Oggi proponiamo libri molto interessanti, da leggere durante l’estate. Il saggio curato da Daniela Padoan, Niente di questo mondo ci risulta indifferente /Associazione Laudato sì- Un’alleanza per il clima, la Terra e la giustizia sociale Edizioni interno4, maggio 2020, disponibile anche in ebook, stimola una riflessione a tutto campo sui problemi attuali degli abitanti interconnessi del pianeta, partendo dalla pandemia di Covid 19; il romanzo di Magda Szabo [ps2id url=’#a23′]↓[/ps2id]Il vecchio pozzo, 2011,2013,2016, Einaudi Editore, Torino, ripercorre con una scrittura affascinante l’infanzia, nella prospettiva delle menti bambine; l’affresco coinvolgente composto dalla grande Jane Howard, [ps2id url=’#a24′]↓[/ps2id]La saga dei Cazalet , cinque volumi 2015-2017, editrice Fazi, Roma, propone attraverso personaggi indimenticabili l’evolversi delle generazioni di una famiglia estesa nel secolo scorso.
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Daniela Padoan (a cura di)
Niente di questo mondo ci risulta indifferente /Associazione Laudato sì- Un’alleanza per il clima, la Terra e la giustizia sociale
Edizioni interno4, maggio 2020, disponibile anche in ebook
La diffusione sconvolgente della pandemia di Coronavirus è collegata agli squilibri profondi dell’ecosistema, ai guasti provocati da interventi umani sconsiderati in un pianeta di cui dovremmo sentirci ospiti e custodi anziché padroni e sfruttatori, a una globalizzazione incontrollata che ha peggiorato le disuguaglianze e aumentato i rischi ambientali e sociali. Parte da queste premesse il volume che oggi proponiamo al dibattito, frutto del lavoro dell’associazione “Laudato sì” (é il titolo dell’enciclica recente di Papa Francesco) e coordinato da Daniela Padoan. E’ un contributo di riflessione che può aiutare a orientarci meglio tra le varie catastrofi che viviamo e che rischiamo, e a ragionare sulle loro cause e sul mondo che verrà. In una prospettiva unitaria, che abbraccia in interconnessione la totalità dei viventi, gli argomenti spaziano dalle emergenze climatiche alle migrazioni, dal tema dell’accoglienza e della cittadinanza a quello degli squilibri economici e delle povertà, dalla finanza ai debiti e al reddito minimo garantito, dai beni comuni ai rischi dei vecchi e nuovi conflitti planetari. Uno spazio particolare è dedicato all’area euro-afro-mediterranea, identificata come una comunità che può essere rafforzata dalle migrazioni interne, oltre che dai processi secolari di ibridazione e di meticciato; all’ecofemminismo, che propone mobilitazioni condivise per collocare in uno stesso orizzonte la protezione/promozione della natura, del vivente, delle donne e di tutti gli esseri che la cultura occidentale patriarcale ha bollato come inferiori e soggetti allo sfruttamento; alla relazione tra umano, virtuale e artificiale nell’ambito del lavoro e della convivenza. Nel libro si fa spesso riferimento ai concetti di papa Francesco, alla sua enciclica incentrata su questi temi e alla sua frase indimenticabile sull’impossibilità di essere sani in un mondo malato; si cita pure la posizione di David Quamman, autore del notissimo libro Spillover: “Là dove si abbattono gli alberi e si uccide la fauna, i germi del posto si trovano a volare in giro come polvere che si alza dalle macerie”. Sono temi importanti, tutti da discutere. Oltre i limiti della semplice green economy, il libro propone una vera e propria “conversione ecologica” che investa tutti gli ambiti dell’esistenza umana, del vivente e del suolo, riconoscendo diritti a ciascun essere della Terra.
Vittoria Longoni
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Magda Szabo
Il vecchio pozzo
2011,2013,2016, Einaudi Editore, Torino
Il vecchio pozzo era nel cortile della casa infantile, ormai in disuso e coperto. Per la scrittrice Magda Szabo, diventa simbolicamente la cornucopia dei suoi ricordi infantili. Un’infanzia bizzarra e favolosa, la sua, resa unica dai suoi genitori. Padre e madre sono scrittori (come del resto tutti i membri della famiglia) “che non hanno avuto la forza di credere al loro talento” ma che l’hanno usato per offrire alla figlia giochi inesauribili di parole, fiabe, storie straordinarie, poesie e hanno reso animata tutta la realtà quotidiana. Il libro rievoca questa infanzia malaticcia e protetta ma a cui è permesso di dispiegare senza limiti sentimenti e fantasia nuclei essenziali della futura vocazione alla scrittura. La Szabo ci restituisce i percorsi affascinanti delle menti bambine che vivono in mondi paralleli rispetto agli adulti di cui traducono a loro portata una lingua e dei comportamenti spesso incomprensibili. Ma in lei, bambina intellettualmente precoce e di esasperata sensibilità, questo processo è potenziato al massimo: attraverso la tenerezza, la sollecitudine, e la capacità di arricchire e capire il suo mondo interiore che hanno i suoi genitori, l’autrice bambina riesce a cogliere l’essenza stessa dei processi creativi. Il mondo esterno che la Szabo man mano scopre intorno a sé è anch’esso materia inesauribile di vita e di ispirazione. E’ il mando degli anni ’20 del Novecento a Debrecen, in una Ungheria legata ai fasti patriottici del passato e insieme alle ferite ancora aperte della guerra. Un mondo di personaggi destinati a scomparire: piccoli artigiani e negozianti, borghesi impoveriti, figure patetiche e poetiche sopravvissute ai massacri della vita, che rappresentano il primo approccio della bambina alla società. Il vecchio pozzo è un libro affascinante, che va alle radici della creatività e dell’arte, scritto con la profonda semplicità che fa della Szabo una scrittrice unica.
Marilena Salvarezza
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Jane Howard
La saga dei Cazalet
cinque volumi 2015-2017, editrice Fazi, Roma I singoli volumi: Gli anni della leggerezza, 2015; Il tempo dell’attesa, 2016; Confusione, 2016; Allontanarsi, 2017; Tutto cambia, 2017
Con la pubblicazione completa della saga dei Cazalet è stata finalmente resa giustizia a Jane Howard, scrittrice citata alla sua epoca più per le scelte di vita che per le opere. E invece è proprio brava, al punto che la sua saga è stata paragonata non impropriamente ai Buddenbrook di Thomas Mann.
La saga ha provocato una vera e propria dipendenza in molti dei lettori e delle lettrici (io sono tra queste) e la sua fine un senso di mancanza. La storia emblematica che si dipana dai tardi anni trenta ai cinquanta del secolo scorso in Inghilterra, riguarda la famiglia alto borghese dei Cazalet, possessori di segherie e mercanti di legname. Bastano quasi vent’anni per passare da un contesto ancora semivittoriano (alla Downton Abbey) a quello di un secondo dopoguerra in cui si dissolve l’impero britannico e si sovverte l’intero assetto sociale ed economico. Sfilano le generazioni, colte nel loro evolversi e nel loro morire: la coppia capostipite, soprannominati lui il Generale, capace di creare e consolidare l’impero economico, e lei la Duchessa , amata e autorevole, i loro quattro figli (tre maschi e una femmina), le mogli e i figli dei figli che divengono a loro volta genitori. Home Place è il luogo simbolo della famiglia, protezione e limite insieme che segna i momenti cruciali della sua storia. In mezzo la seconda guerra mondiale, uno spartiacque terribile e nello stesso tempo portatore di nuove verità. I capostipiti muoiono, i figli mostrano i loro limiti umani e manageriali: viene meno l’armonia e si arriva alla liquidazione di ciò che il generale aveva costruito. Si spezzano matrimoni e se ne fanno degli altri. La figlia, Ruth, buona e caritatevole può finalmente vivere il suo amore omosessuale fino alla morte della sua compagna. I nipoti si ritrovano in un mondo mutato e prendono vie diverse. Il solido edificio familiare si sfalda. La fine è segnata dall’ultima riunione, prima della vendita di Home place, Purtroppo lo stringato riassunto non rende certo giustizia alla ricchezza del libro che con prosa leggera e scorrevole tratteggia personaggi vividi, complessi e indimenticabili. Dentro le vite dei personaggi , nelle loro trasformazioni e esiti, si sente il respiro della grande storia che le plasma inconsapevolmente, storie individuali e storia generale si intrecciano con rara maestria e naturalezza, come rivoli di un grande fiume.
Marilena Salvarezza