Le testimonianze che arrivano dal Cile, oltre alla criminale repressione poliziesca, parlano di specifiche violenze sessuali nei confronti delle donne arrestate.
Si ripete, come in ogni situazione di guerra e ora in Curdistan, l’a n t i c o r i t o m a s c h i l e di violentare le donne come sfregio nei confronti di coloro che, agendo pubblicamente come soggetti sociali, contravvengono ad un presunto quanto antico ruolo “privato” di madri-mogli-sorelle obbedienti e sottomesse al dominio maschile.
Ancora una volta lo stupro è un a t t o di g u e r r a e di annientamento. Segno della paura nei confronti di un corpo “potente”per la sua possibilità di mettere al mondo la vita.
Sembra che il tempo si sia fermato nella fissità dei tempi dell’inconscio.
Rompere questa fissità – che tiene imprigionati i maschi , e non solo – spetta a noi donne e soprattutto a coloro che, consapevoli di meccanismi oscuri e contraddittori che legano madre/figlio, si devono impegnare per rendere possibile un’ altra relazione che attenui “il terribile potere della maternità” di cui parlava Sofocle.
Senza questa consapevolezza non basteranno le denunce, le commemorazioni e tutta la nostra indignazione.