di Paola Redaelli.
Da quando è al governo, Giorgia Meloni è ricorsa molto al suo essere mamma per conquistare il cuore delle nostre concittadine, dei nostri concittadini e non solo. Non possiamo dimenticare le fotografie di Meloni estasiata accanto a bambini di ogni etnia e paese. Invece, le nostre concittadine, che vorrebbero liberamente esercitare il loro diritto di disporre del proprio corpo e della propria capacità riproduttiva, sono nel mirino suo e della sua maggioranza.
Il 24 gennaio 2024, la presidente del Consiglio ha comunicato pomposamente durante un “question time” alla Camera dei deputati: “Siamo stati i primi ad inviare aiuti a Gaza. Approfitto per annunciarvi che stiamo lavorando per portare minori palestinesi in Italia per essere curati nei nostri ospedali” (Ansa, 24 gennaio 2024).
Effettivamente nel corso dei successivi due mesi sono giunti in Italia e collocati in diversi ospedali della penisola circa 100 bambini palestinesi con le loro madri (più di 13.000 ne sono stati uccisi a Gaza dal 7 ottobre, secondo l’Unwra, l’Agenzia dell’Onu che si occupa dei profughi palestinesi dal 1948).
Non si sapeva esattamente secondo quali criteri fossero stati “selezionati” i bambini, tuttavia – mi dissi – meglio 100 che nessuno. Col passare dei giorni però le perplessità sono cresciute: Meloni si è recata qui e là a farsi fotografare con i bambini portati in Italia fino a che la sua visita spot all’ospedale Meyer di Firenze non ha suscitato l’indignazione di un gruppo consistente di medici e infermiere/i.
Mi sono chiesta: cosa succederà di questi bambini una volta dimessi dagli ospedali? E di quelli che dovranno continuare ad essere curati? Di quelli che hanno perso un arto? Di quelli che non hanno più una famiglia? E dei loro famigliari? Silenzio.
Per questo, nella speranza che almeno a loro venga data una risposta, copio qui ciò che hanno dichiarato alcuni parlamentari dopo aver presentato un’interrogazione al ministro degli esteri Antonio Tajani circa la sorte dei bambini di Gaza in Italia:
Abbiamo depositato un’interrogazione al Ministro degli esteri Antonio Tajani per ottenere informazioni esatte sui bambini palestinesi e i loro familiari evacuati in Italia a partire dallo scorso gennaio.
Queste persone giunte nel nostro Paese perché bisognose di cure, dopo una degenza presso diversi ospedali italiani, sono state affidate alle associazioni del terzo settore, tra cui Arci, Caritas, Comunità di Sant’Egidio e Federazione delle Chiese Valdesi, senza alcun sostegno finanziario né protezione speciale e con un visto turistico che, dopo 90 giorni, rende impossibile l’accesso al Servizio Sanitario Nazionale.
Scaricate come se fossero pacchi dal governo italiano, che per di più non ha fornito alcuna lista completa relativa alle evacuazioni avvenute neanche all’ambasciata palestinese di Roma.
Così oggi questi bambini con le loro famiglie si trovano distribuiti su tutto il territorio, estremamente disorientati e senza una prospettiva di futuro.
Chiediamo al Ministro Tajani di fornirci indicazioni su quanti di loro siano stati effettivamente inseriti nel sistema di accoglienza e integrazione e quanti siano ancora ospiti di strutture del terzo settore e se il Governo intenda adottare misure di protezione temporanea per consentir loro di godere dei diritti e di tutti i servizi previsti nel nostro Paese.
Non possiamo permetterci zone grigie nel sistema di accoglienza. Il Governo dia delle risposte.
Firmatari: Stefania Ascari, Carmela Auriemma, Ouidad Bakkali, Laura Boldrini, Ida Carmina, Dario Carotenuto, Nicola Fratoianni, Marco Grimaldi, Francesco Mari, Andrea Quartini, Riccardo Ricciardi, Arturo Scotto.