Eccoci questa settimana con un romanzo protofemminista dell’indomabile Neera, Lindomani, Sellerio, 1981, che potete scaricare direttamente nel formato originale e in quello recente; con un saggio sul rapporto tra motivi femministi e vegetariani, di Carol J.Adams, Carne da macello. La politica sessuale della carne. [ps2id url=’#a17′]↓[/ps2id] Una teoria critica femminista vegetariana VandA.edizione, marzo 2020; e con un libro che ripropone e commenta disegni e poesie che ci sono arrivate fortunosamente da campi di concentramento[ps2id url=’#a18′]↓[/ps2id] , di Katia Ricci, Lupini violetti dietro il filo spinato – Artiste e poete a Ravensbrück, LucianaTufani, febbraio 2020. Buona lettura!

Neera
Lindomani
Sellerio 1981

NeeraNeera alias Anna Maria Zuccari (vissuta a Milano a fine Ottocento) non si è mai definita femminista, ma di lei hanno detto che: “appena prende la penna in mano uccide l’angelo del focolare”.

Nel suo romanzo, la giovane Marta si sposa, compiacendo la famiglia che le ha trovato il buon partito. Non è innamorata, ma l’amore verrà, sostiene, col tempo e conoscendosi. E si applica in questa pratica, come succede in tutte le dinamiche di ruolo e potere asimmetriche, pensando che il comprenderlo, e conoscere il più possibile di lui, sarà la chiave anche per il suo di benessere.

Pare un romanzo d’amore o “sull’amore” che pagina dopo pagina però lo decostruisce. Troppe le contraddizioni fra l’idealizzato e la realtà dell’esperienza, vissuta direttamente dalla protagonista o delle altre donne che incontra.

Donne sempre in gravidanza, che alternano nascite ad aborti spontanei, che non escono più dalle mura di casa, o che trovano normale essere ignorate dai mariti che si intrattengono ormai solo con gli amici “loro pari” o con le domestiche più giovani che li subiscono.

Ma Marta sembra determinata, non si vuole arrendere all’idea che per le donne esista solo l’amore o come dovere o come colpa, come sentenzia il dottorone (così nel testo) o l’amore materno o sublimato nelle arti varie, religioni o spiritualità come le dice la madre.

Marta ha un corpo che si fa sentire e la fa pensare.

E il suo “eppure esiste” è forte come un “eppur si muove”. Contro tutti.

Marta non sta cercando” il sogno d’amore romantico”, sembra chiedersi semplicemente perché anche lei non possa essere felice nel senso più antico del termine, felix-fertile, che può dare e ricevere.

Grazie alle Società italiana delle Letterate ed alla rubrica “Oltrecanone” che me l’hanno fatta scoprire.

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Rossana Molinari


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Carol J. Adams
Carne da macello. La politica sessuale della carne. Una teoria critica femminista vegetariana
VandA.edizione ( marzo 2020).

AdamsScritto nel 1990, viene pubblicato ora in Italia per la prima volta, ma è ancora molto attuale perché esplora la relazione tra il patriarcato e il consumo di carne. Libro chiaro e potente, è un classico del movimento vegano e femminista, conosciuto in vari paesi.

I motivi per non consumare carne, o se si preferisce, i prodotti di origine animale, sono molti: ambientali (gli allevamenti intensivi sono una delle principali fonti di inquinamento da Co2 e quindi del cambiamento climatico),  salutisti (troppa carne fa male), etici (la soppressione di altri esseri viventi animali  non è ammissibile secondo gli antispecisti), ed infine culturali, per la stretta relazione tra il dominio patriarcale e l’ideologia del consumare carne. Adams si concentra su quest’ultimo fatto: evidenzia la stretta relazione tra la violenza sui corpi degli animali e quelli femminili, ugualmente trattati come pezzi di carne, e sottolinea come la carne stessa sia simbolo del patriarcato perché è l’alimento che, si dice, apporta forza muscolare.  Quindi è prediletta dai maschi e serve a costruire una certa idea di mascolinità, mentre, nella cultura in cui è la normalità la  sopraffazione e il dominio, il cibo vegetariano e/o vegano viene  associato ai gay, alle donne  e ai soggetti moralmente e fisicamente deboli. Perciò sono stati osteggiati e ridicolizzati coloro che   volevano   astenersi dal consumo di animali morti: proprio questo avviene quando si mangia carne, si mangiano animali uccisi spesso in modo cruento. La violenza viene allontanata e mascherata: l’animale reale, con la sua vita fisica, viene separato da ciò che viene  messo sulla nostra tavola e per nascondimento diventa semplicemente “carne” che si può consumare  ed anche  abusare. L’autrice conclude: “Il vegetarianismo può essere una parte integrante dell’identità femminile autonoma: è una ribellione contro la cultura dominante, indipendentemente dal fatto che si è dichiarata o meno una rivolta contro le strutture maschili. Resiste alla struttura del referente assente, che rende oggetti le donne e gli animali”.

Franca Tombari


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Katia Ricci
Lupini violetti dietro il filo spinato Artiste e poete a Ravensbrück
LucianaTufani  febbraio 2020

RicciIl libro è corredato da 24 preziose illustrazioni. I lupini violetti del titolo compaiono in una frase scritta da Etty Hillesum durante il suo internamento a Westerbork; evocano  la bellezza e la vitalità che riescono a emergere anche in mezzo alla barbarie. Dal campo di concentramento di Ravensbrück ci sono potuti arrivare, sopravvissuti all’annientamento, disegni e poesie di donne, tracciati da loro rischiando la morte: anche in condizioni durissime di detenzione e di schiavitù nelle fabbriche di guerra le prigioniere hanno espresso la loro creatività e volontà di vivere, vincendo il tentativo di annullare la loro personalità e lasciandoci una testimonianza preziosa e un’essenziale traccia di sé. Le poesie e disegni tentano di esprimere il dolore e la disperazione del campo di concentramento, realtà assurda e disumana quasi impossibile da trasferire in discorsi logici; nello stesso tempo manifestano un desiderio incancellabile di bellezza e di soggettività. Queste donne erano colpite dalla forme più atroci del dominio patriarcale, ma non si sentivano solo vittime: per la loro tenace consapevolezza potevano continuare a produrre frutti culturali, la loro dignità viveva nel momento in cui si appropriavano di una matita e di un pezzo di carta per lasciare un segno del loro sé femminile. Arte e scrittura come resistenza dell’umano, come fedeltà a se stesse, come messaggio lasciato ai posteri e a tutte noi.

Katia Ricci è critica d’arte; a Foggia ha fondato con altre donne nel 1993 il circolo La Merlettaia, che intende favorire crescita culturale e scambio politico nell’ottica della differenza sessuale. È attiva nella Comunità di storia vivente di Foggia, collegata con quella di Milano; insieme hanno pubblicato il libro collettivo La spirale del tempo. Storia vivente dentro di noi, a cura della Comunità di storia vivente di Milano (Moretti e Vitali 2018).

Con questo libro appena uscito, l’autrice ha voluto proporre – negli ambiti di arte e storia che le sono più congeniali – un percorso di superamento del vittimismo, un invito a tutte le donne a conservare e agire la propria umanità in tutte le circostanze della vita e della storia, anche le più difficili.

Vittoria Longoni