno in casa nostra e lo colpiranno dove già è stato gravemente ferito. Sicuramente morirà dal dolore“.
Infine, la nostra collega Nihaya, che ha perso suo figlio nella precedente invasione del luglio 2023, ha detto: “Non ho ancora fatto i conti con l’idea della morte di mio figlio e non posso sopportare di perderne un altro. Oh Signore, abbi pietà”.
I casi di queste tre donne esemplificano la situazione della maggioranza delle donne nei campi profughi presi di mira dall’esercito di occupazione israeliano.
La distruzione di case e la privazione di servizi, elettricità, acqua, comunicazioni, mirano a costringere le persone a lasciare le proprie abitazioni. Va sottolineato che la maggior parte delle famiglie, nelle città come nei campi profughi, vive in una situazione economica molto precaria: all’alto tasso di disoccupazione dovuto alla mancanza di lavoro a causa dell’occupazione israeliana, si sommano una colonizzazione spietata che si attua con la confisca delle terre e la sottrazione ai cittadini dell’accesso alle risorse.
Va infine ricordato che anche i dipendenti dell’Autorità Nazionale Palestinese da mesi ricevono soltanto la metà del loro stipendio.
Qui di seguito elenchiamo sinteticamente le necessità urgenti delle donne nell’attuale situazione di emergenza:
– Continuazione del programma di sostegno psicologico e sociale per mamme e bambini.
– Aiuti di emergenza, ossia beni di prima necessità: latte in polvere, pannolini per bambini, assorbenti per donne, medicinali e generi alimentari.
– Sostegno economico (una somma di denaro che aiuti a continuare a vivere).
Traduzione dall’arabo di Ruba Saleh.
*AOWA (Association of Women’s Action for Training & Rehabilitation, Associazione di Azione delle Donne per la formazione e il riscatto, https://aowa.ps/; https://www.aowa.ps/en) è nata nel 1994 da un gruppo di donne palestinesi attiviste della Palestinians Federation of Women’s Action (PFWA). AOWA si propone di dare alle donne la possibilità di partecipare ai processi decisionali nazionali e di raggiungere posizioni decisionali in ambito politico, economico, sociale. Inoltre, cerca di rafforzare il ruolo delle donne nella costruzione di una società socialmente giusta e democratica che garantisca alle donne pieni diritti e doveri. È attiva in Cisgiordania a Tulkarem, Hebron, Jenin, Ramallah.