Aderiamo come Casa delle Donne di Milano all’appello “Madri fuori. Dallo stigma e dal carcere, con i loro bambini e bambine”, lanciato in occasione della Festa della mamma del 14 maggio 2023 da La Società della Ragione in risposta alle dichiarazioni del senatore Cirielli che vorrebbe togliere la patria potestà alle donne recluse in quanto madri indegne e colpevoli.
All’appello hanno già aderito la Camera Penale di Milano, Francesco Maisto, garante per le persone prive di libertà, Diana De Marchi, presidente della Commissione Pari Opportunità e Diritti Civili del Consiglio Comunale di Milano, Silvio Premoli, garante dei diritti per l’infanzia e l’adolescenza, Elena Lattuada, delegata del Sindaco del Comune di Milano per le Pari Opportunità.
Hanno aderito inoltre la Conferenza Nazionale del Volontariato, le reti di Milano, Brescia, Venezia e Firenze promotrici di servizi alla genitorialità, per aiutare detenuti e detenute a mantenere rapporti con i figli. Ci saranno iniziative preparatorie nelle carceri, a Torino il 13 maggio e a Milano il 15 maggio.
Riteniamo necessario fermare questa politica aggressiva e violenta che ripropone un immaginario patriarcale del ruolo materno. Vengono ancora colpite le donne recluse con prole e con sentenza definitiva a cui si cerca di togliere la cosiddetta “patria potestà”.
Si vuole cancellare il lavoro di associazioni e di donne impegnate sulla giustizia e sul carcere che da anni si impegnano a far conoscere e modificare la realtà della detenzione femminile.
Questa attenzione alla condizione della reclusione femminile è prerogativa della Casa delle Donne, basti ricordare Recluse, la giornata di studio del 2018 e la successiva pubblicazione Doppia pena. Il carcere delle donne, a cura di Nicoletta Gandus e Cristina Tonelli, frutto del dialogo e dell’elaborazione di un gruppo di socie e di donne detenute.
Scrive in quel libro Susanna Ronconi: “Non è ancora morta la vecchia idea, alla base della storia della istituzionalizzazione femminile, che oltre alla trasgressione del codice penale vi sia anche la trasgressione dei ‘codici di genere’, di una certa idea di cosa sia e debba essere ‘femminile’. E a volte pesa sulle donne come un macigno. Emblematico il tema della cattiva madre”.
Per questo sosteniamo e diffondiamo questo appello solidale con le donne recluse: