di Gianna e Maria.
“Guardarmi intorno, osservare, capire, porre domande: mi è sempre piaciuto”, così Francesca Amoni si è presentata alla Casa delle Donne di Milano.
Francesca veniva dall’Umbria, terra nella quale aveva studiato e iniziato la sua formazione politica e femminista.
Aveva incominciato a fare l’insegnante di lettere alle 150 ore, fuori Milano, entrando anche nelle problematiche sindacali, con un lavoro di collaborazione alla stesura di un testo sul tema, con il Consiglio di fabbrica della Bassani Ticino.
Ottenuto il trasferimento a Milano, insegna per anni nella Scuola Media Mattei, una scuola sperimentale di periferia, con molti problemi umani e sociali nelle famiglie degli alunni.
In seguito frequenta un Master di giornalismo all’Università Cattolica e diventa giornalista freelance. Collabora con varie testate, come “Il Giorno”, “Panorama”, “il Venerdì di Repubblica”, firmando inchieste interessanti su “i matti”, le suore di clausura, gli homeless, i gay, i trans, i transgender, i bambini negli orfanotrofi…
Insegna la lingua italiana ai migranti nell’Associazione “Todo cambia”. Si occupa come volontaria della cura dei “senza fissa dimora “e dei poveri della mensa dei Frati.
E poi arriva alla Casa delle Donne, partecipando a un progetto caldeggiato da Anita Sonego, allora Presidente della Commissione Pari Opportunità al Comune di Milano nella giunta Pisapia. E nella Casa, da quel momento, ha lavorato con passione, intelligenza e impegno costante fino alla fine.
Con queste parole Francesca ha descritto la Casa delle Donne di Milano: “uno spazio di incontro, di parole, pensiero, di relazione e di consapevolezza. Spazio dove le donne possono sentirsi libere, creative, senza dipendenze da vincoli e legami gerarchici”. Nella Casa ha dato vita al Gruppo Laboratorio Interculture, alla Scuola di Italiano per donne migranti e al Gruppo Libr@rsi.
Il Gruppo Interculture e la Scuola di Italiano, a lei ora intitolata, sono la via per stabilire incontri e relazioni fra culture e storie diverse, realtà poco conosciute o vissute attraverso stereotipi.
Il “Sabato del tè”, in un’atmosfera piacevole e accogliente, diventa spazio ideale per il reciproco racconto di sé.
Comprendere meglio la ricchezza di Francesca vuol dire cogliere l’interesse profondo che lei aveva per le persone fragili e svantaggiate, i disabili, gli emarginati… A tutte queste persone si avvicinava in modo spontaneo e naturale, e ciò faceva sì che la loro risposta fosse altrettanto semplice e immediata. La sua ironia e “leggerezza” non prevedevano commiserazione o compassione e a lei le donne si affidavano con naturalezza e confidenza.
Ne sentiamo tanto la mancanza, ma sappiamo che è ancora fra noi.
Sabato 13 novembre 2021, alle ore 16:30 aspettiamo tutte alla Casa per un Sabato del Tè molto speciale in occasione della posa della targa di intitolazione a Francesca Amoni della Scuola di italiano per donne migranti.
Green Pass e mascherina obbligatori.