di Marilena Salvarezza.

Una figura poliedrica

Il 25 febbraio 2025, alle ore 18:00, dialogheremo con Eleonora D’Errico, autrice di La donna che odiava i corsetti (Rizzoli, 2024) e con Raffaella Podreider, nipote di Rosa Genoni che da anni è impegnata a farne conoscere la figura e l’opera. L’esistenza di questa sarta geniale è uscita dall’oblio e i suoi abiti sono stati più volti messi in mostra; un imponente mosaico artistico le è stato dedicato in Piazzetta Lilla Brignone a Milano, nel progetto di valorizzazione di donne “esemplari”.

La figura di Rosa Genoni però è particolarmente poliedrica, con lati sempre da scoprire: non solo sarta geniale, antesignana della moda italiana che conserva tuttora il suo primato nel mondo, ma donna fortemente impegnata sul piano politico e sociale e insegnante innovativa. Questo è tanto più meritorio dato il punto di partenza. Nata a Tirano da una famiglia povera e numerosa nel 1867, Rosa viene mandata a Milano a dieci anni, per lavorare nella sartoria della zia Emilia.

Il suo destino è quello delle “piscinine”, schiera di lavoratrici bambine tuttofare impiegate nelle sartorie sul finire dell’Ottocento. Milano è una città operaia in pieno sviluppo industriale e il settore tessile con tutto il suo indotto ne è uno dei motori. Il lavoro sartoriale tuttavia è al traino di Parigi, vera capitale creativa della moda. Come Rosa capisce ben presto, grazie anche agli insegnamenti politici dei cugini, in Milano convivono in modo conflittuale ricchezza e miseria; sfruttamento e repressione (parliamo dei tempi di Bava Beccaris).

Rosa Genoni, grazie a un’intelligenza brillante, a curiosità e lungimiranza, e a un carattere indomabile, riuscirà a raggiungere traguardi sempre più alti. Diventata una sarta rinomata, dopo un lungo apprendistato a Parigi, al suo ritorno crea una moda originale italiana, ispirata alla tradizione pittorica e culturale del nostro paese. Una moda più libera che abolisce i soffocanti corsetti ed esprime una visione meno costrittiva e immobilista delle donne: il suo abito “Primavera” ispirato a Botticelli è esposto all’Esposizione Universale di Milano del 1906.

Copertina di "La donna che odiava i corsetti", particolare

 

Il pane e le rose

I cardini della sua vita sono l’amore per la moda e l’impegno politico-sociale. Al fianco di donne come Anna Kuliscioff e Anna Maria Mozzoni, Rosa condurrà coraggiose battaglie sociali e pacifiste. Nel 1905 fonda presso le scuole professionali dell’Umanitaria di Milano un corso di sartoria e modisteria e più tardi anche di Storia del costume. Per Rosa non si tratta solo di dare un mestiere a tante donne ma anche di aiutarle ad avere una più spiccata coscienza di sé.
Insegnò anche a San Vittore e scrisse sulla storia della moda, riuscendo contemporaneamente a salvaguardare la sua vita privata.

Il romanzo di una vita

Come già dicevamo, molto è stato detto e scritto su Rosa Genoni negli ultimi anni. Ma l’operazione di Eleonora D’Errico resta originale. La sua rievocazione, La donna che odiava i corsetti, è un grande romanzo popolare. La forma scelta è il racconto di sé che Rosa Genoni fa in prima persona alla nipote.

Nel suo stile semplice e scorrevole il romanzo fonde una eccezionale vicenda personale e lo spaccato di un’epoca, tra micro e macro storia. Si avverte una grande cura documentaria e testimoniale, un costante confronto con la nipote presente all’incontro, fondendo dati oggettivi con testimonianze vive. In alcuni punti interviene anche la fantasia dell’autrice, ma sempre rispettosa della verosimiglianza dell’impianto.

Proprio per l’adesione al suo tempo, il suo contributo al riconoscimento dell’importanza dell’artigianato consapevole, e alla discussione, mai divisa dall’azione, su temi ancora centrali come il pacifismo, l’emancipazione femminile, l’eguaglianza sociale, Rosa Genoni merita un confronto.